Posti dell'Anima

16 Luglio 2018

Stamattina sveglia alle 5.30
Alle 6.00 ero sulla strada del siq della cittá dei Nabatei.
Mi incammino nel canyon che porta al tesoro ancora con poca luce
Silenzio surreale... pochissime persone... qualche ragazzo del posto che già a quest'ora prova a offrirti la possibilità di raggiungere questa o quella vetta. Dico di no e sono molto scontroso, vorrei godere a pieno di questa quiete senza interferenze. 

Il sole pian piano va su ma il tesoro è ancora coperto dall'ombra della montagna. Salgo su una piccola altura non senza difficoltà, trovo un posto piano proprio di fronte al Khasneh, trovo resti di una serata tra amici beduini. Che schifo! 


Mi siedo qui, su una pietra in questa altura e mi godo tutto il tempo che ci mette la luce del sole per svelare la facciata del simbolo di Petra. 
La pace e la quiete mi fanno compagnia. Sono in un posto magico che mi fa pensare che tutto è fesseria, che l'essenziale è invisibile agli occhi. Trovo serenità interiore e mi perdo nei miei pensieri non senza ringraziare di tutto ciò che ho. 


In particolare un pensiero perenne mi stimola per il rientro nella mia città. 
Scendo verso le Tombe Reali e sulla sinistra imbocco un sentiero che mi porta fino al Sacrificio, è li che trovo il mio posto dell'anima nonostante i turisti. 

Il sole ha scaldato solo metà monumento quando decido di rientrare in hotel. Sono le 8.00 e fa già troppo caldo. 






Mi fiondo a fare colazione. E ci impiego ben un'ora e mezzo per mangiare di tutto, dall'omlette al pane burro e miele, tea caldo, caffè, latte, fiocchi di avena, frutta di stagione e tutto quello che trovo avanti a me nel buffet. 

Salgo in camera al fresco e mi sdraio sul letto, ancora stanco ma soddisfatto e con una pancia che sembro babbo natale ai Caraibi.

Relax finito... mi chiamano i miei due compagni di questa parte di viaggio, Nelson il cileno e Rodrigo il brasiliano. 
Vogliono andare a quella che è chiamata la piccola Petra, poco distante da qui. 

Rodrigo, ringraziandomi ancora per la soluzione hotel di ieri sera, mi dice che gli piace la mia idea di andare nel deserto e giacché non ha potuto fare l'esperienza ieri di dormire in un campo beduino vorrebbe farla al Wadi Rum con me. 

Ci sto. 
Ma io domani con molta calma vorrei arrivare ad Aqaba, al confine con Israele sul Mar Rosso e fermarmi una notte. Anche per capire la situazione passaggio di confine per il rientro in Terra di Palestina. 
Il brasiliano grazie al suo lavoro ha ad Aqaba una camera all'Hotel Intercontinental con sconto e mi offre di condividerla. 

Compro una bottiglia grande di acqua e andiamo a prendere tutte le nostre informazioni; nel centro visitatori del sito di Petra i due sudamericani vanno a fare le domande del caso, dove prendere il bus domani per Aqaba. 
Io dietro di loro distante alcuni metri, richiamo la loro attenzione stile pastore fischiando e faccio segno che rimango ad aspettarli al fresco. 
Faccio per sedermi e vengo chiamato da una ragazza corpulenta - "Fabrizio! Hola!" - rivolgendosi ad altre due ragazze dice "c'è il ragazzo italiano che viaggia da solo". 
Inizialmente penso (e a bassa voce dico) "ma che vuole sta pazza mo?", poi le riconosco, sono le tre ragazze basche incontrate nell'hotel di Madaba. Che bello! 

Stanno aspettando la guida che le condurrà alle meraviglie della città Nabatea, nel mentre due di loro vanno a comprare cibo e acqua, Leire mi racconta di essere state fino a stamane nel deserto del Wadi Rum e mi da due dritte. 

Arrivano i miei due compagni di viaggio e ritornano anche le altre die spagnole; la mancanza di birra non è solo mia, anche una delle tre spagnole mi dice, scherzosamente, che son 4 giorni che non ne beve e già sta in crisi di astinenza.  Ci salutiamo rimanendo d'accordo che ci rivedremo stasera per "Petra by night". 

