Dove risplende il silenzio


Sesto giorno

Risveglio con colazione tipica omanita, con ogni ben di Dio...
Khubz, Halwa, Dal... 
Mandasi, dei piccoli panzerotti di patate fritti e vuoti;
Datteri khalas, tipici dell'Oman e nello specifico di Nizwa
Karak, tea indiano con spezie, caffè omanita.
Tutto questo è servito a buffet con una visuale da sogno su questa catena montuosa.






Doccia e ci si tuffa nel souq di Nizwa, i nostri occhi si perdono tra artigianato di ceramica a quello di argenteria, tra anelli, bracciali, disegnatori;
il passo successivo è immergere i nostri sensi, perlopiù l'olfatto, tra banchi di spezie, incensi, profumi... l'attenzione è rapita da un bambino con tunica di una variente di blu, bellissima, come i suoi occhioni grandi e curiosi. Si lascia fotografare in cambio di una caramellina, immerso nei colori della frutta e della verdura in vendita sui banchi.
Dopo vari acquisti, olii, spezie, infusi e cibarie varie, con divertenti e veloci trattative, si parte alla volta dell'oasi di Wadi Beni Khalid, con sottofondo musicale che ricorda la pellicola del compianto Bertolucci "un Tea nel deserto".







Le notizie si rincorrono, alle 4.00 di questa mattina è avvenuto un terremoto sulla costa del quinto grado della scala Richter.
I wadi sono dei canyon tipici dell’Oman, sono più o meno profondi e solitamente alla base scorre un fiume che può essere permanente o presente solo in conseguenza di piogge.
In conseguenza alla presenza dell’acqua, il terreno è più fertile che altrove e quindi il fondo del wadi è spesso rigoglioso di vegetazione e spesso viene coltivato.
La scenografica oasi di Wadi Beni Khalid è ricca vegetazione, con piccole cascate che alimentano pozze dove risulta piacevolissimo bagnarsi e nuotare o semplicemente godere del gradevole ambiente.
Dopo aver percorso un viale seguendo un Falaj, il canale d'irrigazione tipico, ci troviamo dinanzi a una delle tante belle sorprese del sultanato. Notiamo subito un bacino di grandi dimensioni che permette il bagno ma noi, dopo aver preso posto sotto un albero ed esserci preparati un caffè con la nostra moka, ci incamminiamo alla scoperta di una gola nelle rocce lisciate dall'erosione e con acque turchesi. Qui c'è meno gente che si avventura, cosa che ne fa un luogo perfetto per un bagno in un ambiente un po' più selvaggio.  
Le immagini parlano da sole  ...











Abbiamo apprezzato particolarmente questo aspetto selvaggio e ci siamo spinti sempre più in là arrampicandoci tra rocce sconnesse.
Metà strada del ritorno l'abbiamo fatta nuotando in queste acque invitanti e ci è sembrato più rispettoso della popolazione locale, che è molto pudica, fare questa nuotata vestiti.
Raggiunta la nostra 4x4 ci siamo asciugati e via sulle strade della catena montuosa dell'Oman verso un luogo che da secoli attrae l'uomo:
Il Deserto!
Lungo la strada troviamo un luogo per rigenerarci, un bar, per un bagno e una bevanda fresca e cosa troviamo?
Delle frittelline omanite... l'acquisto è d'obbligo, l'ingozzarci anche.



Una volta arrivati al più popolare deserto dell'Oman, la grande distesa sabbiosa di Sharqiyah Sands, che occupa il centro del Paese ed è conosciuto come Wahiba Sands, nome della tribù di beduini che lo popolano, ci fermiamo in un accampamento nomade, la tenda con le donne beduine è semplicemente straordinaria e le parole non riescono a descriverne la bellezza intatta.
Immersa nel deserto, in mezzo al nulla, è circondata solo da sabbia. Sabbia e ancora sabbia, dal colore arancio, sottilissima... sotto i piedi è calda, ma non scotta e scesi dall’auto per entrare nella tenda è piacevole: il contatto con la sabbia è morbido e avvolgente.
All’interno è come se il tempo si fosse fermato, in un momento storico non ben definibile ma dal sapore antico ed esotico. Una giovane è seduta su uno dei numerosi tappeti che ricorpre tutto il perimetro della tenda e ci invita ad entrare per offrici caffè e datteri. Il vassoio pronto con le tipiche tazzine omanite, senza manico e il vassoio in argento pieno di datteri parlano di un senso dell’accoglienza che solo le genti del deserto conoscono, abituate a una vita aspra eppure solidale. Tutt’intorno pezzi dell’arredamento tipico: vetrine ricolme di tazzine e piatti, bauli misteriosi e bellissimi, cestini ottenuti dalla lavorazione delle palme essiccate, brocche per conservare la preziosa acqua, cuscini dai colori sgargianti, piccoli oggetti di artigianato e l’immancabile incenso, che profuma l’ambiente in maniera naturale. 





