LA PAURA DI NON FARCELA

2 Luglio 2012

Lunedì. Molte delle persone che ho conosciuto, con cui ho percorso un tratto, con cui ho riso, pregato, parlato, mangiato, bevuto..., sono già nelle loro case.

Ci alziamo con Josè. C'è una coppia nella stanza vicino che fa baccano e parla dalle 4.30 circa ... senza rispetto.
Qui anche 30' minuti di riposo in più sono sacri.
Li ammazzerei.

Abbiamo alloggiato in un Albergue creato attorno alla chiesa/santuario della Quinta Angustia, in stanzette da due posti letto, tutte comunicanti, divise da leggeri pannelli.

Il cielo stamane é terso, nuvoloso, ma non fa freddo. Si sta bene. Facciamo il primo chilometro e mezzo fino a Piero per fare colazione. È come se mi alzassi il mattino e da casa raggiungessi diretto il bar di Graziano per la colazione.

La proprietaria si mostra gentile e carina. Ci accoglie, nel patio antistante, una musichetta che io canticchio ridendo.

Una volta dentro sul muro del bar leggeró:

"Los que caminan sonrien siempre"

La colazione mia è da fare schifo. Due uova strapazzate con pancetta, un pane tostato con burro e marmellata enorme da paura, succo d'arancia, caffè e latte.

Ora si che sto bene!

La strada da seguire oggi è sempre quella asfaltata, quando lo scoprirò avrò già i tendini in fiamme.

Arrivati a Villafranca del Bierzo troviamo la chiesa di Santiago chiusa!!! Eppure sono le 9.15... Aspettiamo un pochino se apre, vogliamo passare sotto la Porta del Perdono.
Il Papa spagnolo Callisto III concedeva ai Pellegrini malati che passavano qui lo stesso perdono come se avessero raggiunto Compostella.

Questa è una vergogna!!!
Ho trovato molti luoghi di culto chiusi durante il Camino.

Entriamo nell'Albergue per chiedere info e ci dicono che non aprirà mai è che possiamo accontentarci di vedere il più vecchio Albergue per Pellegrini di tutto il Camino.
Mi mette il sello (timbro) sulla Credencial e siamo di nuovo in cammino.

Da Villafranca del Bierzo passando piccoli borghi quali Pareje, Trabadelo (dove ho fame e mi fermo ad un bar per panino enorme e tortilla per Josè), La Portela de Valcarce, Vega de Valcarce, per me è tutto pesante. Mi prende male...eppure è tutta pianura, non è pesante il percorso anche se continuiamo a camminare sull'asfalto costeggiando la strada statale, incrociando di continuo l'autostrada sotto i suoi viadotti.

In molti ci dicono, tra ieri e oggi, che non troveremo posto su a O'Cebreiro.
Io già non ho voglia e mi prende male, che penso di fermarmi prima.
Inizio a temere l'ultima vetta del Camino.

Ad Ambasmestas inizio a tirare con Josè, ci diciamo di arrivare a Ruitelán e vedere che fare.

Anche per lui oggi è un po' faticosa, ha una vescichetta e credo la stanchezza.

A Ruitelán decidiamo di arrivare almeno ai piedi della salita.
Quindi Las Herrerias (dove devo bere letteralmente due litri d'acqua alla fonte) e la sua continuazione, Hospital, un barrio con ospedale per Pellegrini creato dagli inglesi.

Il paesaggio è tutto cambiato, ora è totalmente verde e fresco.
Le guide dicono che la pendenza peggiore sia nei primi due km e mezzo, fino a La Faba.

Ok! Facciamo fino a La Faba.

Non ce la posso fa, mi fa male oggi anche un po' la schiena.

Inizia la salita (ancora asfaltata) e troviamo scritto al suolo "you can". Penso: "si io posso!"

Tiriamo a salire come due treni. Senza parlare.
Quasi su becchiamo Andrea di Bergamo, mi chiede se sono italiano visto il mio secco "vaffanculo!" esclamato a fine salita.

Laguna di Castilla, ultimo borgo di Castilla y Lèon, dista due km e mezzo. In tre, stavolta, si tira fino a Laguna.
Un passo da maratoneti. Josè lo è davvero un maratoneta... ma lo zaino?

A Laguna io ho fame e voglio mangiare. Qui l'Albergue costa 10€, tanto. Josè telefona all'Albergue de O'Cebreiro per sentire se c'è posto. Gli rispondono he hanno ancora 13 piazze (letti) ma, ovviamente, non si può prenotare.
Il proprietario dell'Albergue e bar a Laguna di Castilla tenta di tenerci li, intimidandoci ne sono già avanti a noi un sacco di persone, più di dieci.
Io non gli credo e fatto trenta faccio trentuno!
Prendo un gelato Maxibon al volo e chiamo Josè e Andrea, i miei due compagni di salita.
Altri due km e mezzo da campioni, il passaggio che vedono dall'alto i nostri occhi è meraviglioso.

Incrociamo la pietra che ci indica che ... SIAMO IN GALIZIA

Non ci credo, sbuco per primo dinanzi la chiesa di S.ta Maria la Real.
Ce l'ho fatta, sono a O'Cebreiro, ho portato a termine quella che è definita la tappa Regina del Camino.

A cena, tutta Galiziana, siamo in otto:
Io, Josè di Bilbao mio compagno di camminata, Andrea di Bergamo, Salvatore di San Giovanni Rotondo già incontrato a El Acebo, Iosè il Galiziano compagno di cammino di Salvatore, ancora un Josè, Asturiano molto simpatico, Josè di Buñol, Valenciano gordo e il dottore (come lo chiamo io).
Mangiamo Sopa Gallega, Pulpo Gallego ovviamente, una fettina di maiale e il formaggio (tipo ricotta) con il miele...tutto annaffiato da quattro bottiglie di discreto vino rosso.

Una bottiglia sana viene con noi e non so che fine farà.

Io mi tuffò a letto alle 21.30, sperando di non fare il solito sogno.
Mi sogno spesso durante il Camino di essere in guerra.
Sconcertante e sconfortante.
















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