Seconda tappa

07 Agosto 2018

La sveglia è alle 5.30 e non scappa nemmeno un minuto, la colazione è pronta sulle tavolate, ciambelle di ogni tipo, latte e caffè. 
Prepariamo gli zaini, alcuni maschietti sono svegli e operativi dalle 5.15, lodi mattutine e siamo pronti. Io evito le lodi per altri tipi di risveglio mattutino. 
La t-shirt e lo slip lavati ieri sera sono ancora bagnati, l'umidità post temporale di ieri non ha aiutato, spille da balia e li attacco allo zaino, si asciugheranno in cammino. Forse.  

Con noi, per questo tratto da Muro Lucano, ci sarà Don Ovidio parroco di Bella e un giovane che dovrebbe indicarci le strade. Dopo ieri c'è gran parte del gruppo che si fida di me e mi chiedono di parlare con il ragazzo-guida per decidere quale strada fare. 
Siamo d'accordo, ovviamente, per scendere a Capodigiano, io ritengo che senza arrivare alla piazzetta prendiamo per Le Valanghe, per lui meglio un'altra strada un po' più lunga, perchè lui ritiene che la mia opzione sia faticosa. 
La sfango io, ma non c'era dubbio. 
Vero è che ci sono delle salite che si fanno sentire, ma il tratto è più corto e in mezzo alla natura. 

La mattinata ci regala una fitta foschia che man mano si alza ci offre una fresca brina. A capo al gruppo c'è Manuel che ci stacca un po', grande grinta e polmoni, buon passo, lo lasciamo andare; seguiamo io con Sofia, Federica una ragazza della Parrocchia di Don Bosco, Maciel, Fabrizio, Antonio e Alba.

La passeggiata è molto piacevole, con i ragazzi si chiacchiera un po' mentre passiamo tra boschetti di conifere e abeti, grano e qualche casa li nei monti con cartelli di vendita. 
Lasciamo Muro con la nebbia che inizia a liberare il paese, mentre inoltrandoci sul monte ricoperto da vegetazione e vitigni la nebbia è ancora fitta e piacevole la frescura che regala. 
Ci raggiungono per poi ristaccarsi Victoria e Alyssa. 
Sono pochi i chilometri di distanza da percorrere per questa prima parte di tratta. Raggiungiamo la base dell'altura dove poggia il comune di Bella, indico verso destra dicendo ai ragazzi che ci siamo e che se non ci fosse la nebbia si vedrebbe il paese. 
Sono passate da poco le 8.30 e la nebbia inizia a liberare anche il paese a noi prossimo, si vedono le case, siamo a poche centinaia di metri dal centro abitato. 
Durante il tragitto, ad ogni bivio o stradina, noi battistrada lasciamo dei segni, delle frecce fatte con oggetti di fortuna, pietre, fiori, legnetti o canne, per indicare il giusto cammino al gruppone, ormai sfaldato e diviso, che ci segue.




Passiamo panorami coperti da una foltre di nebbia ma che ci regalano l'essenza della Lucania, balle di fieno, fattorie, aie e via discorrendo.







Siamo in otto ad entrare nel paese, insieme a Samuele di Don Bosco che ci seguiva a non molta distanza e che sbuca dall'ultima salitona tra i boschi mentre noi siamo seduti a riposare i piedi dalla piccola fatica; incontriamo un fruttivendolo e ci tuffiamo a prendere delle noci-pesche e banane, nel frattempo arriva il gruppo centrale alla spicciolata. 




Il mio gruppeto prosegue fino alla piazzetta difronte alla chiesa della Madonna delle Grazie, cuore pulsa te del piccolo centro lucano. 
Tutti seduti sulle scale del sagrato e foto di rito con quelli arrivati e qualche residente incuriosito da noi. 

Mentre tutti iniziano a scendere in oratorio dove approfittano per lasciare gli zaini, usare i bagni e lavare qualche indumento, io aspetto il gruppetto finale che arriva con un po' di distanza un po' giu si morale e accusando qualche fastidio di troppo. 
Il sole ora è alto e caldo, si fa sentire. 
Tutti giu in oratorio per le nostre necessità, timbro e firma della credenziale del pellegrino che appongo a molti io stesso contornandolo dalla data, da buon hospitalero sulla via di Santiago. Lascio il testimoni ai giovani che si divertono e con Elena ci beviamo un buon caffè ristoratore gentilmente offerto da Don Ovidio. 
Il sole può asciugare la mia roba adesso. 

