Sulle tracce di Lawrence d'Arabia

18 Luglio 2018

Dopo la giornata di relax, inaspettata nel Resort, colazione in camera e usciamo, come il solito, in ritardo e cerchiamo l'amico del tassista con cui ho contrattato ieri. Almeno sette altri tassisti si fiondano su di noi, ma noi abbiamo la targa del veicolo e vogliamo solo Hossein, che arriva preciso come se lo avessimo avvisato, cosi che io e Rodrigo ci inoltriamo tra le spoglie montagne che ci fanno da apripista per il famoso deserto giordano del Wadi Rum (si pronuncia Ram). 

Lungo il tragitto un altro taxi ci affianca, non capisco che cerca da Hossein. Insiste. Ci fa sorpassare e ci risorpassa più volte. Chiedo al driver che vuole e lui risponde ridendo. Si scambiano due parole in arabo, finchè io in italiano gli dico la mia. Lo slalomista mi guarda accigliato e con la lingua dei gesti gli spiego bene il mio pensiero... di prima mattina. 
Hossein si sente tranquillo con l'italian man! 
Effess... (noto intercalare potentino).

Per strada come ieri qualche pattuglia della polizia che piazza blocchi stradali e una specie di casello dove aprono solo il cofano. 

Godiamo del silenzio e della vista di questa strada che si snoda tra montagne apparentemente senza vita, il colore che predomina è il rosso.



Entrati nell'enorme parco, un deserto montuoso, ci ritroviamo nel mezzo di una spianata circondata da rosse montagne. Per accedervi c'è un biglietto da pagare, 1 JD per i giordani e 5 JD per tutte le altre nazionalità, ricordate free per i possessori della Jordan Pass.
Omar sarà il nostro driver guida in questo vasto ed echeggiante deserto; il paesaggio del Wadi Rum è veramente incredibile. 
Alte montagne in arenaria e granito svettano su aperte vallate, raggiungendo i 1700 metri di altezza; canyon tagliai nella roccia, stretti e profondi, nascondono antiche iscrizioni rupestri. 

Il Wadi Rum è un'area protetta di 720 km quadrati e le sue montagne sono la dimora di diverse tribù beduine, che oltre a conservare il loro stile di vita tradizionale, fatto di greggi di capre e tende nere in lana di capra, appunto, le quali sono ormai una caratteristica inconfondibile del paesaggio, vivono anche grazie al turismo.  

Quest'immensa area protetta ospita una varietà di vita selvaggia adatta al deserto, tra cui lupi siriani, iene striate,ibis nubiani, piccoli mammiferi, insetti e rettili e uccelli predatori durante le stagioni migratorie. 

Iniziamo la nostra esplorazione, nel deserto dove Lawrence d'Arabia aveva la sua base, dove costruí la sua dimore e le fonti dove si lavava e abbeverava.



All'incirca in quattro ore saliamo delle dune correndo, rotoliamo riempiendoci della loro sabbia rossa, ci divertiamo come dei bambini o, se possibile, di più... ho la sabbia in ogni orifizio, dalle scarpe ne esce una quantitá inimmaginabile. 


camminiamo nel bel mezzo di un canyon tra altissime rocce si arenaria calpestando sabbia mista a punte rocciose, fa caldo, quel caldo secco che sembra ti faccia sudare meno. 







Mi arrampico letteralmente su una parete per godere di una vista mozzafiato, i rudimenti di arrampicata sportiva servono e come; dall'alto inizio ad urlare divertito dal mio eco. Per scendere temo un po', ma sono tornato indietro almeno di trent'anni oggi. 







Una volta giu relax con tea in una tenda beduina, tolgo le scarpe e mi sdraio su i tappeti, una goduria non da poco. 


Saltiamo sui sedili della toyota che ci scarrozza tra le dune del deserto, tra colori che vanno da marrone al giallo passando per il rosso intenso, qui e là tende nere beduine, cammelli (si a due gobbe), gatti, il vento. 



