SULLA VIA DI FRANCESCO


IL CAMMINO VERSO ASSISI
Mercoledi 28/8/2013

La sveglia doveva essere alle 6.30 ma alla fine tra lentezza varia e colazione piena di marmellate fatte in casa, si parte alle 9.00!!!
Tardi per le mie abitudini di Pellegrino.

Raccolgo la roba lavata ieri sera e i calzettoni da trekking sono ancora bagnati, poco male li asciugherò come facevo sulla Via per Compostela, con una spilla da balia attaccati allo zaino.

Il tratto fino a Portico di Romagna è piacevole e per nulla impegnativo; oggi a differenza di ieri io e il mio panciuto compagno di viaggio parliamo poco, il minimo indispensabile.

Non riusciamo a vedere il Vulcano più piccolo d'Europa, un po' per dimenticanza nostra e un po' perché non è segnalato.
Ad un tratto sbagliamo strada per assenza, a noi pare, di indicazioni, e finiamo in un'azienda dove ci accolgono solo dei maiali. 
Risalendo la china vediamo la nostra freccia verde che ci accompagna nel Cammino, ma è posta su un albero, di fronte se sali dopo aver sbagliato strada, mentre quando si scende non la si vede.
Ci dicono che ogni giorni i Pellegrini sbagliano, non siamo gli unici. Prendiamo l'iniziativa di staccarla e riposizionarla dal lato opposto, in modo che i Pellegrini scendendo la vedino di fronte a loro che indichi la sinistra così da capire il sentiero da prendere.

Scendiamo fino a Portico di Romagna, passiamo dinanzi Palazzo Portinari ove nacque la Beatrice dantesca e, subito ci troviamo all'hotel-ristorante Al Vecchio Convento; qui sappiamo esserci una vera amica dei Pellegrini, la Sig.ra Marisa, che oggi purtroppo è a Ravenna. Mi spiace non conoscerla, ma lei si fa conoscere anche se assente, il caffè e un fiasco di acqua per i Pellegrini vuole sia offerto, in cambio chiede solo una preghiera e un cero all'arrivo ad Assisi.


Si parte alla volta del Monte Orlando, appena fatta una discesa e incontrato un ponte a schiena d'asino, Enzo si accorge di non avere più i bastoni da trekking...sono rimasti al Vecchio Convento!!!
Mentre lui torna a recuperarli io mi carico anche il suo zaino e inizio ad incamminarmi.
All'altezza di un vetusto tiglio il campano mi raggiunge e si imbocca una mulattiera.
Abbiamo, ad un punto, due opzioni e scegliamo la prima, meno impegnativa, andando a sinistra. Raggiunta una strada asfaltata non capiamo se andare a destra o a sinistra, prendo io l'iniziativa di intuito di andare a destra e segno con la mia penna su un vecchio cartello di legno, una freccia con la dicitura "Assisi".

Saliamo e ci rendiamo conto che dietro di noi ci segue un nuvolone che sta buttando acqua, come vediamo nella vallata sotto di noi. 
Enzo si prepara, tira fuori il suo poncho, io aspetto, indosserò la mia giacca all'ultimo momento quando le gocce si faranno più intense. 
Fatto sta che prendiamo, comunque, poca acqua, per poco tempo. 

Parliamo pochissimo oggi. Io ho i miei pensieri. 
Ci inerpichiamo costeggiando un'"Azienda Faunistico Venatoria" e la sua recinzione spinata fino a raggiungere la vetta: Monte Orlando 738 mslm!

Inizia la discesa per Premilcuore e qui lascio dietro il mio maturo compagno, i miei pensieri mi spingono come il vento fa con le vele. 
Mentre scendo tra casette abbandonate e una chiesa con cimitero, Enzo mi sorpassa in sella allo scooterone di un tizio che incrociandomi poco prima mi chiese se avessi visto il suo cane.
Mi aspetta a valle vicino la statua della Madonna di Lourdes, dove mi fermo  a mangiare la mia banana.
Via a destra sulla Provinciale e si passa il carino centro abitato di Premilcuore; si tira avanti un altro km e mezzo per l'azienda agrituristica Cá Ridolla, dove Enzo si ferma mentre io tiro avanti.
Sono le 16.31, abbastanza tardi per unire due tappe in una e fare altri 18 km rischiando di rimanere bloccato nei boschi al buio, ma tant'è che vado.

Si parte subito in salita, ripida e soprattutto inaspettatamente senza tregua per più di 4 km!!! 
Incontro dei ruderi, fino a quello meglio conservato che mi indica l'ultimo km di questa pazza salita.
Il cuore è impazzito, sono allo stremo, attraverso una foresta di alberi di vario tipo, faggi, pini, conifere... 
Alla fine incrocio e prendo una strada forestale, larga e in piano, per un quarto d'ora fino al rifugio Fratta, aperto, dove trovo carne in scatola e una fontana; sosta rigenerante veloce, sono già le 19.15 e temo l'imbrunire.
C'è ancora una bella luce qui in cima al crinale ma, come imbocco il sentiero del CAI 267, inizia a vedersi meno per via del fitto bosco, e mancano ancora almeno 5 km alla meta.
Agevolmente arrivo al fabbricato Valpisella, avviso Vanni del rifugio a Corniolo su dove mi trovo e scendo. 
Trovo una fonte naturale di acqua fresca, bevo rapidamente, è sempre più buio!!!
Ormai gli ultimi km sono al buio Uso la lampadina dell'iPhone per farmi strada.
Raggiungo la Provinciale e in 2 km 
arrivo a Cortiolo, non credevo di farcela, che è già buio. 
Come entro un questo piccolissimo paese schiacciato dalle montagne, trovo subito di fronte a me la chiesa con il rifugio e un pellegrino che è appena uscito, si chiama Claudio è del gruppo dei 6 già presenti a Cortiolo. Mi saluta, si mostra subito molto gentile, come del resto gli altri tre che trovo nel rifugio, sono Fabio, Roberta e Francesco. 
Ci sono altri due signori Sloveni che però già dormono.
Sono ormai le 21.00 e senza docciarmi mi avvio da Gigino per mangiare una pizza, accompagnato da Fabio. 

Pizza, birrona e un semifreddo e caffè. Chiacchiera con Gigino e alle 22.00 sono in rifugio a lavarmi e a curare i miei piedi. 
Questa è stata senza dubbio la tappa più dura del Cammino.
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Il viandante che inizia un cammino solitario avanzando, verso luoghi sacri francescani alla stessa maniera degli antichi pellegrino, qualora si trovasse in seria difficoltà gli venga esaudita una giusta pretesa di aiuto.








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