Trinidad... Perla Coloniale

Dopo il primo sbirciare di ieri sera e la cena sul balconcino sopra una strada brulicante, con pioggerellina e forti lampi lontani annessi, stamattina ci immergiamo nella cittadina coloniale tanto sognata.

Per strada, già dalla periferia, é tutto un brulicare di gente che ha qualcosa da brigare o semplicemente che prova a fare su due soldi per la giornata.
Siamo molto attratti dallo stile che domina ogni strada di Trinidad e ancor di più da un vecchietto che vende torte per strada!


Eh già, abbiamo detto proprio torte. Sotto un sole cocente, su un carretto e ricoperte di carta trasparente da cucina. Come fanno a non sciogliersi é il nostro dubbio, che ci accompagnerà per tanto tempo!!??


A Plaza Carillo ci incantiamo a vedere bambini e ragazzini impegnati in un allenamento con i roller con il loro istruttore, l'hotel Iberostar fa da sfondo.
Nella calle Jesus Maria una enorme fila di persone in attesa davanti una macelleria. Si entra uno o massimo due per volta. L'entrata la gestisce un portinaio che sembra più un buttafuori in stile Cocoricò di Riccione. Oggi é arrivato il pollo in città e tutti vanno a comprarne quello che la libretta permette. Oggi é festa, oggi é la giornata della carne. Impensabile per chi, come noi, la compra come e quando ne ha voglia. 


Poco più avanti una bottega MLC Chobi dove si entra solo con la libreta.

Finalmente Plaza Mayor e il colpo d'occhio é tutto dire. La piazza é circondata da edifici coloniali appartenuti ognuno a dei ricchi signori perlopiù spagnoli proprietari delle piantagioni di canna da zucchero di cui é piena la vicina valle.


Hanno tutti un colore pastello che li contraddistingue: azzurro, giallo, verde.
Oggi ogni edificio é il museo di qualcosa. Iniziamo col visitare la cattedrale della Santissima Trinità (ovviamente nomen omen). Poi é la volta del Palazzo Brunet di fianco alla cattedrale che ospita il Museo Romantico, é un edificio storico colmo di mobili e oggetti del secolo 1800



É davvero un museo, c'è di tutto: bicchieri, posate, tutto l'occorrente per i serviti nobiliari, mobili meravigliosi di ricche famiglie spagnole che, giunte qui per gestire le piantagioni, hanno condotto con se ogni cosa del loro mondo. C'è finanche una scatola per il cucito alloggiata in quello che sembra un mappamondo. 


E poi ancora armadi, specchiere, scrittoi, letti a baldacchino, ceramiche, finanche la vasca da bagno. 
É davvero un tuffo nell'epoca coloniale! 
Due guide turistiche ci spiegano dettagli e curiosità. 




Il caldo insopportabile e una tonsilla di Fabrizio pungente, per via del condizionatore a 17° che sparava tutta la notte su di lui, ci spingono a ritirarci da Don Pepe per due limonate ghiacciate.
Don Pepe, nella piazzeta del Cristo poco distante, é un baretto in un cortile ricco di piante di ogni specie con tavoli, panchine e sedie di pietra. Il fresco e rigenera ma Fabrizio inizia a sentire troppo caldo.



La providenziale Lucia gli passa immediatamente due pasticchine ma lui sa che la febbre sta arrivando... Tuttavia tace.



Nulla ferma la nostra voglia di Trinidad e ritorniamo in piazza dove dopo aver visitato il Museo dell'Archeologia, che guardando la cattedrale si trova sul lato sinistro di Plaza Mayor, e che riporta ritrovamenti di epoca paleolitica e delle tribù che popolavano anche il Messico, conosciamo Larissa.



É una venditrice di tovaglie ricamate da lei a mano e noi pensiamo al nostro tavolo, ancora immaginario, e ne acquistiamo una.

Larissa é una bella donna mulatta con un sorriso dolce e gote tonde, lei é biologa ma per sbarcare il lunario si adatta a vendere oggetti ai turisti. Non ci chiede assolutamente nulla, ma chiacchieriamo amabilmente, finché al constatare come si vive oggi e quanto alcuni cubani siano opprimenti col turista per strada, lei dice:
"se potesse resuscitare papà, si riucciderebbe dal dispiacere".
Papá é Fidel Castro che, secondo lei, non accetterebbe di vedere la sua Cuba ridotta cosi, con un governo che ha deciso il cambio di moneta nel momento peggiore della storia mondiale, durante la pandemia, quando tutti i Paesi vivevano una crisi importante. Lui, Fidel, era lungimirante, ci dice, pensava già al futuro prossimo e studiava come agire. Inoltre vedendo i molti bambini per strada, il suo viso si fa ancora più serio e continua dicendo che papà Fidel non voleva questo, e cioè i genitori che mandano i figli per strada a chiedere ogni cosa al turista. I bambini per Fidel dovevano solo giocare e studiare, le scuole e i centri di aggregazione ci sono ovunque ed é un bel lascito dato dalla Rivoluzione. Ma oggi?!
Ascoltiamo attenti, silenziosi, salvo poi dirci, dopo aver salutato Larissa, di aver pensato entrambi, mentre la giovane spiegava accorata: ADDA TURNA' BAFFON'!!! Noi scherziamo, ma una domanda seria ci ronza nella testa da un po': il capitalismo ha fallito, il socialismo e/o comunismo hanno fallito... Che succede ora? Pensatori moderni, filosofi e statisti quale terza via si può immaginare per l'umanità? 


Proseguiamo il nostro giro sui ciottoli di Trinidad e capitiamo a "La Canchanchara", locale sputtanatissimo dove servono la famosa bevanda fatta di zucchero e aguardiente 40° circa e l'inmancabile Ron. La proviamo dopo aver dialogato con un omino con linemaenti e panzotta castillani, un Sancho Panza cubano, che alla porta del locale prepara sigari; a quanto pare di gran lunga migliori delle marche commercializzate. Ok Sancho... proviamoli.



Un acquazzone si prepara, intanto Fabrizio sente la temperatura alzarsi. Decidiamo di tornare nella stanza forno per una doccia e un po' di riposo.

Riusciremo solo per mangiare al Rintintin un bel localino con terrazza dove assaggiamo l'ennesima succulenta aragosta. Ma Fabrizio non dà segni positivi ...la febbre sale.



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