Nablus... welcome to Palestina

01 Luglio 2018

Nottata strana... non prendo sonno eppure sono stanchissimo. 
Vago per l'ostello... prendo due cioccolate e poi mi faccio un caffè turco. 
Una volta in camera mi metto le cuffie prese alla porta di Damasco e ascolto un po' di musica come da mia consuetudine. 
Il sonno è presto e spesso disturbato da in giappo-cino che russa come nemmeno 10 orchi insieme. 
Dormire stanotte è davvero un'utopia! 

Il culmine lo raggiunge intorno alle 6 del mattino. Poi decide che è il momento della colazione, si alza e i miei bei piani di andare a messa presto e fare tutto di buon mattino va a farsi benedire... crollo finalmente in un bel sonno profondo fino alle 9.30. 

Arrivo nella sala per la colazione che è già tardi e posso solo bere un tea con menta. 
Mentre sorseggio il mio tea mi avvicina un tipo e mi chiede se parlo spagnolo... of course! 
Lui è Orlando, professore di sostegno colombiano che vive a Brooklyn, bassino con una piccola pancia pronunciata, una camicina chiara con disegnini azzurrini, barba appena fatta e non disdegna mai un sorriso. 

Iniziamo a parlare e rimaniamo d'accordo di girare insieme oggi per Jerusalem... il tempo di una doccia e sono nell'atrio dell'ostello dove c'è Orlando ad aspettarmi. 
Lascio lo zaino nella sua camera e via ci tuffiamo nella vivacissima Jaffa street, che dopo lo shabbat è piena di gente e di negozi aperti. Ho fame, la mia colazione non era soddisfacente, mentre Orlando rientra a prendere il suo telefonino io mi fiondo in una panetteria a mangiare due croissant israeliani... un "cappuccino"... 15 NIS, ovvero quasi 4€!


Ci dirigiamo nella città vecchia e incrociamo la Via Dolorosa, dove un gruppo italiano sta facendo la via crucis... tra negozietti arabi, militari israeliani e turisti mi sento come in un film. 


Andiamo a visitare la prigione che ospitó Gesù Cristo e nella stessa via il luogo dove venne giudicato e
Flagellato lo stesso Gesù. 
Da qui, dove hanno eretto due cappelle, partono le stazioni della via crucis nella via dolorosa... la terza stazione è appunto il carcere. 



Mi guida Orlando che non solo è stato già qui ma è anche un fervente Cattolico. 
Stare qui a pregare e riflettere sui misteri della Sua passione è molto particolare. 
Il caldo intanto soffoca. 
Ma a me piace. 
Il sudore meno. 

Alle 13.34 siamo pronti per la spianata delle moschee... dove c'è la famosa cupola dorata, dono di Re Hussein di Giordania, che da la famosa immagine conosciuta in tutto il mondo della città di Gerusalemme. 
I sionisti aprono l'accesso ai non mussulmani il mattino dalle 7 alle 11 e dalle 13.30 alle 14.30... per cui abbiamo poco tempo. 

Una volta li sará vietato qualsiasi atto o esposizione religiosa, per evitare che i palestinesi si sentano stuzzicati in quello che è per loro il luogo in cui Maometto ascese ai sette cieli e di cui si sentono defraudati. 

E infatti strano vedere a ogni angolo militari in seduta da guerra decidere se aprire o chiudere il luogo sacro. Ma per di più vederli in grandi gruppi tra arabi palestinesi pacifici che conducono la loro vita cercando di portare a casa la giornata.



Per entrare bisogna passare dal muro del pianto. Li sulla spianata delle moschee, ai piedi della moschea Al-aqsa, mi fermo al fresco, il caldo è veramente forte, e si avvicina una famiglia per sedersi li vicino. 



Iniziamo a dialogare, sono tre bimbi, due maschi e una femminuccia, con la madre... avrà circa la mia età... mi racconta del marito ucciso e dei suoi 6 figli!!! Quattro maschi. 
Sono di Hebron. 
La madre mi fa spesso i complimenti su quanto io sia bello... ma non sono sul mercato.
Un momento prima mi lamentavo della sete con il mii amico Orlando, il quale mi guarda e dice "fermiamoci qui al fresco" invoca una preghiera al Signore e dice "tu credi nei miracoli? Dio ci manderà l'acqua"... 
sorrido. 
Mentre dialogo con la madre dei bimbi, che intanto mi sorridono e saltano intorno riempiendomi di domande, dico di avere sete e lei apre la borsa e mi offre una bottiglietta ancora sigillata. 
Orlando mi guarda... "che ti avevo detto? Confida in Dio". 



Sono le 14.32 quando i militari israeliani ci invitano tutti a lasciare la spianata... il tempo concesso é finito. 
Come le visite nelle carceri. Una tristezza infinita. 

