SULLA VIA DI FRANCESCO


IN CAMMINO VERSO ASSISI
Martedi 27/8/2013

Nottata pessima, ho una zanzara che non mi da tregua, mi ha letteralmente mangiato da capa a piedi e fatto riposare per niente.

Vincenzo di Pompei mi sveglia (si fa per dire!) come da accordi; in verità lo aveva già fatto all'una di notte alzandosi credendo di essere all'alba e facendo un po' di confusione, poi mi racconterà che si è reso conto dell'ora reale grazie all'orologio da polso e al telefonino.

Vincenzo è un tizio un po' corpulento, senza capelli, un accenno di baffo, accento spiccatamente campano, simpatico, gioviale, loquace, specifica spesso di essere pompeiano e non napoletano, e sta bella panzotta che lo precede.

Il mio primo pensiero è caricare anche solo un pochino il mio cellulare, sbircio e trovo nella sala di Don Alfeo un computer, uso la porta USB e inizia a caricarsi...yeah! Almeno il cavo funziona.
Nel poco tempo non si carica per niente. 
Usciamo, salutiamo Don Alfeo che ci benedice dal balcone e ci incamminiamo verso il paesino, Dovadola, per fare colazione in un bar.
Entriamo nel primo bar, due cappuccini, una pasta con la marmellata e un cannolo con ricotta, entrambe da dividere.
Chiedo alla signora italo-argentina del bar se ha un PC e se posso caricare il mio iPhone; mi risponde di si. E vai!
Si carica pochissimo, giusto il tempo per un messaggio a mia madre e tre foto di inizio percorso.
Prima però una piccola spesa al market, panino con prosciutto di Parma, uno yogurt e una mela.

Via, si inizia!!!

E l'inizio è già forte, si parte con un sentiero in ripidissima salita, un dislivello di 400 mt in un solo km.
Salendo ho la bella sensazione di essere di nuovo in Cammino. 
Mi da gioia. Dopo un anno, dopo il Cammino verso la tomba dell'Apostolo Giacomo eccomi su un altro Cammino, a pestare sentieri.

Il cielo minaccia tempesta, ma non cadrà nemmeno una goccia oggi.

La prima deviazione, all'incirca un km, è per raggiungere l'eremo di Sant'Antonio. 
Entriamo e mi fermo a pregare nella grotta dove dormì il Santo traumaturgo; c'è anche il sasso che usó come guanciale. È li dentro che penso che tutto cominciò proprio dinanzi alla sua tomba nella Basilica a Padova. 
Mentre Enzo vaga nei dintorni dell'eremo, io approfitto per confessarmi con un anziano e curvo frate; non posso affrontare il pellegrinaggio senza farlo, sarebbe monco.
Mettiamo il timbro sulla credenziale e mi sembra di tornare dietro nel tempo, a Compostela.

Riprendiamo il Cammino fino al Monte Trebbio (2000 m. alt.) dove sostiamo per rifiatare e mangio la mia mela e il mio yogurt. 
Qui su c'è la statua al ciclista. Mi presta il suo telefono Enzo per avvisare che va tutto bene.

Parliamo tanto io e il pompeiano, mi dice che ha lavorato per il giornale Avvenire, è stato per anni impegnato nell'organizzazione di regate di vela, la sua grande passione è il mare e ha, ovviamente, una barca a vela.
Sembra quasi che il destino mi abbia messo sulla sua strada; voleva fare questo Cammino ma aveva dei timori, soprattutto di farlo da solo. Ha 63 anni Enzo, ben portati, e i pensieri di malori o di non farcela lo hanno assalito. Ieri sera si vedeva li, solo, unico pellegrino alla partenza, e un po' lo scoraggiava ma,  quando ormai non ci credeva più eccoci sbucare me e l'ufficiale della Marina Militare. 
Io dal canto mio ho avuto questa illuminazione di partire pochi giorni fa, non dovevo, non volevo venire... volevo restare vicino alla mia piccola. Ma sentivo di andare. La partenza tra l'altro aveva tutto favorevole per essere rimandata. E invece eccomi qui, sull'Appennino Tosco-Emiliano con un Campano ad elogiare le nostre amate.

Dopo un paio di km giungiamo ad un bivio, le guide ci dicono che deviando di solo 80 mt troviamo un'azienda Agrituristica. 
Enzo sul Monte Trebbio ha tirato fuori l'idea di pranzare con i nostri panini ma accompagnarli con una bella birra fresca (ancora aria di Camino de Santiago); camminando però ci diciamo "perché non accompagnarli con un vino?".

