Verso i Mogotes di Vinales

Nella notte abbiamo fatto un incontro con una cucaracha in camera da letto... non sappiamo come abbiamo fatto a dormire fino al mattino. Probabilmente è la stanchezza! In realtà, Lucia ronfa da un po' quando all'improvviso sente rumore di ciabatta nell'atto di SCAZZARE qualcosa. Non dà peso. Scoprirà l'indomani mattina che hanno rischiato molto. E che Fabrizio ha avuto un incontro ravvicinato con una... Cucaracha, una blatta! Orrore!! 


Al risveglio, l'alba sul castello del moro é particolarmente emozionante. In corridoio si incontra Santiago, che subito offre a Fabrizio  una tazzina di caffè cubano. Dopo poco, siamo seduti ad una tavola imbandita di ogni ben di Dio... 


frutti tropicali, frullati, caffè, tortillas, pane, burro, miele. Ci godiamo il buon cibo alla vista della capitale al risveglio.

Puntuale, viene a prenderci il taxi collettivo che ci porterà a Vinales.


Carichiamo i bagagli e saliamo su questo carro anni '50 del '900, blu. Ovviamente non siamo soli e, anzi, andiamo a prendere altre due persone prima di uscire dalla città in direzione ovest.





Il manto stradale ricorda quello delle strade dissestate di altre città nel mondo come Beirut, Peshawar o Potenza!
La superstrada é completamente dritta, la terra rossa ai bordi della strada fa da contorno al verde della campagna. 


Un carrettino trainato da un cavallo più basso del solito,
una cadillac ferma sotto un ponte col cofano aperto, mentre il suo autista é intento a versare acqua nel radiatore. Ci vengono in mente le sagge parole di Wilson: queste vetture vanno trattate come una donna molto anziana oppure come una giovane vergine. Cioè con molta cautela e attenzione. 



Nel taxi collettivo ritorniamo ai mitici anni '90 e mentre la radio passa a palla "be my lover" di La Bouche,  la camionetta viaggia veloce con movimento sussultorio. Il tutto ci fa sentire sulle giostre, precisamente sul Tagadá alla festa di San Gerardo negli anni '90.


Durante il viaggio per due volte veniamo fermati dalla polizia; nessun problema, abbracci e pacche sulla panza dell'agente mentre la radio spara la nostra Laura Pausini e Fabrizio ha due chances: buttarsi dal finestrino oppure chiedere un passaggio a un carretto poco distante. 
Ma visto che Lucia canta la Pausini a squarciagola, opta per passare con il cappello tra i compagni di viaggio nel trabiccolo e riscuotere la propina!!!
Tra le risate, lo sguardo si posa su un guajiro che ara la terra bagnata da un recente temporale con i buoi. Qui e lì persone lungo la strada o con un carretto trainato da un cavallo o fermi a far riposare la chevrolette o meglio a piedi.
Il viaggio di due ore e mezzo é un esercizio per la capacità di equilibrio. Un bivio, a sinistra Pinar del Rio e a destra Vinales.



Breve sosta per comprare dell'acqua, ne approfittiamo anche noi e assaggiamo anche una specie di crackers quadrati infilati in una lunga e unta bustina trasparente. 


Arrivati in questa cittadina fuori dal tempo e dallo spazio, veniamo scaricati davanti una delle miriadi di casine colorate. Magalis, la proprietaria, ci apre il mini cancelletto che dá accesso al patio dell'abitazione, suo figlio Yosvani ci dá alcune info e il fresco e il silenzio della valle fanno apparire Morfeo che imponendo le sue mani sulle nostre teste, ci fa sprofondare in un sonno ristoratore pomeridiano.

Mentre riposiamo beati, un forte quanto breve temporale allaga la valle. 
Al risveglio, ben due ore dopo nemmeno fossi a bucaletto nel 1987, usciamo a visitare Vinales, questo piccolo villaggio di campesinos e di turisti.


Ci siamo resi conto che, il distratto se non ciambottone autista, ci ha fatto cascare dallo zaino il repellente zanzare. Questa é una piccola tragedia in un Paese dove non si trova nulla, figuriamoci l'Autan!!!  Le zanzare, anche la dengue, proliferano a miliardi. Mettiamoci poi il nostro dolce sangue... la tragedia greca é completa. Jasteme di rito!


Proviamo a raggiungere la casa dove poco prima abbiamo lasciato la coppia di spagnoli con cui abbiamo scambiato qualche parola nel piccolo pullmino, ma un secondo nubifragio forte e molto breve ci sorprende in calle (via) Cienfuegos. Ripariamo sotto una tettoia delle tante casine e apre la porta una donna anziana con una pelle liscia e quasi senza rughe, dove due occhi malinconici di color ghiaccio rubano tutta l'attenzione dell'interlocutore. Olimpia, 78 anni, vive da sola in questa umile casa. Esattamente due anni fa, la morte le ha strappato il suo unico figlio per conseguenze polmonari dopo un trapianto di rene; era tutta la sua vita e ora, dice, aspetta solo di raggiungerlo.


Siamo antropologicamente di fronte a un caso di mescolanza dovuta agli spagnoli che invasero nel 1500 l'isola e agli schiavi africani che furono qui portati per lavorare la terra. 
Salutiamo la nostra amica Olimpia non sappiamo dopo quanto tempo e quanto chiacchierare. Giriamo confusi e affamati per le strade di un posto fermo a sessant'anni fa. Tutti salutano e i tanti localini iniziano a prepararsi per la sera ognuno con della stancante musica latina.



Noi cerchiamo un negozietto che venda tutto, tipo un emporio, per vedere se troviamo un repellente.
E la fortuna ci sorride, 4 € e la promessa di portare con noi la corpulento commessa in Italia.
Dopo Olimpia che rivolgendosi a Lucia dice: "con tutto il rispetto che ti devo, lui é molto bello", arriva anche la spudorata commessa che, invece, non dà più di tanto peso al rispetto e tocca spesso le braccia di Fabrizio.

É domenica e da una chiesina escono canzoni che invocano il Redentore, le case tutte uguali dipingono la scena con i loro colori pastello, una stradina di terra rossa con pozzanghere qua e lá ci conduce in campagna, in un ristorante, il "sun set", che affaccia sulla valle e di fronte ha i mogotes, le colline create da una lenta erosione del territorio.




Decidiamo che é il momento di mettere qualcosa nello stomaco.
Un agnello cucinato alla cubana e un'aragosta col pomodorino è ciò che scegliamo.
Sono i piatti migliori della casa, ci dice il paffuto proprietario. Dietro un muro di legno c'è la cucina da dove escono le gustose pietanze e su un tavolo una estetista locale fa la manicure a una donna... welcome to bucaletto... tutto il mondo é paese.
Come omaggio della casa un piattino di frutta caribena.


Il cibo é veramente eccezionale, al punto che ne mangeremmo ancora. La nostra prima aragosta non ha deluso le aspettative.

Aspettiamo il tramonto seduti ad un tavolo in direzione ovest verso il mogotes.
Presto molliamo l'idea per via di una forte emicrania e ripariamo a casa. L'aria condizionata con cui abbiamo viaggiato pare non averci giovato.



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