LA FIN Y EL COMIENZO

07 Luglio 2012 Sabato

Oggi é San Fermin.
Alle 6.30 sono in strada con i miei zii, compagni di cammino. 
Primi km sotto la pioggerellina fino a Amenal (3 km) dove c'è un bar aperto e si fa la sospirata colazione. Tostada, latte e caffè e succo di arancia.
La pioggia incessante aumenta d'intensità. 
Si cammina con la mente a Santiago, ormai prossima e, ai giorni trascorsi, alle emozioni provate, alle anime conosciute.

Momenti di giubilo quando ci troviamo di fronte un monolito scolpito con il bordón (bastone), la calabaza e la veira che annuncia l'entrata nel Municipio di Santiago de Compostela. 
Ma siamo ancora lontani dalla città. 


Costeggiamo l'aeroporto e Dario e Cristina mi lasciano, perché vogliono prenotare un'auto a noleggio direttamente in aeroporto per lunedì e poi proseguiranno.
L'auto gli servirà per tornare a San Jean Pied de Port dove hanno lasciato la loro auto.

Un po' sono contento di questa scelta, ho bisogno di starmene un pochino per conto mio e con gli ultimi pensieri.

Proseguo solo sotto la pioggia. Ancora una salita, quella per il Monte do Gozo che, mi scoraggia. 
Ma mi dico che non é nulla a confronto alle salite fatte fin qui...e poi... è l'ultima!

Passo dinanzi a TeleGalizia e RTVE, ed eccomi... in cima al famoso Monte do Gozo... Sotto di me Santiago! 
La vedo, Compostela, ma non percepisco le torri della Cattedrale per via della nebbiolina Gallega.

Inizio a commuovermi...sono alla fine... la tomba dell'Apostolo è qui, vicina. 

Non ci credo di essere a 4,8 km dalla meta e cammino con gli occhi lucidi.
Continuo di filato, entro un città, un cartello con scritto: SANTIAGO mi da il benvenuto, 



passo per tutta la città fin al centro storico senza prestare attenzione a nulla.

Mi commuovo spesso. Ho un nodo in gola.

Eccomi: PLAZA DO OBRADOIRO!!!



Mancano 30 gradini al Portico della Gloria...ce l'ho fatta!



Piango. Arriva qui come Pellegrino è un'esperienza ineguagliabile. 
Mi avvicina Pedro di Zaragoza, è li da solo, appena arrivato.
Il suo obiettivo, come il mio, era la messa del pellegrino, per cui ha distaccato gli altri. 

Entriamo in Cattedrale, mancano 10 minuti, sono le 11.50 (quasi!).

Ci dirigiamo avanti, il più possibile. 
Assisto alla Messa, al botafumeiro e alla benedizione di noi Pellegrini.
Alla fine saluto Pedro molto affettuosamente e vado ad abbracciare il Santo. 



Mentre sono in fila mi sento chiamare tra la folla che riempie lo spazio che circonda il grande altare, sono ancora i miei zietti Dario e Cristina.
Mi dicono che si vogliono aggregare a me, che nel pomeriggio raggiungerò Finisterrae.

Anche loro in fila per l'Apostolo.

<< sotto una pioggerellina battente, Santiago era lì ad aspettarmi...l'ho abbracciato. Ce l'ho fatta!>>


Esco ed è il momento di prendere la Compostellana, il certificato che in latino dichiara l'avvenuto pellegrinaggio a piedi.

Mi vengo o a cercare i miei due compagni, ormai inseparabili, di viaggio e insieme si va alla stazione degli autobus.

Piccolo pranzo al bar con hamburger ed ecco Iosè il galiziano, lui torna a casa per me ancora due giorni verso l'oceano. 
Mangia con noi. Salvatore è dalle suore, magari domani al mio ritorno a Plaza do Obradoiro lo incontro. 


Ore 15.20 in pullman.
Ho pensato che eravamo in un bus da corsa e facevamo il Gran Prix della Galicia per come guidava di merda l'autista. Ci mancava solo di assistere alla sua premiazione all'arrivo...inno e podio. Sto stronzo!
Ho lo stomaco in gola. Come si scenda, la prima cosa, immediata è entrare in un bar per una bella e rinfrescante birra.

Saluto la coppia e gli riprometto che ceneremo insieme. 
Il primo Albergue che scelgo è ideale, ottimo.
Albergue La Paz, mi saluta simpaticamente l'hospitalero madrileño con un grande "Bienvenido". 
Finalmente un po' di calore. 

Mi rilasso un pochetto pensando se salire subito al faro (circa 3 km) o farlo domattina.
La pioggia decide per me. 

Quando alle 20.30 vado a cena ha smesso di piovere; il cielo inizia ad aprirsi. 
Discreta cena, l'ennesima, con i miei amici fiorentini.

Dopo cena è il momento di una delle "usanze" del Cammino di Santiago, bruciare qualcosa di vecchio con cui si è fatto il Camino.
Mi dirigo a quella che mi dicono essere la spiaggia più bella: Praia do Mar de Fuera.

Si cammina un po' (ancora?!) ma l'impatto che ho con la riva e il suo oceano è notevole, col tramonto e una spiaggia vuota.
Il grigio delle nuvole, le poche rimaste, che si confonde col rosso del sole, che è andato a nanna dietro l'orizzonte di un mare scuro, grande, calmo.


Svuoto il sacchetto sulla sabbia, un vecchio slip (al quale ero affezionato O_o), una t-shirt e gli scarponi da trekking che mi hanno accompagnato dai piedi dei Pirenei fino a Santiago de Compostela.

La fiamma iniziale la fanno tutti gli scontrini del Camino, accesi da fiammiferi trovati su un tavolo nella tappa che mi condusse a O'Cebreiro.

Il momento è profondo. Penso. Decido. O meglio, prendo atto delle cose; delle mie decisioni. 


<< Finisterrae, Playa do mar de Fuera, pieno oceano, solo...
ho effettuatol'usanza di bruciare i vestiti, simbolicamente il passato.
Ti penso in compagnia del tramonto oceanico >>
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Finisco il mio gesto e vado via lasciando che il fuoco si spenga da solo alle mie spalle. 

Dario, che ha rispettato il mio silenzio, il mio sguardo verso l'orizzonte perso, verso l'infinito, mi domanda: " ma allora? Alla fine hai preso una decisione per quella cosa che ti ha portato qui?"

Lui non sa cosa mi ha portato qui, cosa dovevo e volevo decidere ma, dalla mia risposta sa che si, ho preso quella decisione. 

Questa è la fine e l'inizio.

Si ritorna in paese e ci si da la buona notte con i saluti (ennesimi) davanti al porticciolo sorseggiando un buon Pacharan Navarro.

Domattina andrò al faro de Cabo Finsterre e probabilmente farò anche il bagno purificatore nell'oceano Atlantico; così a casa tornerà un uomo nuovo, temprato nello spirito e nell'Animo. 
Poi... ritorno a Santiago.

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