Portare dentro quei sorrisi, le parole, gli sguardi, i visi ... Arrivederci Cuba!

Siamo arrivati all'ultima puntata di questo viaggio nei Caraibi lungo le strade di Cuba.

Settembre volge al termine, la scuola è ripresa da un pezzo, forse persino il plaid a quadri ha fatto la sua comparsa in camera da letto.

Ma è proprio con la giusta distanza temporale che si ottiene una esatta prospettiva sulle cose.

Cosa ricorderemo dunque di questa fantastica avventura nel nuovo continente? Cuba è un paese così bello e così particolare che merita di essere visitato. 

Noi non possiamo non pensare a tutto quello che i nostri occhi hanno visto e le nostre orecchie hanno ascoltato.

Uno spagnolo di difficile comprensione per chi non mastica la lingua, perché i cubani, proprio come gli andalusi, tendono a mangiare le finali, a parlare in "dialetto" e a correre ...

Ma sono soprattutto i volti quelli che non dimenticheremo mai.

Quello di Olimpia, a Vinales, una donna di una grande dignità capace con i suoi occhi verdi di attraversare il tempo e lo spazio e rimanere impressa come un tatuaggio sulla pelle.

Quello di Papita e quello del suo René, una coppia affiatata, che sembra aver scoperto il segreto per vivere 40 anni insieme e andare d'accordo come da fidanzati. L'atmosfera familiare respirata in casa loro, i sorrisi, gli abbracci non sono stati diversi da quelli che ci regalano, dalle nostre parti, le vecchie zie, premurose e attente.

Quello di Juan, trentaduenne guida riconosciuta, della colorata Callejon de Hamel. Cosi fresca quanto dignitosa mentre ci racconta dei sacrifici che fa per continuare gli studi e portare a casa del pollo ai suoi fratelli più piccoli.

Il viso del Frances, coltivatore di tabacco nella splendida valle de Vinales. Un viso furbo, una pelle ben rasata, orecchie a topino e due folte e nere sopracciglia che incorniciano una dentatura bianca e perfetta, nonostante i tanti sigari che fuma ogni giorno. 

Quello di Larissa la giovane biologa di Trinidad, una fiera cubana, convinta sostenitrice del socialismo, che ci tiene a fare sapere al mondo tramite i turisti che se ti "inventi" un lavoro, anche a Cuba puoi vivere e non importa se dopo gli anni di studio all'università, lei vive vendendo pregiati ricami fatti di sua mano. Il bloqueo è duro da sopportare ma l'indole dei cubani, nel cui DNA scorre sangue africano, spagnolo e creolo, lo è di più. E i dettami di Fidel nemmeno per ipotesi devono essere messi in discussione.

Quello di una anonima coppia che a Trinidad ha ballato tutta la sera in piazza, sotto l'occhio divertito dei turisti: non particolarmente belli, lei con dei denti mancanti sull'arcata superiore, per questa ennesima serata danzante si è agghindata con un vestitino rosso di dubbio gusto da cui però si indovina un fisico sodo, snello, regalo di quegli antenati portati qui su navi negriere. I piedi suoi e del suo partner sfiorano appena il suolo, in un susseguirsi di passi appresi naturalmente, senza necessità di frequentare corsi e lezioni. (E Milly Carlucci e la cricca di ballando con le stelle, muti!)


Il viso scolpito dal sole sotto il baffo da attore di film western del custode della fabbrica di zucchero in disuso.


Lo sguardo malinconico della cartomante nell'Avana vecchia, che, con un iconico sigaro spento, si destreggiava tra passato e futuro dei passanti che avevano l'ardire di sedersi di fronte a lei. 


Quello fiero sotto il tipico cappello a falde larghe di paglia del campesino Miguelis, che da decenni cura le terre regalategli da Castro dopo aver vinto la rivoluzione.

Il tagliatore di cocco sulla selvaggia Cayo Jutias, che sembra un rapper ma è un grande pescatore di aragoste.

Ancora, il paffuto viso del fabbricante di sigari a Trinidad, mentre stende le foglie di tabacco essiccate... credeteci, i migliori dell'intera Cuba, altro che Cohiba e Partagas!


Quello di Frate Lazaro, responsabile della chiesa di Remedios, il primo religioso magro e realmente modesto che incontriamo in vita nostra. La sua pacatezza difronte all'enormitá dei problemi di questo Paese è un grande insegnamento. La sua preghiera per noi una vera benedizione. 

Quello dell'artista di Santa Clara, personaggio istrionico, autore di spettacoli canori, che mostra a tutti il suo passaporto e a noi italiani parla dell'amore per Firenze.


Quello di  Maria, una paffuta cameriera che ci racconta non senza commuoversi, che aspetta con ansia di rivedere il figlio da un anno negli Usa, dove lavora. Lei a Cuba ha ancora la madre e un altro figlio,molto piccolo. Vorrebbe essere in entrambi i luoghi, ma non si può e nell'attesa di una sistemazione migliore, accumula mance su mance, sempre con il sorriso sulle labbra. La vita è dura, ci ha detto, ma non si può che andare avanti, non c'è alternativa!

E quello del nostro miglior autista... Nelson. Che racchiude tutto quello che é occidentale, in una unica persona caraibica. Compresa la moglie di vent'anni più giovane.

E gli innumerevoli volti sorridenti e furbeschi dei bambini incontrati per le strade delle iconiche città caraibiche.



Gente strana, quella cubana. Un po' dolente, forse malinconica, eppure sempre pronta a ballare i ritmi caraibici, a fare Fiesta. 

In quei volti mulatti, appoggiati stancamente sul polso a fissare il mare, sembra quasi di scorgere l'antica sofferenza degli avi, condotti schiavi fin qui in catene e trattati come bestie dai conquistatori spagnoli. Dolenti ma resilienti e sempre fieri, la pelle baciata dal sole caraibico racconta di un'indolenza solo in parte vinta dal ron e dalla profondità del mare, che avvolge tutta l'isola con il suo blu dalle mille sfumature. 

Grazie per averci seguiti! 

Al prossimo viaggio...



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