il Rif

~ VIII giorno ~

Sveglia all'alba, dobbiamo raccogliere tutta la nostra roba, cianfrusaglie comprese, e raggiungere Bab Bou Joluod unico punto dove prendere un petit taxi rosso, che ci può portare alla stazione dei bus GT. 
Siamo insieme ad una coppia italiana conosciuta nel nostro Riad da favola, anche loro devono raggiungere la nostra stessa destinazione. Il ragazzo mi aiuta un po' con i bagagli, pesantissimi, mentre percorriamo la - ancora per poco - desolata Medina. 

Desolata si fa per dire, perché già c'è gente in strada e, spesso, sono le stesse facce che vediamo a tutte le ore, incluse quelle notturne.
La domanda è dunque spontanea: ma questi quando trovano il tempo per la vita privata, leggasi per riprodursi? Eppure figliano come a che!!!??? Misteri del Maghreb!

Purtroppo non possiamo dividerci il taxi, ognuno carica solo tre persone. Poco male, carichiamo un secondo taxi e prima di salire mostriamo 20 dh, 2€, di più non gli daremo. 
Il sole inizia a salire, sarà una bella giornata calda oggi. Mentre aspettiamo, ci rilassiamo per un caffè espresso al bar della stazione e non è affatto male. 

Alle 8.00 puntuale il bus è pronto per partire, al controllo ci fermano perché manca il biglietto per le valigie. Torniamo indietro a farlo, nemmeno 90 centesimi di euro tutto. 
Finalmente siamo seduti ai nostri posti e inizia il viaggio verso il Rif, quella regione caratterizzata da zone montuose e boschive del nord. 
Il Rif è una catena montuosa, che presenta pendici scoscese che spesso terminano direttamente sul mare con ripide scogliere, che contrastano fortemente con le dolci colline dei dintorni di Tangeri. In senso più ampio il Rif comprende tutte le zone montuose che si estendono ad arco da Tangeri fino alla valle del Moulouya.

Questa catena montuosa non è molto elevata e nei punti più alti supera appena i 2000 m e tra le cime più elevate c'è lo Sfiha Telj, che sovrasta Chefchaouen, la nostra destinazione finale.
Su queste montagne, in mezzo a questi boschi di cedro, sono tante le piantagioni di canapa indiana.

Il viaggio da Fez a Chefchaouen, la famosa città blu, dura quasi quattro ore tra curve e qualche sosta, ma soprattutto sotto il gelo dell'immancabile aria condizionata del bus. Oggi è davvero gelida, tanto che anche Fab opta per felpa (sempre presente nello zaino) e kufhya.
Una sosta ci permette di fare colazione con un frullato spettacolare di avocado e un tea alla menta, e di acclimatarci un po'.

Anche altri viaggiatori provano lo stesso nostro disagio nel bus che nel frattempo è diventato la cella frigorifera di un macellaio.

Il viaggio riprende, dopo una sosta passeggeri a Ouazzane e qualche altra curva fatta sempre nello stile marocchino... derapando.

È mezzogiorno quando arriviamo a Chefchaouen.
Bisogna prendere un taxi per raggiungere la famosa medina.

La porta d'ingresso è Bab Souk e fortunatamente a meno di cento metri si trova il nostro piccolo albergo.
Andiamo a vedere se possiamo già prendere possesso della camera.
Purtroppo no, e riposiamo un pochino sulla terrazza all'ultimo piano: bella e accogliente.

Siamo stanchi e vorremmo riposare, ma non resistiamo e dopo avere lasciato i bagagli ed esserci dati una risistematina, ci tuffiamo nel gomitolo di stradine blu. 

Un sogno che si realizza.
Chefchaouen è meravigliosa, semplicemente bellissima!

Le tonalità di blu sono stupende e qualunque vicoletto o anfratto, merita di essere visto e fotografato.

Scalette, finestrelle e poi ancora i maestosi e antichissimi portali, gradinate che affacciano sulla valle: questa cittadina è incredibilmente bella.

Piccolina, una passeggiata approfondita consente di percorrerla tutta, ma senza dubbio, affascinante e romantica.

È assai suggestivo sorseggiare su una terrazza della limonata con menta, mentre il richiamo del muezzin scandisce il tempo.

Tutto intorno un po' di turisti, sorridenti e felici proprio come noi e tanti gatti che paiono mettersi in posa per uno scatto da Instagram!

La gente del posto è assai diversa da quella incontrata nel Sahara. l'Europa è a un tiro di schioppo e si vede, anche nell'architettura che qui ha un retrogusto andaluso.
Anche i tratti somatici sono più simili ai nostri e nessuno indossa il turbante, perché non ci sono tempeste di sabbia.
In compenso, numerosi loschi individui ci avvicinano per offrirci erba! 
Decliniamo l'offerta, con qualcuno un po' più insistente, dobbiamo proprio specificare "non fumiamo"... quello ci manca, pensiamo, mentre la stanchezza rende le gambe pesanti. I polpacci fanno male, le spalle sono doloranti. 

Mangiamo perché dobbiamo, abbiamo fame, ma in realtà iniziamo a sentire nostalgia di sapori di casa.
Optiamo per del pesce, ma la scelta non si rivelerà all'altezza delle aspettative! Spacciano per grigliato, un calamaro bollito e sciapo!
Ma ci badiamo poco: siamo felici dell'ultimo scatto che abbiamo collezionato accanto a un curiosissimo pappagallo.
È poco distante dal ristorante e il proprietario chiede 10 dirham per una foto.
Non resistiamo! 
I pappagalli in realtà sono diversi, elegantemente appollaiati su un trespolo.
Siamo tornati bambini.

Torniamo in albergo molto molto stanchi. Vorremmo chiudere le valigie perché domani si parte da Tangeri, ma preferiamo dormire subito. L'aereo è alle 20,40 e Tangeri non dista più di due ore. Abbiamo tutto il tempo per fare con calma e regalarci qualche ora di relax con Morfeo.

Commenti

Post popolari in questo blog

Portare dentro quei sorrisi, le parole, gli sguardi, i visi ... Arrivederci Cuba!

Sincretismo e trasporti

Ciao Povery