Testa e piedi

09 Agosto 2018

Monte Carmine - Lavangone - Monastero delle Clarisse - Potenza Cattedrale

Una notte comoda dove ho dormito come un sasso, la sveglia l'abbiamo posticipata di mezz'ora. 
Saliamo sul terrazzamento della struttura per le lodi mattutine. 
Il risveglio dal monte Carmine è sempre emozionante. 
Quasi come un obbligo le lodi mattutine, io che sono sempre controcorrente non tanto gradisco il dover fare, mentre appena sveglio non voglio assolutamente nemmeno che mi si parli figuriamoci che mi si dica di sbrigarmi; i miei bisogni primari non coincidono con il volere altrui, se mai preferisco pregare con i piedi e aggiungere qualcosa camminando. 

La colazione con un bicchiere di latte e qualche fetta biscottata con marmellata, un paio di caffè ai più adulti. 
Prima di partire, qualcuno mi chiede ancora di curargli le vesciche. Mentre sono li in camera a operare, vengo a più riprese richiamato, sembra non fosse il caso di medicare adesso. 
Ovviamente proseguo con il "lavoro" e poi devo dedicarmi a me stesso... c'è bisogno anche di espletare dei bisogni fisiologici e ognuno col suo tempo. 

Il cammino è una metafora della vita, non è detto che quello che uno pensa di fare o crede sia giusto in quel momento vada bene per un altro. 
Ogni individuo ha necessità sempre differenti, chi ha bisogno di affrontare i suoi mostri quando il suo cervello glieli sbatte in faccia. 



Quando esco sono ancora tutti li, nonostante avessero urlato che partivano. Io ho voluto partire per ultimo, insieme a me il quindicenne Doc. 


Per quanto io vada piano a un tratto il passo-pensiero mi spinge più avanti con due ragazzi. Resta con me solo Doc e, spiegandogli le strade e i posti a me noti, imbocchiamo la salitina che porta a c/da Badia, subito sopra buttandoci a destra scendiamo un tratturo che ci fará tagliare fino alla Frazione Cicolecchia.



 Puntiamo la valle in direzione Avigliano Scalo passando per vari aglomerati di case. 
Finalmente in c/da Lavangone incontriamo un uomo che ci regala due noci pesche e una signora, zia Carmela, che ci dice essere la zia di una ragazza che cammina con noi. 
Stiamo bene anche se io non provengo da giorni semplici per via delle mie "riunioni di condominio" tra intelletto e sentimento. 



Incontriamo una coppia di cavalli vanitosi che sembra amino farsi fotografare 


e raggiunta la ferrovia siamo in due minuti alla chiesetta della contrada, ma non troviamo nessuno. C'è solo zi' Canio, un anziano signore che abita nel borghetto dinanzi la minuscola chiesina, che ci dice che Don Carmine passa di li solo la domenica per la messa. 



Non è la prima volta che nessuno dice o sappia dove sia la destinazione, ieri qualcuno mi indica la Chiesa Madre di Avigliano per poi correggermi quando ero già sopra al paese e quindi siamo dovuti ridiscendere la ripida discesa; oggi ho chiesto a più riprese dove si doveva arrivare e tra Lavangone e Scalo di Avigliano non si riusciva a capire, alla fine raggiungiamo l'unica chiesetta, Spirito Santo, del posto e non vi troviamo nessuno. L'informazione arriva mentre siamo come due fessi sotto un alberello, che il ritrovo era la scuola. 
Io non ce la faccio più... il ginocchio, la testa, il cuore... è tutto sovraccaricato. 
Mollare non ha mai contraddistinto il mio carattere ma non mi ha mai portato nulla di buono perseverare, e con le persone e con le situazioni. 
Alla fine sono in ferie e forse è più giusto starmene in casa a rilassare mente e corpo. 

Mi fermo in stazione e nella fresca sala d'aspetto, priva di sedie, mi distendo a terra. Il pensiero di fermarmi qui è presente. 

Forse oggi ho bisogno io di una spinta... arriva dal nulla la mia amica di una vita Elena, sempre pronta a supportarmi... lo fa anche oggi e mi colpisce nel mio punto debole "esci e vaglielo a sire tu ai ragazzi che lasci e torni a casa, diglielo guardandoli negli occhi"... così è scorretto... dopo aver visto la mia delusione, la mia fragilità e la mia paura di condividere il mio dolore ci alziamo e riprendiamo da dove avevamo lasciato. Mi sono fidato di lei, come sempre. 

Il cammino riprende e per ultimo inizio la lunga strada in saluta fino a c/da Botte insieme al salesiano Federico. 
Mi "stuzzica", mi sprona, mi punge e ne esce l'inizio di un dialogo profondo. 

Forse abbiamo sbagliato ad allungare per passare da qui, come ritenevo io, perché la strada in salita da Tiera la soffriamo tutti, nessuno escluso. 