Intanto, come all'inizio della nostra entrata, qualche arabo urla "Allah Akbar!"... a sottolineare che Allah ci penserà a vendicare i muslim del torto subito. 
Come detto, qui si entra solo in certi orari se non si è mussulmani, e vestiti rigorosamente con spalle coperte e gambe coperte. 
L'unico accesso ammesso è dal lato est del muro del pianto, dopo aver passato un check point stile aeroporto, ed essere passati in mezzo a militari armati di tutto punto con scudi antisommossa.







Prima di lasciare la famigliola, uno dei figli nota sul mio avambraccio il tattoo di Handala... con un sorrisone che la dice tutta, inizia insistentemente a chiamare la madre per dirle che io sono dalla loro parte. 
Insieme al mio nuovo amico colombiano Orlando, usciamo dalla porta che da direttamente nel suck e li ci fermiamo a riposare dalla calura con un tea alla menta ben fatto e lo sorseggiamo seduti tra palestinesi in pausa, solo 5 Shekel.

La questione del monte del tempio o spianata delle moschee:
Sul monte dove il vecchio testamento dice che Abramo salì a scarificare suo figlio Isacco. 
Mentre i Samaritani (rimasti ormai in 600) credono che il luogo di tale sacrificio sia il monte Gerizim a Nablus, e infatti vivono li su).
Il sacrificio venne fermato da Dio e quindi gli ebrei fecero un tempio. 
Distrutto e ricostruito dagli ebrei fu ampliato da Erode Rè d'Israele, fu infine distrutto dai Romani. 
Si è salvato solo il muro occidentale.
Oggi Muro del Pianto.

Intanto questa terra fu per secoli di arabi-palestinesi, i quali si costruirono i loro monumenti e le due moschee, tra cui la famosa Al-Aqsa (quella dalla cupola dorata) con il tetto ricoperto da sfoglie d'oro regalate dal Rè Hussein di Jordan.
E proprio sopra questa spianata che la tradizione Mussulmana crede che maometto ascese ai sette cieli. 
Inoltre i Cattolici, nel tempio Erodiano, ricordano le molte visite e episodi della vita pubblica di Gesù. 
Ed è per questo che per tutte e 3 le religione monoteiste questo è il luogo Sacro per eccellenza. 

La moschea in questione è il terzo luogo Sacro al mondo per i mussulmani e ci vanno a pregare. Alle porte che conducono alla spianata ci sono gruppi di militari israeliani che controllano gli accessi. 



Quindi quando sale un ebreo o un cattolico, solo negli orari prestabiliti, viene chiesto di non stuzzicare con atteggiamenti religiosi onde evitare rivolte. 
Per il resto, i Palestinesi, sono controllati in casa loro, nella loro zona della cittá, per sicurezza dicono i militari ... 

Ritornando al viaggio, dopo il tea nel souk a Gerusalemme ci rechiamo al Monte degli Olivi, Getsemani, dove la tradizione Cristiana vuole che Gesù si ritiró dopo l'ultima cena e venne tradito da Giuda Iscariota. 
Prima peró una sosta all'Austrian Hospice è d'obbligo per una vista della Gerusalemme vecchia dall'alto. 
Al Getsemani c'è una chiesa francescana e ci arrivo in tempo per la messa domenicale, presieduta da un sacerdote italiano...sotto l'altare c'è la roccia dove Gesù sudó sangue.





Fuori di li mi tuffo a bere una limonata dissetante in un bar appena fuori e mi godo la vista delle mira di Gerusalemme... 
osservo il cimitero ebraico che guarda le mura, per i giudei li è il luogo dove si risorgerà. Penso a quanto avvenuto 2000 anni fa. 
Al bar conosco due argentini, padre e figlio, l'uno diplomatico l'altro in visita. 

Giornata lunga e intensa... molto sudato rientro a prendere il mio zaino e da buon backpacker mi reco, sudato, verso la stazione dei bus palestinesi dietro la porta di Damasco.

Come ritenevo l'altro giorno, il calcio unisce e aiuta le relazioni...
Arrivo nella confusione davanti la porta e chiedo quale bus per Ramallah. Due ragazzi mi indicano Nablus street la strada appena parallela e mi chiedono se sono italiano, alla mia risposta affermativa mi nominano Del Piero... e io ovviamente ribatto con Roberto Baggio... il top! 
Risate e cordialità. 
"My friends left left"

Mi fermo davanti un "ristorantino" di strada per vedere la tv... ci sono i Mondiali di calcio (come ogni mio viaggio ormai) e giocano la Spagna contro i padroni di casa russi... 1a1. 

Ok proseguo e raggiungo la stazione dei bus... la strada é piena di persone più o meno con valige. 
Il mio bus sarà il 218. 
C'è già uno fermo con gente che sale. 
Mi metto in coda. 
Solo 7,16 NIS (1,7€)... quando è il mio turno la porta chiude... pieno!!! 

