Tra le meraviglie attraversando le paure... i wadi

Settimo Giorno

Sur... Siamo sulla costa oceanica del golfo dell'Oman. Aprire gli occhi, voltare la testa a destra verso la finestra e trovarsi l'oceano indiano ad un passo, davvero pochi metri dai miei occhi. Una doccia fresca, indosso le prime cose che trovo e vado sulla battigia. Conchiglie di ogni tipo e forma circondano i miei piedi: raccoglierne alcune è un piacere mentre il sole caldo abbraccia le spalle e i piedi assaggiano l’Oceano.





Un caffè dell'ospitalità omanita e andiamo via... verso il mistero del Sinkhole di Bimmah, la spiaggia più bella dell’Oman. La raggiungono da ogni dove per vedere questo luogo unico al mondo: il Sinkhole di Bimmah, in Oman. Una dolina carsica larga 40 metri in cui si nasconde dell’acqua cristallina dal colore verde smeraldo, una via di mezzo tra il lago di montagna e l’Oceano Indiano. Le sue origini sono avvolte dal mistero. I geologi non sono ancora riusciti a darne una vera spiegazione. L'ipotesi che si sente più spesso è quella secondo cui il buco (‘hole’) sia stato formato da un meteorite precipitato, peró per gli autoctoni questa è la casa del diavolo. La si raggiunge con una ripida scalinata per un bagno rigenerante. Noi ci dirigiamo in un altro spettacolare canyon omanita, il Wadi Shab... un'oasi che lascia senza fiato. Parcheggiamo il nostro suv e portiamo con noi davvero il minimo indispensabile, perchè i nostri amici omaniti ci avvisano che faremo dei pezzi di canyon direttamente... in acqua!



Si accede tramite una breve traversata della foce, un pescatore ci accompagna con la sua piccola barchetta sull'altra sponda, da dove inizia la camminata nel mezzo della natura selvaggia. La nostra attenzione è cattuarta da un wadi-dog: così sono chiamati i cani delle oasi. Questo è davvero buffo, mentre aspetta, impettito, l’attracco della barca per essere traghettato sull’altra sponda. Prenderà posto accanto a sorridenti turisti e farà in buon ordine il breve tragitto.


 Il sole è alto, cocente... Il sudore cola giù su tutto il corpo... Ci si inerpica tra rocce, lussureggianti palme di dattero e vegetazione tipica. Già dai primi passi lo scenario è emozionante, seguiamo questi rigagnoli di verde acqua cristallina. Il trekking è molto suggestivo e davvero adatto a chiunque. Forse mezz’ora è passata tra foto e facce sorprese, l'acqua inizia a diventare più importante e ad acquisire una certa profondità, quindi scegliamo un posto dove abbandonare la nostra reflex, i telefonini e gli zainetti, da questo momento dovremmo proseguire nuotando. Il colore di queste acque è intensissimo e la calura di piena mattina fa venire una gran voglia di tuffarsi. Così facciamo, immergendoci vestiti e con le scarpe.









Nuotiamo in un posto che riconcilia con il mondo, con le sue brutture: mi sento pienamente in una pellicola di Tomb Rider, tipo il compagno sfigato di Lara Croft! Nuoto con molta difficoltà mentre gli altri van via come squaletti d'acqua dolce. Del resto non è il mio ambiente, preferisco altro, ma... me la cavo. Il prosieguo via terra diventa impossibile. Di fronte a noi si stagliano delle meravigliose piscine naturali d’acqua dolce, che si alternano a piccoli lembi di terra e roccia all’interno dello stretto e altissimo canyon: è un continuo calarsi in queste pozze rinfrescanti per nuotare sino al raggiungimento della sponda successiva. Arriviamo all'ultimo laghetto dove sembra si concluda il canyon e si debba tornare indietro, invece no... l'avventura non è finita! Dopo all'incirca una cinquantina di metri ancora a nuoto, si scorge una fessura... tra due rocce... vi passano solo le teste, bisogna abbassarsi leggermente, il tutto nuotando e aggrappandosi alle pareti di roccia ai lati. Ecco... io già da me nuoticchio, qui lo sto facendo con delle scarpe da ginnastica che hanno l'effetto dei braccioli di gomma e in più soffro di vera claustrofobia. Oh merda! I miei compagni di viaggio sono già passati e sono dentro a quella che sembra essere una grotta. Io sono fuori con le mie ansie e paure. Fino a ieri c'era chi si sentiva inadeguato vicino a me a camminare e arrampicarsi nel più difficoltoso Beni Khalid tra balzi e salti, mentre oggi sono io quello inadatto in un ambiente naturale a me poco consono, dove perdo tutta la mia sicurezza, che altri, appunto, acquisiscono. Fatto sta che mi viene in mente la frase di Albert Einstein "Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido”. Ognuno ha le sue abilità, ognuno è un genio nella sua zona comfort. Non sono solo. Con me a stimolarmi c'è una persona eccezionale. Ci provo. Il primo tentativo va a vuoto. Mi cago letteralmente in mano quando mi trovo nel bel mezzo delle due rocce, con l'acqua alla gola e le dita che scivolano nel tentativo di aggrapparmi. Torno indietro qualche metro, dove posso aggrapparmi meglio alla roccia come un gufo. Non ce la farò mai. Ma a me le sfide piacciono e da tutta la vita sfido le mie paure. E poi, che faccio? Sono arrivato fin qui e non vado a vedere dentro? Da dove mi urlano e dicono essere favoloso…….. Vado fino a Roma e non vedo il Papa? No, devo riprovarci. Secondo tentativo... il cuore batte a mille... le scarpe rendono difficoltoso il passaggio... ma... Ci sono... Sono dentro... ce l'ho fatta! Spinto, aiutato, incitato... tanto che il più felice forse non sono neanche io.

