Tra notizie e storia

17 Luglio 2018 

La giornata oggi è dedicata al descanso e allo spostamento. 
Una colazione che la parola ricca non rende davvero la proporzione di quello che ingurgito... a tratti mi faccio schifo da solo. 
Ma tant'è che non sai mai se rimangerai durante la giornata. 

Rodrigo è nella hall del mio hotel, gli dico di seguirmi nel ristorante dopo una rigenerante doccia. Mi fa compagnia con il caffè...o ciofeca che dir si voglia, concordiamo che il caffè è un'altra cosa. Lui brasiliano e io italiano, quasi scontato. 

Mentre mangio come un condannato a morte all'ultimo pasto, scrivo un messaggino al basso cileno. Ci raggiunge e mi saluta come sempre "Hola! Chavo del ocho", prendendo spunto da una famosa serie comica messicana, trasmessa in tutto il Sud America e in molte altre nazioni non solo di origine latina. 
Per i latinoamericani El Chavo del Ocho è un programma storico.

Gli attori adulti della serie televisiva interpretano dei bambini di dieci anni, Cecco e Chicco, indossando i classici vestitini dei bambini di quella età. Cecco è solito ripetere la tipica frase: «L'ho fatto apposta ma senza volere». Chicco, il suo migliore amico, vestito da marinaretto con cappellino, ripete spesso: «non mi sei simpatico». 

Per lui tutto il tempo sono stato "El chavo del ocho", perché mi vedeva come una piccola peste cresciuta, che lo prendeva in giro, oltre a fare qualche danno ma soprattutto a contrattare i prezzi con chiunque con modi semplicemente italiani. 

Raccatto la mia roba nella camera e sono pronto, nella hall anche il mio compagno di viaggio con cui affronterò il deserto è pronto. Il buffo Nelson con aria malinconica si lascia andare ad un caloroso abbraccio e mi fa promettere di andare presto a casa sua, nella Patagonia cilena (cioè un invito a nozze per me). 

Avviciniamo il taxi, o meglio è il conducente pancione che ci vede e ci viene incontro a piedi, nemmeno lo lascio parlare, gli dico subito di fare il bravo e portarci ad Aqaba, lui esordisce con "no problem" e mi chiede 50 JD... parte lo show trattativa tra colpi sulla spalla e risate, "Italia nice, Giordania nice" dice, e alla fine con 40 JD ci accordiamo. 




La Via dei Rè, la strada che collega nord e sud del Paese è sicuramente imperdibile in un viaggio in Giordania; è un lungo nastro serpeggiante che è stato utilizzato come via per il commercio per circa 5000 anni. Originariamente la strada cominciava nell’antica città del Cairo, Eliopolis, attraversava tutta la Giordania e finiva nell'attuale Siria. Nel corso degli anni la strada venne utilizzata prima dai Nabatei per il trasporto e commercio delle spezie, poi venne fortificata dai Romani durante le crociate, successivamente Cristiani e Mussulmani la utilizzarono per i loro differenti pellegrinaggi.




Questa Strada serpeggiando tra differenti paesaggi, da un'idea molto chiara di quello che è il variegato territorio della Giordania; passando tra deserti aridi e coltivate colline, percorrendo ampi canyon e piccoli villaggi rurali, mostra quello spaccato di vita che differentemente non si riesce a cogliere visitando solo i luoghi turistici. 


La vista dall’alto del Wadi Mujib, lungo la Strada dei Re è una delle fotografie più famose che si possano portare a casa da un viaggio in Giordania.

Con l'autista si scherza parecchio, gli ripeto che mi piace il suo portachiavi e che qualcosa gliela "fregherò" prima di arrivare ad Aqaba; 
quasi un camioncino ci viene addosso e io spaventato dico "ma vedi sto pezzo di m...", il simpatico driver panzuto apprende bene e subito, tra un intercalare arabo e uno in inglese ci infila sempre la non proprio educata locuzione italiana. 
Sostiamo in un posto dove ci invita a fare una delle più spettacolari foto del viaggio e lui sparisce. Ok, foto fatta ma Issa dov'è finito? Eccolo... "ciccio andiamo" e lui entrando in auto ci guarda con un sorrisone immenso e col suo vocione dice "gift for you my friends" ... regalo del driver, un portachiavi come il suo, di metallo rappresentando i confini giordani e colorato come la bandiera del Regno. 
Senza parole! 

Aqaba eccoci, dall'alto degli ultimi km di strada si vede la città stendersi sul golfo che prende il suo nome nel Mar Rosso. 

Rodrigo dice di portarci all'hotel Intercontinental e io penso che sarà come sempre, il nome non rispecchierà la realtà, invece... e chi se l'aspettava sto posto? 

Il brasiliano lavora con IHG, Intercontinental Hotel Group, e ha vantaggi per tutte le strutture della famosa catena alberghiera. 
In pratica mi sta portando in un resort di lusso passando per la porta principale, ovvero da signori, a 20€ a notte!!!

Se sto sognando non svegliatemi, vi prego. 





Una tizia di nome Brian (?!?!) ci accoglie fuori dalla recepcion, noi abbiamo un angolo dedicato alla ricezione. 
Cocktail di benvenuto tra cordialità e sorrisi. 
Facchini che prendono i bagagli e li portano in camera.
Piscina free
SPA free 
Palestra 
I Bar dentro la hall, immensa, e in piscina nonché in spiaggia
Colazione
e tanto altro... tutto free!!!
In camera troviamo frutta fresca e dolcini, tea, caffé, acqua, latte e altre stregonerie free. 