Raggiungiamo facilmente "Il Pratello", un posto paradisiaco, immerso nel verde circondato dal note da un lato, con i suoi alberi, e dalle viti dall'altro, sembra di stare in un film di Pieraccioni. 
Qui ci accolgono tre cani e due bambini in slip. Prendiamo una bottiglia di Sangiovese del 2010 e pranziamo con dinanzi nell'aia i pulcini che seguono la madre (ne saranno almeno 15) e anatre.
Godiamo il momento.

Dopo pranzo scambiamo due parole con Emilio, il viticoltore, che ci invita a visitare la sua azienda e ci racconta un po' la storia. 
È uno che sa bene il suo mestiere/passione l'Emilio.
Ci conduce in una cantina del '400 piena di botti in legno, la foto di rito è il minimo. 
Ordiniamo qualche bottiglia del suo miglior vino per il prossimo Natale, arriveranno tutte da Enzo a Pompei così avrò un motivo per andare a trovarlo; in realtà i motivi per andare a Pompei ne abbiamo trovati un bel po', dal recuperare le foto dove ci sono io fatte con la sua macchina fotografica al vino che arriverà, dal caffè migliore anche di Napoli alla promessa della gita in barca a vela, dalla devozione di mia madre per la Vergine di Pompei all'ottima cucina della moglie Eugenia, etc. Ogni cosa diventa motivo per recarmi presto a Pompei.

Enzo si è preparato a fare questo percorso, si è allenato. Tutto agosto sul monte Faito. Ma mai ha superato i 15/16 km in un giorno. Oggi toccherà i 20 km e... dice di voler festeggiare!

Io sento che si sono già formate almeno due vesciche ai piedi, le amiche del pellegrino, le ampollas... sono felice quando le sento bruciare, mi fanno sentire vivo. 

Percorriamo l'Azienda Montebello, entrando da un cancello. Questa parte del percorso ci piace davvero particolarmente perché è davvero bella. Verde curato, ogni tipo di albero, qualche bella panchina, ettari e ettari di bosco.
Usciti da questa bella passeggiata con tante chiacchiere e argomenti a seguito ci troviamo alla Marzanella, ormai per la fine tappa manca poco. 
Siamo contenti e stanchi; io ho le mie vesciche che bruciano, Enzo ha i suoi primi 20 km a piedi della sua vita!
Arrivare al Rifugio La Capannina è un attimo. Ci accolgono tre cani, la Sig.ra Silvia e tante galline e galli. 
Entrati in casa facciamo la conoscenza dei piccoli, Anita e ????
poi il marito di Silvia che è di Ferrandina (MT)...un pezzo della mia terra. 
Chiedo alla Sig.ra di poter caricare il mio telefonino (finalmente) e ci fiondiamo in doccia. Dopo aver fatto il bucato, come da prassi del Pellegrino, mi sdraio sul letto e svengo dal sonno. 

Mi sveglia alle 19.30 un profumino delizioso che faticherò a dimenticare.
Scendiamo e troviamo la famiglia a tavola e la zuppa nei piatti.
C'è la zuppa fatta con brodo di gallina ruspante e tocchetti di un impasto fatto con semolino, parmigiano, burro, noce moscata, sale e pepe; mozzarella e pomodori; formaggio di bufala con una salsa di peperoni; salame e un pasticcio di tonno e verdure. 
Mangiamo da Rè innaffiando con Sangiovese della Cantina Sociale. 

Si discute tanto, di politica e di altro.
Silvia è una donna giovane molto corpulenta con dei capelli lisci e lunghi che alternano alcuni capelli grigi ai tanti neri, porta un paio di occhiali, ha un bel sorriso con uno spazio tra i due denti frontali, parla cinque lingue, è madrelingua portoghese essendo brasiliana ed è di una dolcezza unica. 

L'odore è nata cosa, l'odore ????

La giornata finisce con la frase di Enzo mentre si mette sul letto "mo aggia fà unu fuoss"... buonanotte.
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A te Pellegrino che ti appresti al cammino:

Ti auguro la FATICA,
che farà più grande la gioia che ogni sera proverai
nel voltarti indietro guardando il Cammino percorso!

Ti auguro il SOLE,
che scaldi ogni fibra del tuo corpo
e ogni sospiro della tua anima.

Ti auguro la PIOGGIA,
che rinfreschi e disseti l'arsura
delle giornate troppo aride e dei deserti della vita.

Ti auguro il VENTO,
che ti accarezzi con brezza leggera il viso
e riempia col suo soffio il tuo cuore. 

Ti auguro l'AMORE...
è Dio che passo dopo passo
ti condurrà alla meta.

(Don M. Cardone)



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