Qualche giovane cede e sale sulle auto della comunità di Don Carmine che ci seguono. 
Io non mollo un caxxo! 
E la mia gioia sale quando vedo altri non mollare, qualcuno forse cede lo zaino ma arriverà al Monastero delle Clarisse con i suoi piedi. 
Anche Meri che ha vesciche, che ormai sono piaghe, sotto i piedi e un ginocchio che si scoprirà avere del versamento, arriva ostinata con le sue forze in cima. 

Gi ultimi chilometri sono tosti per me ma sono aiutato dalla compagnia di Arianna e Francesca, tra lo scherzare e il prenderci in giro la sfanghiamo... ecco il Monastero! 

Purtroppo qualche giovane che è salito in auto e ha già mangiato, non pensa di lasciarci il posto quando ci vede accomodarci a terra. Io mi siedo vicino ad Angela, che sento sempre più amica, una persona eccezionale. 
Il pranzo è da far girare la testa a un Lucano Doc, parmigiana di melanzane e poi delle cotolette di melanzane con scamorza, per chiudere i dolcetti fatti a mano dalle suore che sono una prelibatezza. 

Ci aspetta l'arrivo vero e proprio in Cattedrale a Potenza... indossiamo nuovamente le calzature e via pronti per la discesa che ci porta in città, per me la vista scendendo è bellissima...la mia città che amo e odio, quella che mi ha dato più brutture che cose belle, che però involontariamente mi ha forgiato, ha forgiato il carattere di saper atare con chiunque, belli e brutti, buoni e cattivi, la città che con le sue strade mi ha insegnato a farmi valere per altre strade in giro per il mondo. 
Me la guardo dall'alto, prima dell'arrivo all'Epitaffio, alla sua famosa fontana... "Benvenuti a Potenza", recita il cartello stradale... casa, le mie radici, strano entrare a casa propria a piedi. 
Chi mi precede decide di allungare il percorso, io dopo Lavangone ho deciso di accodarmi al gruppo e mettermi un po' da parte. Mi sento spesso "accusato" di voler fare a testa mia. 
Alla storica chiesa di Santa Maria ci fermiamo per decidere quale via intraprendere, via breve ma intensa o via più lunga e più leggera? 
Si sceglie la via lunga, dove poter dare testimonianza passando per tutta la via principale del centro. 
Nemmeno a dirlo io non sono d'accordo. 
Siamo a pezzi, oggi abbiamo esagerato e per di più alle 19 c'è la celebrazione, non avremo tempo per lavarci e rilassare un po' le nostre membra. 
Fatto sta che io a metà strada mollo il gruppo e "taglio" pe la storica e bella Villa del Prefetto, arrivo in Cattedrale dove trovo un vecchio amico a timbrarmi la credenziale e una ragazza e suor Adelia ad accogliermi e indicarmi il salone dove mollare il bagaglio. 

I maschi hanno i bagni nella struttura nella chiesa di San Michele, le donne nell'ala dedicata al noviziato del Vescovado. 
Io chiedo di usare quello nel vescovado e giacché le ragazze che ci sono a breve finiranno di prepararsi e andranno a messa e quelle del mio gruppo arriveranno alle 19 in punto e senza lavarsi faranno parte del coro in Cattedrale, io ho via libera e il benestare della simpatica e attivissima suor Adelia. 

Durante la mia attesa nelle scale del noviziato, sale una ragazza, subito mi presento e giustifico la mia presenza li, essendo senza velo non capisco subito che si tratta di una suora; prima va a controllare le ragazze in bagno e poi mi invita a usare la sua stanza che è libera in quanto ora tutti ma proprio tutti andranno alla celebrazione con il Vescovo. 
Accetto e salto la messa, ho bisogno di un bagno e di ricaricare le pile morali e fisiche. 
Dalla finestra mi intravede Don Giuseppe, una delle persone che stimo di più al mondo e che ogni volta a Potenza inseguo per poterlo salutare e avere la sua tirata di orecchie, mi chiede che ci faccio li dentro e rispondo che so pensando di farmi suora. 

La serata è molto bella, la cena comunitaria e ottima, noi che ci sentiamo sempre più gruppo, Azia che suona il pianoforte nel salone dove dormiremo, qualche piede da sistemare sgonfiando vesciche, sorrisi post stanchezza e post nervosismi, gesti di amicizia che non ti aspetti, e quelli invece che conosci. 

Con Nico approfittiamo per uscire per le vie del centro città e bere una birra dissetante, Salvatore, Federico e altri non capiamo dove siano. 
Qualcuno diceva che io non ho amici, infatti camminare per la via Pretoria per me è sempre una via crucis, nel senso che mi fermo a salutare persone ogni 3 metri... ma tant'è!!! 




Nel rientrare, io e Nico, incontriamo il gruppo di Salvatore che proviene da Piazza Mario Pagano. 
Scegliamo il posto e ci piazziamo. 
Intanto Don Federico mi invita a occupare nella sua stanza l'unico letto libero, già conosco i suoi risvegli mattutino ma accetto. 
Non so se domani a Fonti avrò un materasso o il pavimento e comunque a Roma dormiremo a terra all'aperto, per cui mi tuffo in branda. 

Giornata piena, leggera, pesante, comunque ricca. 

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