Strasbourg... tra Francia e Germania

Anno nuovo, viaggio nuovo!

Benvenuto 2023!

Eccoci nuovamente con la valigia pronta e lo zaino in spalla, direzione: Germania, Baden Wuttenmberg , dove rimaniamo il tempo di atterrare e dirigerci al vicinissimo confine con la Francia. 
L'aeroporto é piccolo, abbastanza spartano, c'è solo l'essenziale.
Siamo assonnati, un po' stanchi ma l'adrenalina di riprendere i nostri giri ha il sopravvento.
Noleggiamo l'automobile e a bordo di una Skoda Fabia ci dirigiamo verso il territorio francese.
L'aria è mite, anche se il cielo nuvoloso promette pioggia.

Ci aggiriamo dentro il paesino di  Rheinmüster prima di immetterci nella superstrada che di uguale a quelle del Belpaese ha solo i cartelli stradali con fondo azzurro, per il resto tre corsie comode e veloci... 41 km tra auto di grossa cilindrata e camion in un traffico scorrevole.
Lasciamo presto la comoda superstrada, puntiamo il Reno per entrare in territorio francese, Kehl più che un comune tedesco ci sembra la periferia della capitale dell'Alsazia.

Strasburgo ci accoglie come una tranquilla cittadina, ancora un po' sonnecchiante.
Raggiungiamo molto agevolmente l'albergo, tra un canale e un parco con campetti e tavoli da tennistavolo in pietra.

Alla reception del nostro hotel una giovane con lineamenti e stazza da cantate di un coro gospel e accento tipicamente fiorentino dice che qui si vive bene ma che l'Italia è un'altra cosa...
Puoi giurarci, ma non sempre in meglio ci distinguiamo in bene!!!

Cerchiamo e non senza fatica troviamo un posto gratuito dove parcheggiare il mezzo. Camminiamo a passo svelto, vogliamo immergerci in questa realtà che porta elementi da entrambi i Paesi da cui per anni è stata contesa.

E le decorazioni natalizie, bellissime, rendono ancora più pittoresco il tutto.
Un'accademia della birra da un lato e un negozio pieno di addobbi di ogni genere ci fanno da cornice nel nostro andare.

La prima tappa è la piazza della cattedrale dove svetta una struttura fantastica, "miracolo di gigantismo e delicatezza" come la definí Victor Hugo, che per anni è stata la più alta d'Europa: ben 142 metri. 
Dopo l'incendio che distrusse un'antica basilica romanica del 1015, ci vollero tre secoli per vedere l'attuale struttura completata. 

Oggi é un mix di romanico, parte della cripta e l'abside, e gotico, arte che fino al 1225 era sconosciuta e venne insegnata da un architetto sconosciuto agli artigiani del luogo.
Troneggia al centro di una piazza battuta dal vento e circondata da edifici storici.
Tanto l'esterno quanto l'interno sono maestosi, imponenti.

La facciata occidentale é, forse, la più particolare con le sue arcature a giorno fissate davanti ai muri portanti, che donano un aspetto di merletto di pietra.
Al secondo piano, il rosone di sedici petali, realizzazione di Erwin di Steinbach, sembra proprio un gioiello incastonato in un prezioso anello.
All'interno la navata si ispira a quella di Saint Denis, le vetrate più antiche che si trovano nella parte laterale settentrionale raffigurano imperatori del Sacro romano impero germanico.

Ci colpisce soprattutto l'orologio astronomico, che come altri dell'epoca al cambio dell'ora muove i suoi personaggi, ruota la clessidra, fa tintinnare le campane: sembra un gigantesco carillon. 

Strasburgo in realtà oltre che per il quartiere storico della petite France e per le tipiche case a graticcio, è famosa anche per le istituzioni europee, che con le loro moderne architetture, fanno da piacevole contraltare a vicoli che trasudano storia.
Dopo una settimana di virus gastrointestinale sembra che lo stomaco chieda finalmente cibo solido. Evviva!  Sosta per una baguette con formaggio munster e un bretzel. Ed è qui che va in scena una scenetta ad alto tasso di risate. 
Un piccolo gianmerdino di età indefinita tra gli otto e i dieci anni, dopo aver monopolizzato con i suoi fratelli l'unica mensola della patisserie, decide di giocare con un carillon proprio dietro le nostre ginocchia. Il risultato é che tocchiamo con l'anca la nostra Fanta, che casca e ci macchia leggermente.

Gianmerdino scappa. I di lui genitori restano impassibili e continuano a strafocarsi di croissant.

Il quartiere della petite France è così chiamato non per motivi patriottici, ma perché sede in passato di un ospedale specializzato nella cura.... del male francese: la sifilide.

Tra canali, ponti, case che paiono uscite da una fiaba, diciamo che non se la passavano così male i poveri malati!

Tra le case più antiche, quella sede della corporazione dei conciatori di pelle e poco più avanti altre di altrettante corporazioni.

Sembra che da un momento all'altro esca da una delle porticine o delle finestre un Folletto e si confonda tra gli addobbi natalizi dorati e rossi.

Ogni tanto arriva una ventata di profumi delle cucine dei localini sempre aperti: è tutto un tripudio di torte flambè e pastiche di vari tipi, ma nn mancano contaminazioni tedesche. 

Nella bella piazza Kleber giganteggia un luminoso albero natalizio, ai suoi piedi casette e altri pupazzetti natalizi, da un lato campeggia la scritta "Strasbourg capitale de Noel" eh già... la capitale del Natale.

Perdendoci ancora tra le sue vie tranquille, illuminate e festose ci fermiamo in una brasserie per rinfocillarci. La birra è davvero buona: la dorelei, una ambrata con un retrogusto caramellato si fa bere senza difficoltà. È un prodotto tipico alsaziano che ci spiace non poter portare con noi, ma Ryanair, altrimenti detto Volapoveri, non permette!

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