Cuba... Viaggio in America Centrale


Ogni uomo é un bambino che ha sognato e forse l'uomo che non invecchia é quello che sogna ad occhi aperti. Sognare di viaggi e avventura in giro per il mondo é sempre stata la cosa che mi é riuscita meglio. Il migliore amico era l'atlante illustrato, la cosa che mi teneva lontano da una giovinezza malinconica era un mappamondo che rapiva la mia mente e la portava in luoghi esotici. Viaggiando nel Globo nasce inconsapevolmente in tenera età. Visitare il mondo, immergermi in altre culture, mangiare altri cibi, pestare altri suoli, era la cosa che più desideravo. I luoghi che più mi ipnotizzavano con il loro fascino coloniale erano i Paesi latino-americani, crescendo le cose sono rimaste pressoché uguali ed é facile capire come abbia fatto presa su un giovane come me, lei: la Repubblica di Cuba.

Il mare caldo e cristallino dei caraibi, la storia coloniale, l'architettura mudejar e quella art noveau, la rivoluzione.

Tra i luoghi da visitate, Cuba ha sempre fatto parte della top five. E piano piano quel ragazzino che aveva solo i sogni come evasione, da adulto ha iniziato a realizzare ciò che desiderava. Marocco, Islanda, etc...
Ma ogni volta che toccava all'isola caraibica,  succedeva qualcosa che faceva saltare il viaggio.
Il bloqueo che più duro, un motivo personale, la pandemia, tumulti sull'isola, la scarsità di gasolio e via discorrendo.
Stavolta no.
Nemmeno un uragano stavolta può fermarci
Per una destinazione che si sogna da lustri, non c'è bisogno di grande studio e preparazione, perché é tutto lí, pronto, da anni.
L'acquisto del volo é il primo passo pratico...finalmente.
Nei giorni che precedono la partenza, nonostante la facilità di preparazione della valigia e dei documenti, sale l'ansia e mille domande fanno capolino: "e se ho riposto troppe aspettative e poi mi delude?".
Sempre meglio una delusione che un sogno non realizzato.
Troppi i libri che mi hanno accompagnato e parlato di Cuba. "Il vecchio e il mare" di  Ernest Hemingway, "Le battaglie non si perdono, si vincono sempre. La storia di Ernesto «Che» Guevara" di Jean Cormier e così via. Ogni libro mi portava tra le ricche strade del XVI° secolo o tra i guajiros delle valli, con i racconti di un popolo fiero e orgoglioso che ha riscattato se stesso con la revolucion conclusasi nel 1959 e ancor di più con la resistenza all'eterno embargo... del vicino, come chiamano loro gli USA.


Qualche telefonata a vecchie conoscenze per l'alloggio in casa particular, un professore cubano che visse e lavorò a Barcellona che mi aiuta con qualche dettaglio e escursione molto poco turistica e arriviamo agli ultimi giorni. Ci sono cose da ultimare e valige da rifare dopo qualche lavatrice post "villeggiatura al mare".

L'ultima notte si dorme poco. Tutto è pronto per l'ennesimo viaggio. 
A Cuba, causa embargo, manca molto, manca tutto. Le ultime notizie ci dicono che c'è scarsità di carta igienica, di medicine e tanto altro. 
Ci premuniamo e tra un costume e una camicina, tra un sandalo e una scarpa da trekking, inseriamo in valigia anche gel doccia, salviettine intime, saponette e qualche farmaco introvabile sull'isola. 



Il volo parte da Napoli con scalo a Parigi.  Il tempo di un caffè e dell'immancabile sfogliatella e passiamo i controlli.


Il volo fino a Charles de Gaulle fila via liscio per due abituati a stare più in volo che sulla terra ferma.
Il cambio di terminal nell'aeroporto parigino é facile con una navetta che dal terminal E porta all'F.


Abbiamo necessità di mangiare visto che tra la colazione e il primo volo non siamo riusciti a nutrirci a sufficienza, per cui due piatti di hummus, quinoa e altri vegetali ci vanno benissimo. Acquistiamo anche dei famosi biscottini ricoperti con cioccolato al latte per il lungo volo oceanico. 
In fila, conosciamo un simpatico e disponibile signore con cui passiamo il tempo a chiacchierare e a rubare consigli:  Loris, questo il suo nome, conosce molto bene Cuba.



Il volo di nove ore scorre meglio delle aspettative. Noi, causa temperature glaciali regalate dalla terribile aria condizionata, siamo imbacuccati come se viaggiassimo insieme a Lara Antipova e al suo dottor Zivago.  O, per similitudini meno impegnate, come se viaggiassimo in compagnia di ZIA SCENNA, personaggio mitologico a metà tra una vecchia befana e una anticonformista donna d'altri tempi, amante di abiti comodi e poco incline a badare alla forma. 


Comunque sia, passiamo il tempo a guardare un film, a leggere e a sgranocchiare qualcosa. lo champagne a bordo offertoci da Air France non é dei migliori, ma scende che é un piacere. Del resto, 9 ore sono tante....meglio stordirsi!


L'atterraggio é soft, quasi non lo sentiamo. sono le 21.30 quando sbarchiamo e tocchiamo il suolo cubano. Formalità doganali rapide, forse perché siamo tra i primi a scendere, mentre per le valigie ci tocca aspettare oltre un'ora.
Appena fuori, un cartello con il nome Fabrizio ben scritto ci attende; 


saliamo sul taxi e in mezz'ora siamo di fronte al museo della rivoluzione. La casa particular del sig. Santiago é di fronte. Siamo stanchi, per noi sono le 6.00 del mattino, qui a L'Havana sono le 24.00. Una doccia fresca e un cuscino e
è ciò che desideriamo e che ci vuole.
Domattina apriremo gli occhi sul Malecon... a L'Havana!!!



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