Salgo sulla vetta del ponte naturale formato da una roccia, me ne frego della mie vertigini, leggendo chi mi tiene a cuore so cosa starà pensando. 
Mamma tranquilla, quando non arrivano telefonate è tutto a posto!





La vista di questo deserto confinato da alte montagne non mi da senso di pace, bensì di libertà. 


L'altezza, il silenzio disturbato solo dal vento che non puoi ingabbiare, uno spirito libero, il deserto che fa connettere se stessi con i sensi. 

Per scendere un po' la paura di scivolare mi viene, ma io sono come una capretta (e non solo per la barbetta ormai lunga) e salto da una roccia ad un'altra, ogni tanto scendo da seduto, fatto sta che ogni volta riesco a tornare alla camionetta sano e salvo, eccezion fatta per l'unghia di un mignolo che si strappa in una delle discese. Niente di grave è solo fastidio. Ancora dune rosse su cui salgo e mi distendo. Una sosta pranzo all'ombra delle rocce. 





Al campo tendato ci aspetta l'immancabile tea e un riposo all'ombra di una roccia distesi su un tappeto, il resto ora non conta. 

Le mosche però sono come i tassisti...scassano! 
Curioso un po' e alla mia vista sbuca uno scricciolo che vaga e parla da solo, è Araf la bimba del campo, con due orecchini sui minuscoli lobi e una magliettina color arancio e due occhietti con un taglio mediorientale; mi guarda e mi saluta con la manina, una volta arrivato il padre che mi da il benvenuto e mi avvisa che fra cinque minuti sarà pronto il tea di benvenuto "era ora! Non ne bevo da tempo", lei sale sulle sue gambe e mi osserva tutto il tempo.



L'attesa del tramonto è con un inglese e un malesiano, si parla in lingua d'oltremanica, ovviamente, e io mi perdo spesso. Ma preferisco la compagnia dei miei pensieri. 



Il calar del sole non tarda ad arrivare mentre io mi scolo altro tea spaparanzato su un'altura. 
Come altre volte, in altri deserti, col calar della notte mentre il sole pian piano va giu lo accompagna il soffiar del vento che alza un po' di sabbia. 
Ho assistito a centinaia di tramonti, sui Pirenei, sulle Alpi, sulla costa livornese, a Finsterrae, a Oporto e Lisboa, nel Sahara, a Lampedusa e nella costa occidentale sicula, ad Alghero e nell'arcipelago della Maddalena, nella perla di Maratea, sul lago di Varese, a Bordeaux, posso continuare l'infinito elenco; oggi aggiungo il Wadi Rum e questo tramonto coperto dai Sette Pilastri della Saggezza, un muro roccioso caratterizzato da sette pinnacoli, un monumento naturale reso famoso da T.E. Lawrence, ovvero Lawrence d'Arabia il condottiero della Rivolta Araba che intitolò così la sua autobiografia, assume altri significati...  





Discendo l'ennesima altura raggiunta oggi accompagnato dal tramonto che si fa sempre più rosso, i pensieri che accavallano ma mia mente sono infiniti, spesso pesanti, non sempre capiti. 
Diciamo che c'è una riunione di condominio tra cuore e cervello, e si sa... le riunioni condominiali si sa quando iniziano e non si sa come vanno a finire! 

Il cielo è ancora azzurro mentre fa la sua comparsa uno spicchio di luna; 
dietro i Sette Pilastri della Saggezza, in direzione Ovest, il sole ha lasciato la scena al giallo, l'arancione e al rosso che colorano l'orizzonte. 

Al campo la cena è preparata in un buco nella sabbia e sopra una montagna di sabbia a cuocere le pietanze. Assisto alla dissotterrazione delle vivande e seduto a terra su comodi cuscini di lana di capra, mentre il cielo si colora di stelle, mangio la cena più buona degli ultimi mesi. 





Ora la temperatura è ideale, in giro ci vado scalzo e la sabbia, che poche ore fa era bollente quando entrava nei miei calzini, ora da un senso di freschezza. L'aria è respirabile e il cielo regala il suo spettacolo migliore come a Nyeri tanti anni fa. 
Allora come oggi. 
La luna connette le anime lontane che si amano. 


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