Io oggi me la godo tutta aspettando il deserto. 

Mi fiondo in spiaggia, attaccata alle piscine, e prendo posto sotto una tenda sdraiato su comodi cuscini e una gentile ragazza mi porta asciugamano e una piccola borsa frigo piena di ghiaccio con bottigline di acqua. 
Manca la canzoncina del telefilm Love Boat, mare profumo di mare. 




Nel golfo é facile vedere a sinistra l'estremità dove inizia l'Arabia Saudita e a destra la città israeliana di Eliath, a soli 4 km di strada. 
Un'immensa bandiera della rivolta araba sventola tra Giordania e territorio Saudita. 
Questa bandiera é stata anticipatrice nei colori di molte bandiere del mondo arabo post-coloniale. Fa riferimento alla grande Rivolta avvenuta tra il 1916 e il 1918 dove gli arabi si ribellarono ai turchi, che avevano assunto la guida dell'Impero Ottomano discriminando i non-turchi. Alleandosi con gli Imperi Centrali, quindi contro la Triplice Intesa nella Prima Guerra Mondiale, i Turchi arrestarono, torturarono e giustiziarono molti nazionalisti arabi, fu cosi che lo Sharïf de La Mecca, Al-Husayn Ibn 'Alī, spinto dalla promessa che gli Alleati avrebbero procurato la completa indipendenza degli arabi dal giogo ottomano, combatté contro i turchi durante la Guerra Mondiale. 

Fondamentalmente, se vogliamo, qui hanno inizio tutte le future complicazione di questa immensa penisola mediorientale, dove vennero tracciati i confini e creati Stati con una squadretta su una mappa dagli inglesi. 

Si, lo so che é un modo molto semplicistico di analizzare le vicende, ma qui non faccio trattati di storia.  

Questa Rivolta Araba é molto famosa per noi Europei per via della figura leggendaria di Lawrence d'Arabia, ossia il Capitano Gallese Thomas Edward Lawrence, che venne distaccato dall'Egitto dove si trovava per lavorare con gli Arabi. 
Il maggior contributo di Lawrence alla rivolta araba, fu quello di convincere i capi arabi a collaborare e sostenere la strategia britannica. Più tardi pianificò un'azione congiunta, con forze irregolari arabe e appartenenti a una tribù fino ad allora agli ordini degli ottomani, contro il porto della cittadina di Aqaba, che rivestiva notevole interesse per i britannici in quanto base di rifornimento sia della Forza di Spedizione Egiziana che per la Rivolta Araba.

La Gran Bretagna aveva promesso che avrebbe sostenuto l'indipendenza araba se gli stessi si fossero ribellati agli ottomani, ma nonostante il successo ciò non avvenne, perché la Gran Bretagna, la Francia e la Russia avevano segretamente concordato di dividersi la penisola araba. 
Inoltre nel 1917 i britannici avevano promesso agli ebrei di istituire quello che sarebbe diventato alla fine l'apripista per il loro Stato in terra di Palestina.

Oggi, mentre scrivo, il parlamento israeliano approva la legge sullo stato-nazione, definisce Israele come la patria storica del popolo ebraico, incoraggia la creazione di comunità riservate agli ebrei, declassa l’arabo da lingua ufficiale a lingua a statuto speciale, dichiara che i Palestinesi sono inesistenti. 
In pratica si presenta al mondo quello che realmente è il sionismo, questa legge mette fine alla farsa di uno stato “ebraico e democratico”, che già di per se è una combinazione che non è mai esistita e non sarebbe mai potuta esistere per l’intrinseca contraddizione tra questi due valori, impossibili da conciliare se non con l’inganno.
Se uno Stato è ebraico, islamico o cristiano non può essere democratico, perché non esiste uguaglianza. Se è democratico, non può essere altro, poiché una democrazia non garantisce privilegi sulla base dell’origine etnica. 
Per inciso Israele dichiara di essere la Nazione del popolo ebraico, non uno stato formato dai suoi cittadini, non uno stato di due popoli che convivono al suo interno, quindi smette di essere una democrazia egualitaria, non soltanto in pratica ma anche in teoria.
Finisce la farsa della democrazia più grande del mondo. 

Ecco le parole del giurista israeliano Mordechai Kremnitzer:
"Tutti questi anni d’ipocrisia sono stati piacevoli. Era bello dire che l’apartheid riguardava solo il Sudafrica, perché lì tutto il sistema si basava su leggi razziali, mentre noi non avevamo alcuna legge simile. Dire che quello che succede a Hebron non è apartheid, che quello che succede in Cisgiordania non è apartheid e che l’occupazione in realtà non faceva parte del regime. Dire che eravamo l’unica democrazia della regione, nonostante i territori occupati. Era piacevole sostenere che, poiché gli arabi israeliani possono votare, la nostra è una democrazia egualitaria... Adesso ci sarà uno stato che dice la verità. Israele è solo per gli ebrei, anche sulla carta. Lo stato nazione del popolo ebraico, non dei suoi abitanti. I suoi arabi sono cittadini di seconda classe e i suoi abitanti palestinesi non hanno statuto, non esistono. Il loro destino è determinato da Gerusalemme, ma non sono parte dello stato. È più facile per tutti così."

Questa legge porta alla luce la verità che molti già conoscevamo, ma che farà piacere ai nuovi amici di Israele e darà più carica al movimento di boicottaggio d'Israele, a me fa male pensando ai piccoli e grandi Palestinesi che ho conosciuto in questo viaggio. 






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