Aspetto l'altro, ma bel frattempo mi avvicino ad un altro bar con TV fuori e gente che strepita per la partita di calcio di cui sopra. 
Si arriva ai rigori. 
Me li guardo tra i palesinesi. 
La Spagna perde, è fuori dal mondiale. 
Un signore mi parla e mi dice "Spagna out" e scuote le spalle... 
pazienza ha fatto peggio l'Italia. 
Anche con lui si discute di calcio internazionale... Messi, Cristiano Ronaldo, Maradona etc e raggiungiamo entrambi lo stesso bus... lui va a Ramallah.
È un signore non molto alto, piccolo baffetto e grande stempiatura; un jeans e una polo neri, ha un negozietto di souvenir nella città vecchi di Gerusalemme. Mi aiuta indicandomi cosa e come fare. 
Gli chiedo se mi guarda lo zaino mentre vado a prendermi una bottiglietta di acqua e lui risponde che non c'è bisogno e mi da la sua sigillata, tanto lui ne ha due mi dice...ha la scorta di emergenza... e allora io tiro fuori la mia di scorta di emergenza, le mandorle, e le dividiamo ridendo. 
Ancora una volta un Arabo, un Palestinese, mi viene in aiuto e mi offre da bere. 
Chi di noi si sarebbe tolto il suo per il prossimo? Per un viandante? 
 Mentre metto nel bagagliaio il mio zaino lui sale e mi tiene il posto. 


Pago mi siedo vicino a lui e fino a Ramallah mi spiega molte cose sul conflitto, sulla sua fede e su come la pensa lui. 
Lui ha il documento blu, indica che puó andare e venire dai territori perchè risiede a Gerusalemme, mentre chi ha quello verde non puó, deve chiedere permessi. 
Ha fratelli e sorelle che vivono in Giordania, sono di quei palestinesi che scelsero di andare dove Re Hussein li accolse. Lui è rimasto li vicino al padre. 
Intanto nel bus, alle sue domande al driver su dove e come fare per andate a Nablus, si crea fervore attorno a me... ognuno un consiglio più o meno giusto. 
Alla fine Rabah un ragazzone enorme che avevo già notato alla stazione dei bus accompagnato da una bellissima ragazza, dice che lui va a Nablus e che andró con lui "dont worry". 
Il mio vicino di sedile mi mostra casa sua quando il bus ci passa vicino e mi ripete che mi accompagnerà fino a last station e poi tornerà con un taxi a casa. 

Costeggiamo il famoso muro che divide Israele dalla west bank, i territori palestinesi... raggiungiamo il check point... una follia! 
Ci sono ragazzi e ragazze che scendono dai bus e devono proseguire a piedi passando dentro un tunnel con metal detector stile carceri americane. Dai 45 anni in giu devono scendere dal bus e andare a piedi, sopra i 45 anni si puó restare seduti in bus. Sicurezza dicono i coloni. 
Passato il tunnel si puó risalire sul bus. 
Inconcepibile. Un grande carcere a cielo aperto. 





Arrivati all'ultima stazione di Ramallah scendiamo e mentre ci salutiamo, con la promessa che al mio ritorno a Gerusalemme andrò nel suo negozio, Rabah va ai piccoli pulmini 6 posti. 
Mi facilita tutto questo uomo enorme con due spalle grosse, barba brizzolata, una maglia con scollo a V che lascia intravedere un rosario. Mi spiega che lui lavora in Kuwait come barber shop (poco credibile) e che si muove facilmente perchè ha passaporto giordano.  Anche qui l'amicizia si crea iniziando a parlare di calcio, finita spagna-russia c'è croazia-danimarca, altro 1-1, risultato che guardiamo fal suo cellulare. E li si parla dei vari Modric, Kovacic e bla bla e del Real Madrid che è la squadra per cui tifa Rabah. 

Il viaggio è tranquillo... di fianco a noi un ragazzo strano, con una leggera invalidità, di colpo fa fermare il pullmino per fare pipì ma una volta aperta la portiera si rifiuta di scendere e dice che è tutto ok. 
In seguito dirà che ha forse solo 10 shekel, al che Rabah gli intima di stare Zitto che pagherà lui la sua corsa di 16 Shekel.  
Rabah mi da il suo power bag per ricaricare il mio cellulare che ormai è a 1%. 
  
Finalmente Nablus. 
Ci fermiamo a cenare con due pita, una di carne di kebab (spiedino) e una di beef. Una coca cola e un piattino di cetrioli con un peperoncino verde molto piccante. 
23 NIS (shekel) a testa (5€) e fermiamo un taxi. 



Direzione Rafeedya, Beit Alsham Hotel in fifteen street...li mi aspetta Amjad. 
Lasciamo a casa sua Rabah il mio compagno di viaggio da Gerusalemme a Nablus via Ramallah e per 10 shekel il taxista mi porta a destinazione. 
Mi presta il suo telefono cellulare e chiamo Amjad. Sono arrivato. Scendo una lunga scalinata di questo hotel con standard arabi e mi vengono incontro Amjad e Andrea, foto-giornalista romano di 29 anni. 
Welcome to Nablus.

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