Sincretismo e trasporti

É il secondo giorno tra le strade de L'Havana.

Alle 7.00 siamo già operativi e usciamo poco dopo. 


Il caldo ancora sopportabile ci spinge sul Malencon, il lungomare della capitale cubana. Auto che ricordano il passato florido della Detroit anni '50 passano in ogni direzione con lo sfondo dell'oceano da un lato e palazzi fatiscenti dall'altro... fino all'Hotel Nacional storico albergo di lusso, famoso per la conferenza dell'Avana del 1946, celebre incontro tra i capi-mafia americani, un episodio che Francis Ford Coppola ha messo un scena ne "Il padrino II".






Dopo una bella passeggiata di un'ora, raggiungiamo Callejon de Hamel, un posto unico nel suo genere. Una strada di appena 200 metri, nel quartiere degradato di Cayo Hueso; una baraccopoli divenuta una comunità culturale tutta pitturata e adornata con materiale di riciclo simbolo della cultura afro-cubana. 

A Callejon de Hamel ci si immerge in un'atmosfera magica e speciale, é il simbolo della simbiosi unica della influenza nera nel Caribe. Divenuto celebre per suo merito, é un progetto voluto dal pittore e scultore Salvador Gonzalez Escalon: ce lo illustra Juan un giovane di 32 anni che dimostra molto meno della sua etá e che ci tiene a dire di aver studiato storia all'università. L’ingresso avviene tramite una strana porta di pietra carica di simbolismo: rappresenta un tempio nella cui pietra, secondo le credenze del popolo Yoruba, è custodita l’energia degli Orisha, le divinità africane



Dentro é tutto murales colorati, immagini, graffiti, sculture e istallazioni con elementi in disuso e oggetti riciclati, che vanno dalle biciclette alle vasche da bagno, decorate con citazioni e disegni, per riprodurre simboli e Dei degli Yoruba, che rappresentano i desideri, le ambizioni e credenze della gente. 





Incuriositi, sbirciamo dalle finestre di alcune case e notiamo candelabri pieni di candele accese per venerare divinità a noi sconosciute; infatti questo complesso di murales e sculture é ispirato dalle diverse religioni praticate nel paese, fenomeno volgarmente chiamato “Santeria”, esempio di sincretismo religioso dovuto alla fusione tra Cattolicesimo e credenze africane Yoruba. Santeria é il nome dispregiativo usato dagli spagnoli per denigrare a stregoneria queste pratiche.





Siamo affamati e la colazione vogliamo farla nel nostro posto preferito sulla calle Obispo: prendiamo un taxi a pedali, o bicitaxi, dopo aver curiosato in piazza dei martiri tra venditori e acquirenti di mango e papaya.

Questo risciò, famoso mezzo di trasporto ecologico cubano, é spesso usato dai turisti, se ne vedono a bizzeffe tra le strade del centro de L'Havana. Possono portare al massimo due persone e il prezzo si contratta in base alla distanza percorsa. Si paga in pesos, ma al nostro ventiquattrenne tassista a pedali noi paghiamo nei ben voluti euro; ci sentiamo di fare un regalo a questo bel ragazzo volenteroso, che si spacca letteralmente le cosce pedalando tra le strade dissestate di una città che, causa embargo, offre poco a queste nuove generazioni. 




Sono ormai lontani i fasti dell'Avana coloniale o di quella degli anni '30 del novecento. Oggi tocca "buscarse la vida" ogni giorno ed é ammirevole vedere giovani belli e forti, che, sempre sorridendo, vanno avanti e dietro pedalando con carichi di occidentali che sfiorano i 200kg. 

La rivoluzione di Fidel e Guevara portò l'istruzione ovunque nel Paese, fiore all'occhiello fu l'abolizione dell'analfabetismo; la medicina é ancora oggi considerata la migliore al mondo ma... un medico oggi guadagna tra i 35€ e i 40€ al mese!!! 

Causa embargo non arrivano medicinali e nemmeno le semplici siringhe. tutto questo é solo colpa del Socialismo? 


La colazione buona, varia e abbondante, ci permette di riposare e riempire le nostre cellule di ogni tipo di vitamina proveniente dai ricchi e gustosi frutti tropicali.

Fabrizio entra in uno stretto ingresso di un palazzo che sembra essere nei quartieri a Napoli per un favorevole cambio. 




Il giro a piedi per le vie de L'Havana Vieja inizia piacevolmente, finché il caldo pazzesco non ci stende. 



Il templete in piazza delle armi é una stanzetta con un affresco che ricorda la prima messa celebrata dagli spagnoli.



Piazza San Francesco d'Assisi, affascinante e caratteristica e alle sue spalle, in una piccola viuzza, calle Churruca, ci imbattiamo in dei binari tronchi, dinanzi a una carrozza del 1900, il treno Mambí attrazione poco sponsorizzata. Realizzato negli USA all'inizio del secolo XX°, il vagone Mambí é unico al mondo, non esiste un vagone simile, si fabbricarono solo 3 vagoni, il numero 97, 98 e 99 su richiesta del padrone della Pennsylvania Railroad Company, per essere usato solo dall'esecutivo della compagnia o da personalità politiche. 



