La risposta alle domande

10 Agosto 2018

Cattedrale di San Gerardo - Santuario di Fonti

La sveglia di Don Federico é "delicata" come sempre, ho dormito con i vestiti che userò per il cammino di oggi fino al Santuario di Fonti. 
Mi rendo conto che ho curato le vesciche a tutti e non mi sono accorto della mia formatasi su un dito del piede sinistro, scendo nel salone dove ho lasciato la mia borsa e curo anche me stesso. 
Gli altri sono tutti a fare colazione, a me ne rimangono solo cinque di minuti; dolci fatti in casa e latte. 
Iniziano le lodi mattutine e sbocciano i primi arrivi che si aggregheranno con noi fino a Roma. 

Iniziamo tutti insieme una breve camminata fino a Piazza Crispi dove un pullman a due piani ci sta aspettando per portarci fino alla fontana di pazzano, nota località dove nasce il bivio per Tolve o Tricarico. 
Ci avviamo tutti in un gran gruppone che ben presto si sfalda, io resto dietro per aiutare (se possibile) gli ultimi. Non tarderò molto a rendermi conto che alla fine l'ultimo sono io. 

Grazie a una macchina al seguito tutte le ragazze e i ragazzi dietro si sono fatti trasportare avanti. 

Oggi il 90%, o forse più, cammina senza zaino, c'era la possibilità di lasciarlo nel pullman. Io ovviamente i miei pesi, non solo materiali, lo porto con me. 

Ho bisogno di fermarmi dopo un paio di ore di cammino, esco dall'asfalto e mi siedo sotto un grande abete. 
Ti fermi e ti godi i suoni e i colori della tua terra, un falco che plana sulla tua testa, le spighe che ti solleticano la schiena, un paese in lontananza e distese di monti gialli e verdi, un cielo limpido e il vento che accarezza il viso. 
Scrivo due pensieri e riparto. 

Ho camminato con Federica, la ragazza è solare e ha un bel sorriso sereno, mi ha detto che lei sa non esserci docce a Fonti, mi chiedo come dovremmo fare sudati come camionisti, soprattutto fino a domenica. 
Vedrò più avanti. 

Intanto con passo veramente lento mi godo la mia Basilicata, campi coltivati che si alternano a boschi, mandrie di animali e genti semplici e di cuore, viste di piccoli paesini arroccati, alberi che riparano dal sole, fonti di acqua e aria, l'aria pulita della mia terra. 
I giorni sono stati pieni di pensieri o, come dico io, riunioni di condominio, in un momento decido qualcosa e ore dopo cambio idea. Ed ecco che la risposta che chiedi da tempo arriva, nei modi e nei tempi suoi e mi scappa un sorriso. 
Mi spunta dinanzi agli occhi un aculeo di istrice, il piccolo roditore volgarmente chiamato porcospino.  In verità il suolo è pieno ma, solo uno è intatto, lo raccolgo e lo porto con me sorridendo per la risposta avuta. 
Spesso durante i momenti di difficoltà che la vita ci presenta è di vitale importanza riuscire a mantenere un atteggiamento positivo e riporre tutta la propria fiducia nel fatto che tutto andrà bene e si risolverà nel migliore dei modi.
Spesso crediamo che una questione per risolversi bene debba andare per forza secondo i nostri piani, ma spesso dalle tragedie si nasce a nuova vita e si gode di una nuova felicità, allora dovremo sfruttare tutta la nostra energia positiva per vedere oltre e seguire la luce. In virtù di ciò, l'Istrice simboleggia proprio il valore della fiducia in genere. Quindi, il totem di questo animale mi invita ad affrontare le difficoltà con fede. 
E farlo anche con animo pacifico, fiducioso che presto riuscirò a risolvere.

Ormai la mia passeggiata in solitaria prosegue con animo più leggero e tra i miei monti fischiettando e canticchiando.





Incontro due signori con pecore e capre, chiedo se vado bene per la Madonna di Fonti, quello con il gregge mi dice di si "sempre dritto", al ché chiedo quanto manca grossomodo e mi dice quattro chilometri ... "ancora!!! Ma l'avete spostata la Madonna?" - chiedo e lui ridendo mi dice: "si, stanotte...non sapevo cosa fare, non prendevo sonno e l'ho spostata", ovviamente tutto in dialetto mentre il suo amico si piega in due dal ridere, non tanto per il dialogo quanto per la mia espressione tra lo stanco e il divertito. Ad ogni modo il dialogo prettamente lucano è quanto di più genuino e bello si possa incontrare nella mia terra. 
Proseguo, sento in lontananza i campanacci delle mucche e sulla strada trovo un branco di cavalli con puledri al seguito, tutto questo oggi è favoloso, le case com piccole aziende agricole a livello famigliare, la pace e la serenità che si respira qui è da invidia pura. 



Ultimi tratti sono pesanti per me, stavolta fisicamente. Riesco comunque a raggiungere la chiesa di Fonti e il mio gruppo, che ovviamente è già spaparanzato sull'erba o sui sacchi a pelo a godersi il sole e la pace mentre gruppi di Tricarico ci accolgono. 
Arrivo e trovo ragazze a un tavolo che mi fanno subito mille domande,  "fatelo almeno respirà" dice un signore che mi passa una bottiglina di acqua, nel mentre una voce si leva dal coro "complimenti alla mamma!" ... è una ragazza di Tricarico molto simpatica che successivamente riceverà da me uno scherzo che la farà arrossire dalla vergogna. 
Per ora accetto il complimento e cerco i miei. 

La doccia è ghiacciata ma va fatta, il pasto è buono, pasta al sugo e secondo piatto, frutta e rimango a tavola anche mentre pranzano Tiziana e Angela per ridere come sempre. 
Il pomeriggio scorre tra gelato e caffè, risate e relax. 
Mentre si chiacchiera tra "grandi" io e Elena veniamo chiamati per fare da animatori per un gioco-merenda, nel mezzo del quale ci sorprende un acquazzone estivo. Finiamo dentro. 
Con il mio amico Fabrizio nel momento in cui tutti spariscono per la messa serale, andiamo a procurarci due materassi su cui passare la notte e li portiamo nel salone dove il nostro gruppo si è piazzato. 
La serata e la cena scorrono in serenità, il cammino in terra Lucana si è concluso, ma rimane il cammino dell'anima dove incontreremo giovani da tutto lo stivale. 

La sveglia sarà all'alba e la direzione, domani, sarà Roma... ma prima gli animi degli amici sereni e felici di avercela fatta si uniscono in una birra del posto, una birra lucana. 





Grazie. 

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