Mentre guardiamo ogni dettaglio, cercando avidamente di imprimerlo nella mente, sopraggiunge dal retro della tenda un’altra donna, che indoviniamo più adulta. Il suo viso è coperto dalla tipica maschera beduina, diversa dal velo osservato tra Dubai e Abu Dhabi e differente anche dall’hijab diffuso a Mascate. Chiediamo di poterle scattare una foto, rifiuta gentilmente. Accettiamo di buon grado, un po’ vergognosi di aver fatto una richiesta simile, che fa tanto turista. L’immagine di questa donna che si aggira per la tenda con il volto coperto sarà tra i ricordi più belli del viaggio: dunque è vero che le foto più importanti restano impresse nel cuore e nella mente.
Fuori dalla tenda, gli immancabili dromedari si fanno accarezzare e mostrano tutta la loro docilità. Uno in particolare sembra quasi mettersi in posa per uno scatto!


Risaliamo a bordo del fuoristrada per una corsa nel deserto! Il nostro amico omanita rivela una tenuta di strada degna della Parigi-Dakar e le dune che appaiono all’improvviso non lo scompongono per nulla. L’auto è lanciata a tutta velocità verso… l’orizzonte.
Sta per tramontare e non vogliamo perdere questo suggestivo momento.  Ogni tanto nella distesa enorme del deserto incontriamo altri fuori strada. Per il resto solo sabbia. Tra un sobbalzo e l’altro, arriviamo. 



Ci precipitiamo fuori e cominciamo a correre: manca poco e il sole si eclisserà. L’atmosfera è indescrivibile. C’è un silenzio irreale, rotto solo dal suono del vento che solleva la sabbia da cui ci copriamo.
Il deserto è immenso. 
Sconfinato e immenso. 
E la palla di fuoco davanti a noi sembra ci abbia aspettato per uno scatto da conservare, prima di sparire all’orizzonte. Rimaniamo a fissarlo, l’orizzonte, comprendendo mai come in quel momento la perfezione che governa i meccanismi vitali, la grandezza del creato, la potenza della natura. 





La quiete che si respira è meravigliosa. Ci sediamo a bere una bibita fresca e a scambiarci le nostre riflessioni. 


Alle quali, evidentemente, vuole partecipare anche le lucertola che abita queste zone. Un geco bianco che si mimetizza con la sabbia e si avvicina rapido smuovendo appena la sabbia... L’impressione e la sorpresa sono tanti e lanciamo un grido, che lo fa allontanare a grandi balzi lasciando sulla sabbia le sue piccole impronte. Favoloso!!! 


Intanto il sole è calato del tutto, comincia a diventare buio e dobbiamo ripartire per non avere problemi a trovare la strada del ritorno: il fuoristrada stavolta procede più lentamente, ma sempre sicuro e illuminati dalla luce, ci dirigiamo a Sur, graziosa cittadina sul mare.
Il tempo di una doccia per ripulirci dalla sabbia che è ovunque e siamo a cena, su una terrazza affacciata sulla spiaggia, dove le barchette variopinte dei pescatori sono attraccate.
In sottofondo c’è un motivo che invita a ballare: pochi passi, un tentativo fallito di casquè….e caschiamo a letto, in un sonno che sembra letargo.



Commenti

  1. Questo è quello che dovresti fare come professione. Inviato o free lance in paesi lontani e affascinanti.

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