Sventrato come Hebron

10 Luglio 2018

Stamattina inizio con la preoccupazione, le due romane non hanno mai risposto ai miei messaggi di ieri e nemmeno a quello di stamattina. 
Ieri avevano l'aereo di ritorno in Italia e l'ultimo loro audio, delle 9.00, diceva che avevano passato dei primi controlli tranquillamente. 
Poi visualizzano ma non rispondono. 
Che sarà mai successo? 
Boh

Knafeh mattutina e solito taxi per il mukhayyam... Amjad ovviamente, dopo il saluto di ieri sera seduto con la sua shisha, mi lascia fare un po' come mi pare e in balia del "problemi tuoi". 

Raggiungo la stazione dei service, taxi cumulativi, e una signora in auto inizia a pormi domande in arabo, inutile dirle anche a gesti che non la capisco, lei continua fino a mandarmi palesemente a fanculo. 
Good morning! 


Ho la testa piena di pensieri... che fare? 
Mi informo per raggiungere il valico Sheikh Hussein a 90 km da Amman. 
Un service fino a Jenin e li chiederò. 

Oggi me la prendo di relax e programmazione. D'altronde Nablus è, si fortemente legata alle tradizioni ma, molto tranquilla e vivibile rispetto al suo opposto Hebron. 
A Nablus scorre una vita, apparentemente, normale dove la gente va a fare shopping, va in palestra, gioca a calcio, va al boowling piuttosto che a giocare a biliardo, nei bar la sera, al ristorante, nel parco con i bimbi, passeggia e ride serena. Anche se poi al campo è un continuo, ancora, chiedermi se mi piace Trump, se mi piace Israele e domande solite, ancora e ancora. 
Da esaurimento! 

Per strada si nota una popolazione giovane, molte donne in giro sole o a gruppi, non necessariamente accompagnate da maschi, anzi. 
Sono molto curate, trasmettono un senso di pulizia e lasciano scie di profumo. 
Hanno occhi profondi e curiosi. 
Fumano e guidano, leggono e studiano. Ed è proprio aver capito che la cultura è l'unica speranza a salvare questi giovani. 
Per studio possono avere permessi per l'Europa e magari esportare quello che sono e avvantaggiarsi da scambi culturali che aprono la visione del mondo, di contro riportare a chi non esce uno specchio più ampio di conoscenza e quello che uno scambio culturale e sociale ha insegnato loro. 
Di contro, mentre passa un gruppo di giovani donne con velo ma vestite in jeans e tacchetto, truccate e profumate, molti i maschietti che incrocio che lasciano quel senso di discarica abusiva; dico che si l'omm addà puzzà ma qui si va oltre ogni florida aspettativa! 
Come c'è chi studia c'è quello che non ha volontà e allora la sua fortuna è la bottega del padre o dello zio e magari si mette a fa il ciabattino, perchè qui alcuni lavori non sono ancora spariti, l'artigiano resiste ancora, come tantissime botteghe di sarti, ovunque sarti maschi. 

Poi ti spingi a sud, Hebron, e come dicevano i palestinesi della città senza business non c'è vita per cui si nota una città morta, sotto assedio presa tra la morsa di 800 coloni in mezzo a duecentomila palestinesi; gli ebrei rivendicano quella città, che per loro originariamente era chiamata Kyriat Arba, è la terra di Rachele, Abramo, Sara, Giuseppe, Giacobbe, Isacco, Rebecca e Lia. Qui Davide venne incoronato rè. 
È la seconda città più antica della Palestina dopo Gerico. 
Dopo Erode, i Romani, poi i bizantini, i musulmani, i crociati, e in seguito la conquista di Saladino; poi il regno d’Egitto, i mamelucchi e l’impero ottomano. Nel 1917 il Mandato britannico, nel 1948 la nascita dello stato di Israele; dal 1950 al 1967 Hebron è sotto il controllo giordano, ma con la guerra dei sei giorni nel 1967, la sponda occidentale del Giordano passa sotto controllo (viene occupata) di Israele. 

È una città carica di ricordi biblici, sacra per ebrei, musulmani e cristiani. 
Per Israele è una delle quattro città Sante dopo Gerusalemme, Tiberiade e Safed; 
Anche per i mussulmani è una città Santa con Medina, La Mecca e Gerusalemme. 
Abramo, il progenitore dei giudei, dopo il suo ritorno dalla Mesopotamia ha vissuto ad Hebron e di lì i suoi discendenti sarebbero scesi in Egitto. 
In questa città si additano ancora le loro tombe, di marmo prezioso e finemente lavorate. A sei stadi dalla città si mostra un immenso terebinto, e dicono che l’albero sia lì sin dal giorno della creazione.
I musulmani la chiamano Al-Khalil (l’amico) riferendosi al patriarca capostipite per gli ebrei, cristiani e musulmani, Abramo. 
Ecco spiegati per grandi linee i motivi di tanto fervore nel possedere questa città. Gli arabi, noti per essere grandi commercianti, a Hebron sono stati colpiti psicologicamente e non, proprio nel commercio. Il suq, che nel mondo arabo è il cuore pulsante della città, la sua anima, è stato portato a morire in modo da "uccidere l'anima palestinese". Il denaro non è la vita ma senza non si può vivere. 
Ieri ho comprato due cosette ad un prezzo più che irrisorio, cose che se avessi pagato 3 o 5 Euro andava bene, me le hanno venduta all'equivalente di 1€!!! Pur di vendere e di fare la giornata, e senza alcuna contrattazione... ad Hebron non me la sentivo di fare il berbero! 
Troppa l'amarezza in ciò che vedevo. 






