Tra Obispo e Jet Lag

Il caldo umido non é amico del sonno, alla mia destra, nella piccola camera al sesto piano di un vecchio edificio che ci ha accolto ieri sera, c'è una finestra in stile coloniale con le imposte di un'epoca ormai lontana. Filtra la luce del sol dei caraibi, di fronte si estende l'oceano o meglio la baia de L'Havana nel golfo del Messico. 


Sotto, in fila sul marciapiede, c'è gente che chiede un visto all'ambasciata della Spagna. Sono in tanti a voler abbandonare il Paese.

Santiago, il proprietario dell'appartamento, come da accordi ci fa trovare la tavola imbandita per colazione: pane tostato,  miele cubano della valle di Vinales, succo di frutta fresco, ananas e mango tagliati, un panino con prosciutto e formaggio e un buon caffè nero cubano.

Mangiamo di gusto con lo sguardo su Plaza 13 de Marzo e sul palazzo del governo provinciale con in bella mostra un bandierone nazionale immenso di Cuba: in cima la scritta "Patria o Muerte". Più in basso, vessilli neri e rossi riportano le scritte "M-26" oppure "26 julio", in riferimento alla data del 26 luglio 1953, giorno in cui Fidel Castro e i suoi uomini attaccarono la caserma Moncada senza successo, ma che comunque segna, per il popolo cubano, l'inizio della rivoluzione conclusasi nel 1959.


Sì...non a caso siamo qui nei giorni di festa!

La colazione é ottima e la vista ci piace, ma abbiamo voglia di immergerci nella città vecchia, e così facciamo. Gettiamo uno sguardo rapido all'adiacente edificio del museo della rivoluzione e a un edificio che copre la famosa "Granma" la barca con cui i fratelli Castro e i loro uomini, in esilio in Messico, sbarcarono sull' Isola per rovesciare il governo di Fulgensio Batista. 

La nostra direzione è il Capitolio, monumento nazionale, poco distante, per poi tuffarci nella calle Obispo, la strada dello struscio, il centro!


Lungo il tragitto notiamo una specie di mercato con una piccola fila di donne e uomini, ci fermiamo ed entriamo. Non é un mercato come lo intendiamo noi e alle pareti vediamo dei poster su cui sono riportate le razioni in libbre e i relativi prezzi; 



ci avvicina una corpulenta donna creola che ci spiega che loro sono lì per la razione mensile di cibo che il governo consente a ciascuno e ci mostra la sua libretta. Sopra, sono riportati tutti i membri della famiglia a carico e con un tratto di penna rossa sono cancellati quanti non rientrano più in quella famiglia per i più svariati motivi; le pagine che si susseguono sono ricche di date e alimenti con relative libbre. Mentre ci spiega come per le famiglie sia cambiata in peggio la razione stabilita per tutto a causa dello Stato, ci perdiamo tra le sue treccine di capelli crespi e uno sguardo malinconico.

Il grande stanzone é vuoto, non si riesce a vedere la merce che invece é riportata sui tabelloni: riso, olio, latte e mais.  Non ne vediamo o ne vediamo molto poco. Il latte poi merita menzione a parte: un cartello informa e comanda quale latte dare ai bambini, perché scarseggia... sembra che il governo decida la data dello svezzamento di ognuno.

Riprendiamo il cammino e dietro alla famosa Floridita, resa celebre da Ernest Hemingway che qui sbevazzava componendo,  raggiungiamo finalmente la brulicante calle Obispo che si mischia con il nostro jet lag. Merce esposta, via vai di gente di ogni etnia e nazionalità, locali, bancarelle, musica caraibica, giovani che invitano a mangiare presso il ristorante per cui lavorano...


È tutto molto vivo, forse troppo! Grande confusione, vociare di diverse favelle, direbbe Dante. E poi i colori: un'esplosione! E i sorrisi: sdentati, pieni, a volte malinconici, ma tutti tentano di sorridere. 

Noi siamo alla ricerca del il negozio per fare una sim telefonica che ci possa permettere di avvisare casa che siamo vivi e vegeti, ma prima necessitiamo di un po' di pausa dal sole e in un locale senza pareti ci sediamo e rinfreschiamo la gola con un moijto. Conosciamo Barbaro, il cameriere molto disponibile, che ci porta un cambio euro-pesos cubano molto favorevole e ci indica dove mangiare con prezzi cubani. Intanto, veniamo avvicinati da molti strani soggetti che offrono servigi di diversa natura: cambio, taxi, guida turistica. Qualche donna purtroppo offre anche altro. E questa è una prova tangibile della povertà che dilaga. Una piccola donnina mulatta con un copricapo bianco ci ferma per chiederci di aiutarla con il latte in polvere per il bambino... sarà vero!? I cubani ne inventano di ogni pur di "buscarse la vida". Fatto sta che vogliamo crederle, anche se un momento dopo aver acquistato per lei del latte in polvere ci sentiamo dei cretini. Lo rivenderà al mercato nero? Via, noi abbiamo fatto una buona azione, quando saremo al cospetto del "Principale", varrà questo e non altro. 


Al negozio di telefonia si entra a piccoli scaglioni e solo quando una sorta di portinaio, simpatico come un brufolo sul deretano,  apre la porta tenuta saldamente chiusa a chiave.

La sim per turisti costa 35€ e va fatta via internet per risparmiare, la giovane e sorridente impiegata ci fa da roaming con il suo telefono per permetterci l'acquisto, ma non riusciamo nell'intento. Dopo un po' di prove e uno stretto scambio di idee con la ragazza, questa ci viene in aiuto vendendoci l'ultima sim per cubani:  costo? 6€ !!! 

Con la promessa di cederla a un cubano prima di andar via, perché non se ne trovano molte in circolazione. 

Ahi l'embargo!


Come tutto il mondo in visita a Cuba, anche noi siamo molto attratti dalle auto di sessant'anni fa, per lo più americane, che ricordano i fasti delle case automobilistiche di Detroit.


Mangiamo qualcosina anche se fuori orario, cibo buono e a prezzo davvero ottimo. 

Proseguendo per calle Obispo si raggiunge plaza de Armas, piazza delle armi, camminando tra edifici coloniali che ci riportano al secolo XVI°,  quando gli spagnoli fecero diventare L'Havana un città ricca e prosperosa.



Fa molto caldo e lo soffriamo. Intanto ci incamminiamo verso la bella Plaza Vieja, tra le stradine della vecchia Havana ci sentiamo spesso catapultati in qualche libro scritto sullo sfondo coloniale, come ad esempio "L'amore ai tempi del colera". 

Passiamo a vedere l'altro locale famoso in tutto il mondo sempre grazie ad Hemingway, "La bodeguita del medio" e, incuriositi per via del nostro lavoro, entriamo a visitare una scuola.




La cattedrale, un bell'edificio in stile barocco, è chiusa,  così ci accontentiamo di vedere solo l'esterno.



Nei paraggi un tale che si spaccia per artista di strada fa una caricatura non richiesta di Fabrizio, mentre poco distante una donna seduta sotto un porticato legge le carta, fa i tarocchi e dispensa consigli.


Siamo tentati, ma il caldo ci spossa, vogliamo solo bere e idratarci. E così facciamo quando raggiungiamo Sloppy Joe's, un bar dallo stile inconfondibile e meno pieno della Floridita, dove possiamo sederci e gustare due ottime pina colada per concludere la nostra prima giornata cubana.




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