Appena in strada contrattazione taxi, il cileno chiuderebbe alla prima richiesta del driver, tutto gli va bene; purtroppo per lui, ma più per i tassisti, ci sta un "italiano loco" che non solo tratta ma deve avere la meglio altrimenti si fa inseguire con abbassamenti di prezzo repentinei, sembra quasi wall street dopo la brexit. 
Ebbene si quell'italiano con sangue berbero sono io. 

Dai 25 JD scontati eccezionalmente per noi (guarda un po') per andare alla piccola Petra, visitarla mezz'ora e ritornare,  mi accordo per 10 JD solo andata e poi vedremo. 
Pochi minuti e siamo al piccolo sito, altra trattativa - "se ci aspetti un'ora e mezza e ci riporti indietro prendi altri 10 Jd" - accettasenza batter ciglio. 

Alla fine Italia 3 Giordania 0, perché questa è come una doppietta più la trattativa per la kufyah di ieri per Rodrigo. 
Nelson inizia a chiamarmi Chavo sempre più insistentemente, io lo prendo in giro in tutti i modi. 
Gli piace molto la parola italiana "panini" e spesso mi ripete in italiano "non lo so!" ridendo, io vedo lui e mi scompiscio dalle risate fino a farmi male l'addome. 

Nel sito nessuno, all'ingresso un simil beduino suona un mandolino rudimentale con una corda fatta di peli di chioma di cavallo. 
Me cojoni! 


Il buffo cileno vuole le foto con le capre che incontra e con i muli con cui si ferma a parlarci. 


La piccola Petra era un avamposto dove si fermavano le carovane prima di raggiungere la Capitale dei Nabatei. Non c'è molto. 




Un canyon corto e molto scomodo si innalza verso un'altura da dove c'è una vista incredibile in mezzo a queste strane montagne circolare. 

Rodrigo che ci precedeva va avanti senza fermarsi, noi incrociamo una coppia di Messicani, che alloggiano nel nostro stesso hotel, e ci avvisano che non vale la pena scendere perché non c'è nulla, si può solo godere della vista. Salgo su un promontorio e resto li, da solo per qualche minuto, a godermi la pace e la serenità che il posto trasuda, oltre a un piacevole venticello. 




L'attesa per la risalita del brasiliano va oltre, tanto che inizio a preoccuparmi, scendo dal mio promontorio e raggiungo Nelson, il cileno, fermatosi ad un piccolo accampamento a parlare con un beduino. 




Ritornando chiediamo, a quei pochi ragazzi beduini che troviamo, se hanno visto il nostro amico. 
Risposte negative, io sono convinto che lui sia sceso proseguendo nella  inospitale zona. 
Un beduino vuole tornare con noi indietro per andare a cercarlo, fortunatamente Rodrigo é di ritorno da solo. 
Si stava connettendo con la natura, Tarzan! 




Rientriamo in questo paesaggio perennemente desertico e arido, il driver ci lascia davanti all'ingresso di Petra, entriamo e ci sediamo nelle sedute a mo di anfiteatro costruite di proposito all'ombra. 
Io non mi sento poi così bene, mal testa e mi gira tutto, oltre a indolenzimento di tutta la parete addominale. 
Il caldo mi ha ammazzato im questi giorni. 
Con poche parole informo il duo latino americano che io, adesso, me ne vado in un bar lungo la strada a bere qualcosa di fresco. 
Mi seguono. 


Una volta nel risto-bar prendiamo, insieme alle bevande fresche, qualcosa da mangiare, un hummus con cetriolino tagliato a pezzi io, tre falafel Rodrigo e una zuppetta calda Nelson. Tutte mini porzioni a mo di tapas. 

Dopo il leggero pranzino io avviso i ragazzi che rientro in hotel "que estoy mareado", mi gira tutto. 
Ho bisogno di fresco e di un letto. 
In poche parole di riposare. 
Appuntamento con Nelson alle 18.00 per rientrare nel sito giacchè noi due abbiamo il pass per due giorni. 
Crollo e non sento il telefono quando il mio buffo amico mi chiama, pertanto scendo nella hall in ritardo ma lo trovo li tranquillo a parlare con chiunque, come sempre, ad aspettarmi. 

Alle 19 proviamo a rientrare a Petra ma, gli ingressi chiudono alle 18 e poi c'è Petra by night perciò stanno lavorando per preparare la scena. 
Ok. 
Nuovamente hotel, avviso il londinese acquisito e prendiamo un gelato e una sprite. 
Mi scrive Leire, una delle ragazze basche, dicendo che hanno trovato un bar che vende birra e ci aggiunge la foto. Ci torneremo dopo lo spettacolo tutti insieme.