La furbizia li non è di casa, i bambini di Hebron ti inseguono, con in mano vari braccialini con bandiera palestinese che provano a venderti e, quando uno di loro si spinge oltre, fino a piazzartelo su un braccio, se prosegui dicendo "grazie ma lo prendo come regalo", loro si fermano li; non c'è quella cosa, che notiamo con altri ambulanti, di piazzartelo e vendertelo "raggirandoti" con simpatia, no... li sono io con un sorriso dopo qualche passo a voltarmi e chiamare chi dei tanti mi ha messo il braccialetto... si avvicina... "tieni" e gli pago l'oggetto... tante cose ho visto nel mondo, tanti occhi ho guardato, tanti visi ho scrutato, con moltissimi bambini ho giocato... ma lui... il ragazzino di Hebron... mi ha regalato uno sguardo di gratitudine, un'espressione di sollevazione, qualcosa che non posso, non riesco e nemmeno oso raccontare su questa pagina... il suo sorriso di pace e amicizia è la cosa che più porterò nel mio cuore. 
Non ho fatto altro che la giusta cosa, non approfittare di un debole. Niente di cosi eclatante o straordinario, nulla. Normalità dell'animo umano. Dell'animo mio, di certo non un francescano o un mite, anzi. 
E forse per questo mi ha colpito di più il suo grazie venuto dal cuore e detto con gli occhi. 
Li a Hebron, capisci che un gesto semplice, un solo gesto, può avere una carica significativa forte e importante. 
Nessun bambino merita quello che subiscono i piccoli di Hebron o di altri posti. 
Nessun bambino merita di diventare un adulto pieno di rabbia. 
Penso a Vittorio Arrigoni e al suo perenne "Stay Human" e mi chiedo come sia possibile non rimanere umani davanti a questi occhi? 
Non sono forse occhi uguali ad altri coetanei? 


Vivono con la paura, magari se insistono tu chiami un colono e boom usa il fucile, eh già! In Europa andiamo anche noi maschi ormai col borsello a tracollo, a Hebron vanno col M4 un fucile d'assalto (!?!?) a tracollo. 

Il mio pranzo è bello leggero, Hummus (mi mette almeno 6 kg nella ciotolina, non finisce più), 6 felafel e due coke, se no qui sti ceci in mille modi non scendono. 
Osservo la strada di Rafeedya, i suoi negozi, la sua vita che scorre, due ragazzi si picchiano, ma è solo per gioco, tre ragazze con libri sottobraccio si fermano a guardare delle scarpe, un bambino col gelato, passa un'ambulanza...il sole è ancora alto, pago e vado via. 

Intanto Stefania l'assistente sociale romana si fa viva... non rispondeva attendendo il momento giusto per chiamarmi:  pozza sta buon cient'ann! 
Mi racconta dei controlli e delle domande in aeroporto, ha avuto piccoli problemi per due timbri sul Marocco... azz!!! 
Allora mi preparo con i miei. 
Vabbè ... la mia ansia passa. 
Figuriamoci, io non ho ne reflex ne altra elettronica dietro... bensì solo la buona e vecchia carta e penna!!! 

Un viaggiatore di altri tempi, direbbe qualcuno. 

Questo viaggio mi serviva, e la necessità era proprio questa, di vagare DA SOLO per strade non conosciute, per incontrare altri visi, altri sorrisi probabilmente più sinceri di quelli che mi hanno circondato fino a ieri... io dovevo e devo ritrovare me stesso, dare quelle risposte inattese a troppe domande che mi frullano in testa da parecchio tempo, con aggravi su aggravi. 
Sembra facile. Fosse facile.

Una cara amica quando parlammo della mia ennesima idea di viaggio "strano" mi disse "Fà, ma tu un bel villaggino vacanze a goderti le ferie e ritemprarti no? A godere dei mondiali di calcio no? 
Ma cosa vuoi capire ancora di te stesso?" ... 

Non lo so... so solo che mi sono perso... ho fatto il peccato più grande che un uomo possa fare, non sono stato felice. 
Mi sento come Hebron 
Parlo di quella felicità fatta di piccole cose... e spesso quelle piccole cose sono l'affetto incondizionato dei più piccoli. 
Lavorare con loro è come se fermasse il mio tempo che avanza inesorabile. 
Manca qualcosa vero... nonostante io abbia raggiunto ogni mio obiettivo nella vita... ma qualcosa mi è sfuggita... l'ho spesso confusa. 

Dopo la giornata a pensare, che a un Capricorno fa abbastanza male, scendo a gustarmi la prima semifinale dei mondiali di calcio, mentre il calciatore più forte del momento va alla Juventus... eh vabbè... non c'è mai fine al peggio. 
O forse si, la Francia va in finale. 




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