Finalmente...il mar dei Caraibi

Oggi è il giorno del riposo, finalmente! 



E della escursione al mare! Al mare dei Caraibi! Non vediamo l'ora.

Alle 8:00 Alberto ci viene a prendere per caricarci su una vettura che sembra arrivare dal passato! È una Chevrolette nera di un anno non meglio precisato, lontanissimo, il colore della carrozzeria si è assai scolorito e qua e là ci sono ammaccature più o meno gravi. I sedili sono in pelle rossa e molto molto consumati. 

In generale, ci chiediamo come faccia a camminare sta ferraglia che pure ha un fascino strepitoso. 

Non la pensano così la schiena e i glutei ogni volta che la vettura rischia di sprofondare in una fosso su un manto stradale stile groviera. Ma tant'è!



Alberto è un ragazzone di colore simpatico e loquace. Con noi viaggia una coppia di spagnoli che, invece, non è né simpatica né loquace. Un'ora e mezza dura il supplizio, prima di arrivare a quella che per entrambi è senza dubbio la spiaggia più bella mai vista prima. 

Le parole faticano a descrivere con efficacia quello che i nostri occhi vedono. Una distesa meravigliosa dai colori più disparati che degradano dal blu al turchese all'azzurro con punte di verde. Ogni tanto troviamo un ospite sotto la maglietta ed é emozionante, sembriamo due bambini.


La sabbia è morbida! Soprattutto in acqua, ha una consistenza morbidosa (che dopo petaloso è aggettivo comunemente accettato dall accademia...dell'orzo!) e ricorda la sensazione sperimentata in Turchia, a Pamukkale, che appunto significa castello di cotone. 

Playa Jutias è ancora immersa nel silenzio quando arriviamo e i pochi cubani che sono venuti qui per un po' di refrigerio hanno preso posto nei pressi dell'unico baretto che offre cibo, bevande e la toilette.


Noi, che vogliamo sentirci come la piccola naufraga Flo, eroina dell'infanzia e dei cartoni animati delle 16:00 in onda grazie a Bim Bum Bam, rifuggiamo la folla e ci inoltriamo lungo la spiaggia, una lingua di 4  km che più si allontana dal baretto e più regala solitudine. 


Prendiamo possesso di una sorta di angolino che si è formato dall'incontro di tronchi di alberi sradicati dagli uragani del passato e stendiamo qui il telo prima di bagnarci. L'acqua ha la temperatura ideale, calda e avvolgente. Sulla battigia, centinaia di conchiglie di diverse dimensioni.

È impossibile resistere alla tentazione di scattare foto su foto. Sembra di essere tornati bambini. E mentre sei a mollo nel mar dei Caraibi, dimentico di tutti gli struggimenti quotidiani, le cose da fare, da programmare, da organizzare, il lavoro, la casa, la famiglia, il cane, il gatto, il topo....non manca proprio nessuno, abbiamo pure i due liocorni.......non lo gradisci un cocco appena raccolto, pulito e aperto a colpi di machete da cui sorbire il latte?



Se chiudi gli occhi, ti pare di sentirlo l'omino che sulle spiagge italiane passa e grida COOOOOCCOOOO, COOOCCOOOOOO BBBBBELLO! 

Ecco, ogni mondo è paese, solo qui sono un po' più discreti e con grande educazione, ci viene chiesto se vogliamo mangiare la langosta arrostita. L'aragosta! Appena pescata e arrostita davanti a noi. 


Ovviamente accettiamo e gustiamo una vera prelibatezza, che sprigiona i profumi del mare. Peccato solo per l'assalto che ci danno le zanzare: in pochi minuti ci hanno fanno neri. E quando ricorriamo allo spray repellente, abbiamo già diversi morsi sparsi per il corpo. Orrore!

Alle 18 Alberto ci lascia dinanzi la porta di casa. Siamo abbastanza stanchi perciò ci riposiamo un po' prima di chiudere le nostre valige: domani lasciamo Vinales per Cienfuegos. Dopo una doccia che lava via la salsedine, usciamo per mangiare un boccone. 


Ma prima torniamo da Olimpia, la donna che abbiamo conosciuto due sere fa per salutarla come le avevamo promesso.

È contenta , credeva fossimo andati via.