Il numero 97 é oggi nel museo ferroviario in Pennsylvania, il 98 "dorado" ha prestato servizio in Messico per il rappresentante della compagnia e questo, il 99, é arrivato qui a Cuba nel 1912 dalla Florida su una nave e faceva parte di un servizio intermodale tra l'isola e il continente. Venne destinato a la Cuba Railroad Company e percorse la via da Villa Clara alla parte orientale del Paese. Il suo presidente, tale Horario S. Rubens, era solito ispezionare le proprietà sull'isola comodamente alloggiato nel vagone. 


Questo Rubens fu avvocato del PRC (Partido Revolucionario Cubano), fondato per contrastare il colonialismo spagnolo ed era molto amico del patriota, nonché scrittore, José Martí. Per questo il treno prese il nome dato ai combattenti indipendentisti creoli: Mambí. 

Quando Tomás Estrada Palma, il leader del PRC divenne primo Presidente della nuova Republica de Cuba indipendente, Rubens gli facilitò l'accesso a tutto il Paese facendogli utilizzare il Mambí.





É come se il tempo si fosse fermato. Il vagone è perfettamente conservato e fa quasi impressione visitarlo perché temiamo di sciupare la bella atmosfera. Oltre al letto, in alcuni casi due, gli scomparti per la notte hanno bagni dotati di ogni comfort per l'epoca. Addirittura una bella vasca da bagno e puliti asciugamani.

C'è anche il soggiorno con un comodo tavolo e una credenza e ovviamente le cucine dove preparare pranzetti e boccadillos. 




Unico, tragico, neo: nel treno fa un caldo disumano. È più caldo del caldo orribile che si avverte per strada e dobbiamo fare ricorso alla liquirizia provvidenzialmente con noi per non svenire! 

Proseguendo per le viuzze puzzolenti, piene di gente che va e viene o che sta seduta per meglio affrontare il caldo, raggiungiamo la piazza vecchia, la fabbrica del cioccolato e un locale classico senza muri e senza gente dove rinfrescarci un po' e sorseggiare qualcosa di fresco. Entriamo in un palazzo stile secolo XVII° con arredi e ringhiere in legno, al piano superiore il negozio di sigari cubani. Entriamo e ... nulla! Gli scaffali sono paurosamente vuoti. Non arriva la merce e non si sa quando arriverà, "ma arriverà" dice sicuro il commerciante, mentre dá una boccata al suo di sigaro.

La cattedrale la troviamo nuovamente chiusa e perdendoci verso il castello del moro, decidiamo che un giro in Cadillac o Chevrolet va fatto. Contrattiamo e un piccolo e magro cubano con cappello da baseball e pettorina rossi, che sembra più un sardo che un caraibico, va a trovarci l'auto che vogliamo fortemente decappottabile.

E con Wilson al volante, andiamo in giro per le strade famose, fino alla piazza della Rivoluzione, dove dalle facciate di due edifici giganteggiano i visi in metallo di Camillo Cienfuegos e Ernesto "Che" Guevara, gli eroi della Rivoluzione del 1958.

Nel mezzo della enorme piazza il mausoleo dedicato a José Martí, patriota ed eroe cubano. 


L'auto, che ci spiega Wilson, va trattata como una vieja senora o Como una virgen, ha qualche problema con il radiatore. Ma niente paura: mentre noi facciamo foto in tutte le pose, Wilson si procura l'acqua necessaria fino alla prossima sosta. Può sembrare folle a noi altri, ma del resto se nn si trovano i pezzi di ricambio, non hai otra solution. E poi il cubano ama la lentezza, prendersela con calma. Non a caso il proverbio italiano che più ripetono quando sentono che veniamo dall'Italia è Chi va piano va sano e va lontano!


Doccia obbligatoria dopo la lunga giornata per le vie della capitale e andiamo a fare aperitivo in piscina vista Havana all'ultimo piano del Grand Hotel Manzana Kempiski con l'intento di goderci il tramonto infuocato dell'isola caraibica.

La serata é piacevole, il clima pure, la compagnia la migliore. Tutto troppo bello, infatti... qualche intoppo col pagamento possibile solo con carta di credito. Ne usciamo vincenti e affamati. 


Via subito sul Prado, alla ricerca dell'Asturiano, locale consigliatoci dal nostro, ormai, fidato Barbaro. E anche questa volta non disattende le aspettative:  dall'Asturianito mangiamo di molto bene un piatto creolo per due. Il locale è in stile spagnolo dentro un edificio poco rassicurante, ma con una lunga coda di persona fuori. I camerieri gentili e sorridenti. Chiudiamo con un pezzo di torta, buona... ma ... siamo italiani in questo, con i dolci siamo troppo abituati bene e sta mappazza al cocco non ci gusta. Al tavolo accanto al nostro due uomini italiani, palesemente over anta, si accompagnano a due ragazzine che avranno al massimo 20 anni, se pure. I  modi viscidi, unti, parlano per loro. Purtroppo Cuba per molti personaggi è anche questo.


Sulla via del ritorno, una sosta nel parco centrale dove da un portico di uno degli hotel esce musica cubana e gli autoctoni si sbizzarriscono nella danza, felici e spensierati.

Finalmente a letto dopo l'ennesima doccia. Domattina un taxi collettivo ci portera ad ovest, nella provincia di Pinar del Rio.

L'avventura continua!



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Ciao Povery