Incontro l'ex Preside dell'Istituto Comprensivo di Bella, prof. Coviello, che mi riconosce e mi saluta calorosamente come suo stile; dentro trovo Rocchina, maestra dell'I.C. che ci accompagnerà nella breve visita del paese e del suo castello, raccontando ai giovani le gesta di Isabella e la sua diplomazia verso i Normanni conquistatori. 

Nell'oratorio della chiesa di Santa Maria delle Grazie ci offrono un pranzo-merenda e con Salvatore il seminarista ci apriamo due birre prese al volo passando davanti un market del paese. 

Pomeriggio di cammino, nuovamente in orario scomodo e faticoso, fino a Baragiano Scalo. Don Ovidio, parroco di Bella, ci accompagna e opta per la strada Statale, ma soffriamo tutti più per il via vai di auto che per il caldo davvero pesante, basti pensare che oggi mezza Europa è sotto temperature torride e se fa cosi caldo tra i miei monti significa che altrove stanno vivendo in veri e propri forni. 
Al primo bivio io invito tutti ad uscire dalla Statale per entrare nella frazione di Carlotta, in pochi mi seguono e sono i ragazzi che ribattezzo come i rivoltosi, sono Manuel, Fabrizio piccolo, Antonio, Francesca, Alba e Meri. Tiriamo dritto in mezzo al silenzio fino a sostare sotto un grande albero e pranzare con le nostre pizzette, il momento per me è uni dei migliori e ringrazio i miei giovani amici.  



Riprendiamo il cammino e Francesca tiene bene ed è sorridente nonostante ieri abbia sofferto molto, mentre Meri non riesce a camminare e ha molte difficoltà, resta con lei Antonio Gentile mentre noi li precediamo per poche decine di metri. 

Svoltiamo al campo sportivo e mi sento a casa, merio del mio passato da calciatore nella squadra locale. Uscendo sulla strada principale c'è la sosta al bar della stazione dove ci prendiamo degli estathè freschi e ci riposiamo un po', nonostante siamo arrivati in parrocchia. 




Davanti alla chiesa siamo accolti dai nostri compagni di cammino e dalle persone della comunità baragianese che ci ospiteranno per darci la possibilità di lavarci. Noi siamo in cinque, Manuel, Fabrizio piccolo, Francesca, Alba e io, ci avvicina Maria, una maestra del comprensivo di Bella e ci porta a casa sua tutti insieme, così quel che resta del gruppo dissidenti non si scompone. 

A casa ad attenderci c'è il marito di Maria, Peppino, ingegnere in pensione; parliamo tanto mentre tra un caffé e un dolce, un frutto e una coca-cola, ci alterniamo in doccia. 
Maria e Peppino ci aprono la porta della loro mansarda e mandiamo prima le ragazze a sistemarsi dopo le fatiche del giorno, poi è la volta dei due maschietti che raggiungo dopo poco. Le risate tra me, il mio omonimo e Manuel si sprecano, specialmente quando da buoni maschietti ci confrontiamo su problemi intestinali.
Ritorniamo al piano di sotto che Maria ci offre ancora cibo e torniamo in parrocchia, ci aspettano gli altri, anche loro ospiti in altre famiglie, e la nostra Elena con Don Federico ci hanno avvisati del momento di condivisione pre-cena. 

Nelle sale che servono da oratorio il sempre sorridente Don Luigi ci ha preparato un'accoglienza super, ogni ben di Dio in una bella comunità parrocchiale e ciliegina sulla torta...la birra!!! 

Gradiamo e ringraziamo, Angela più di tutti. Il cibo è ottimo e la mia chiacchiera con Don Luigi di più. Dopo il timbro sulla credenziale nel suo ufficio, proseguiamo a parlare fuori in una fresca serata estiva che solo la Basilicata sa regalare; al discorso introduciamo anche Don Federico, il salesiano mio coetaneo, e rimandiamo a domani il discorso quando si fa troppo serio e personale. 
Saluto tutti mentre Martina ha avuto la sorpresa degli amici che l'hanno raggiunta per aspettare insieme la mezzanotte e festeggiare i suoi 18 anni. 

Abbiamo delle stanzette a disposizione e le occupiamo alla ben e meglio ma dormiamo a terra. 

È stata una bellissima giornata dove i due gruppi si sono ben integrati e a me hanno regalato attimi di dimenticanza. 

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