20.15 Petra by night 

Ci avviamo mentre il piccolo cileno si ferma, come sempre, a parlare con un tizio che lo accompagna in auto fino all'ingresso. Noi ci eravamo già incamminati. Parliamo di 20 metri di strada. 
Alla porta non si passa senza la jordan pass che attesti che hai già visto il sito, in mancanza il grosso tizio che controlla chiede di vedere le foto fatte alla città rosa per assicurarsi. Questo succede a una coppia argentina che vive e lavora in Giordania.
Tra me e il cileno non poteva mancare di dialogare con la coppia originaria di Mendoza. 
Inizia a formarsi una coda in cui noi siamo tra i primi. 
La strada sabbiosa che porta al siq, canyon, è illuminata solo da uno spicchio di luna e da una fila di candele. 




All'ingresso del siq la strada la delimitano le candele, a destra e a sinistra, nel buio più totale e nell'unico rumore... i passi. 

Suggestivo il momento ma ancora di più quando sbuchiamo al tesoro oscurato dall'avvento della notte e dinanzi a lui, sul poleroso piazzale, un mare di candele e dei tappeti beduini dove accomodarsi. 


Inizia lo spettacolo, nella luce delle sole candele, un flauto riempie le nostre orecchie di una dolce melodia araba, un giovane beduino passa offrendoci del tea. 
Appalusi. 
Lo show continua. 
Un altro suona uno strumento a corda cantando un lamento arabo. 
La serata prosegue così mentre io, tra un tea e l'altro, mi godo la vista del cielo stellato che riempie i miei occhi sdraiato sul tappeto beduino e la musica che inonda le mie orecchie. 
Il momento è magico. 

Entro in uno stato di completa assenza dal mondo. 
È una goduria per i sensi. 

Finita la musica, quello che funge da presentatore racconta una storia, e improvvisamente il Khasneh s'illumina. 
Dal verde al blu, dal dorato al rosso e così via...effetti spettacolari su un posto che si presta bene. 




Camminata a ritroso dopo il rituale fotografico e incontriamo le nostre amiche spagnole. 
Sono Leire, Sai e Dorleta, tutte del Pais Basco, vivono rispettivamente a Vitoria, San Sebastian (due città che mi fanno salire ricordi di Università, del mio grande amico Eneko) e Bilbao. Diventiamo un sestetto da brividi tra discorsi, scherzi e risate, il più gettonato ad esser preso in giro è Nelson che con me fa da ottima spalla.

Loro vogliono la birra... noi la cena. 
Si va al bar Cave della nostra sosta simil pranzo, io ceno con Mnsaf forse la più famosa pietanza del Regno Giordano. 
La convivialità del momento non lascia spazio a malinconie, foto ricordo di gruppo e promesse, promesse di venire nella bella Napoli a visitare la città sotterranea o nella mia Basilicata o Toscana, di contro ho inviti a Londra, Bilbao, San Sebastian e la Patagonia Cilena. 


Abbiamo ancora il tempo per la famosa birra e corriamo prima che chiuda l'unico posto che la vende; il bar, dicono, più antico del mondo...bah...io so solo che una birra in lattina da 0,33 costa 6 JD, qualcosa come 7,20€!!! 
Che fa l'astinenza. 



Ne prendiamo sette e ci incamminiamo verso il passeggio, il bar è in chiusura, Nelson si ferma ancora con un asino a parlarci e a farsi fare foto da Dorleta, io e il resto della truppa proseguiamo. 
Mentre si inciampa in discorsi seri in lingua spagnola, ci scoliamo le preziose birre, non chiedendoci mai se Dorleta avrà ammazzato l'omino cileno. 
Loro non ci trovano per un po', arrivano a birre finite. Pazienza. 

La giornata finisce piacevolmente e con nuovi amici da aggiungere alla vita. 
Le basche non vogliono salutarci ora, bensì domattina... Dorleta l'insegnante elementare vuole andare al Tesoro all'alba, Sai la funzionaria comunale vuole dormire a lungo e Leire è indecisa. 
Nelson alle 17.00 avrà un bus che lo porterà ad Amman, poi aereo e Egitto, Io e Rodrigo  in direzione sud, verso il Mar Rosso ... verso il deserto del Wadi Rum. 

Ci sono luoghi e persone che diventano i tuoi posti dell'anima.

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