Ci fa accomodare nel soggiorno della sua casa, uguale alle altre. Le finestre qui nn hanno i vetri, solo le imposte e delle strane veneziane in alluminio o legno. Servono x gli uragani e comunque la pioggia nn entra perché se piove lo fa in maniera fitta tipo foresta pluviale e nn come da noi, con vento e varia intensità. Le case hanno tutte lo stesso arredamento che ormai abbiamo imparato a riconoscere come tipico. Sedie, a volte a dondolo, in parte impagliate, qualche suppellettile di ceramica o vetro (stile bomboniera anni 80). Non ci sono porte ma solo tende per dividere gli ambienti che comunque sono pochi: un mini bagno con wc, mini lavandino e doccia e camera da letto. Non sempre c'è un armadio: del resto come dovrebbero riempirlo?

Olimpia sta guardando in TV una soap opera brasiliana in compagnia di Lucio, suo fratello, che ha come lei gli occhi chiari. Dice che abita accanto e che quando danno allarme uragano, lui va da lei e si mettono al centro della stanza lontano da porta e finestre e si abbracciano. Lei dice che nn vuole morire sola.

Ci dice che vorrebbe offrirci almeno un caffè, ma non ha nulla.

Questa donna che non ha nulla a parte il dolore che le si legge in faccia per la morte del figlio, è tuttavia ricca di una dignità poche volte vista in vita nostra. Parliamo un po' del più e del meno, mostriamo le foto di Potenza sotto la neve: grande meraviglia! Lei, 78 anni, non è mai uscita da Vinales. Probabilmente non ha vissuto in altre mura che in queste che ci apre con sincera amicizia.

Altre foto scorrono sui cellulari, complimenti, muy bonita, tanta felicità ustedes.

Non vogliamo offenderla ma in un paese che ha bisogno di tutto,chiederle se necessita di qualcosa è il minimo. Così quando le regaliamo pochi soldi si commuove. Vorremmo darle di più, vorremmo darle un po' di quei saponi, bagnoschiuma, carta igienica che abbiamo portato in grande quantità perché qui sono costosissimi ma finora li abbiamo sempre trovati nel nostri alloggi. Vorremmo darle delle penne, delle medicine generiche che pure abbiamo infilato in valigia, qualunque cosa che venga in mente e che qui non si trova se non al mercato nero e a prezzi incredibili. Ma abbiamo tutto in stanza e poi comunque abbiamo ancora tanti giorni davanti, è bene centellinare le risorse. Non sappiamo che cosa troveremo.   

Ci commuoviamo anche noi salutandola. È strano da spiegare,ma sentiamo di avere un feeling particolare con questa donna dagli occhi verdi come due pozze. 

Se torniamo in Cuba, veniamo a salutarti -diciamo. Ma io nn ci sarò - risponde. Ma un giorno tutti ci rivedremo, tutti tutti. Un giorno saremo tutti lì e ci ritroveremo per raccontarci. 

La abbracciamo con affetto, lei ricambia colpita forse dalla nostra emozione.

Ripenseremo spesso a questa donna, lontana sei ore di fuso da noi che probabilmente non rivedremo mai più nella nostra vita ma con la quale ci siamo sentiti intimamente solidali e vicini, come la conoscessimo da tanto.

Ci augura buon viaggio, ancora un abbraccio e usciamo da calle Cienfuegos 22.


Ci dirigiamo verso il Giardino botanico dove oltre a trovarsi tutta la flora caraibica dell'isola si possono ammirare le inquietanti bambole appese qui e lá, testimonianza del culto della Santeria. Una scelta degna del miglior horror anni '80, che a Fabrizio ricorda il film "Annabelle", ma anche la più nota "bambola assassina".



Lo "shock" ha bisogno di qualcosa di forte, per cui una cinquantina di metri più avanti ci fermiamo a bere la più buona canchanchara (tipica di Trinidad) di Cuba, non ce ne vogliano gli abitanti della valle de los Ingenios, ma questa di Enmanuel é davvero dolce, per via della quemada dell'aguardiente mentre la versa.

Ci fermiamo ad ascoltare quattro scappati di casa che cantano, pare, senza conoscere le parole.

Per oggi abbiamo fatto il pieno di emozioni. Mangiamo un boccone e andiamo a dormire.

Domani il viaggio verso la parte orientale dell'isola sarà lungo e avventuroso... per vedere come andrà tocca aspettare domani sera. 

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