E infatti è così, non è un forse... io già penso al ritorno!!!
Intanto ciò che ci attendeva una volta superato l'ostacolo è di una bellezza sconvolgente. Dentro la grotta è abitata da una cascata che dal cratere si tuffa nella piscina naturale, creando insieme ai raggi solari che filtrano dalla sommità un magico riverbero di luci e colori. Ci fermiamo aggrappati alle rocce in questo luogo fatato assaporando ogni attimo. I nostri sorrisi sono enormi come quelli di bambini davanti al regalo di pasqua.
Io sono talmente stanco che mi lascerei andare giù nelle fresche acque che ci vedono spettatori di questa meraviglia.

L'interno della grotta con lo stretto passaggio 

Intanto la grotta si riempie di persone che aspettano di vedere i ragazzi più temerari tuffarsi da una sommità. Il nostro amico Taz delizia il pubblico non pagante con un doppio tuffo carpiato, mentre un altro ragazzo indeciso, ma con nessuna scelta ormai, resta li su tanto, troppo tempo, tant'è che tutti e anche noi decidiamo di ritornare.
Ripassare nello stretto spazio ci sembra più brutto rispetto all'andata.
Nuotiamo fino alla terra ferma stanchi ma felici.
Raggiungiamo il luogo dove abbiamo lasciato le nostre cose e riprendiamo il trekking di ritorno tra risate, scherzi e foto più o meno serie.





Sarà la stanchezza o il caldo ma il ritorno sembra più lungo. Le nuvole si addensano e ci sorprende un bel temporale omanita. Gocce grandi quanto la mia guancia si riversano su di noi. Ormai manca poco all'attracco della barchetta che deve riportarci dall'altra parte della foce.
L'acquazzone ci accompagna nel tratto finale e dura il tempo della traversata.
Le vallate wadi dell’Oman costituiscono un ecosistema unico al mondo. Ne esistono molte, noi ne abbiamo visitate alcune tra le principali ed ognuna di esse ha rappresentato un’esperienza irripetibile!
Ci cambiamo in auto per essere asciutti e riprendiamo la nostra strada, che ci porterà di ritorno nella capitale, dove in serata ci attwnde una cena tipoca in nostro onore.
Prima peró una sosta per gustarci il tramonto su Muscat è d'obbligo. La strada scende dalle montagne e noi abbiamo sotto i nostri piedi la Capitale che si dstende sulla costa di fronte all'oceano Pacifico. Un sole carico va a violare l'orizzonte lasciando sprigionare infinite tonalità di rosso, giallo e arancio, regalandoci l'ennesimo spettacolo naturale del viaggio.





Raggiungiamo casa e riempiamo la lavatrice, un caffè della tradizione potentina, la doccia e ci vestiamo abbastanza fighi per la cena.
Prima compriamo il dolce da portare da chi ci ospita, come nostro uso e costume.
La cena è in un ambiente accogliente e rilassato, i sorrisi  fanno da contorno. Sui tavoli ogni ben di Dio... Dalle verdure al pane arabo passando per quello omani, il famoso Shawarma, spiedini di carne alla griglia, babagalush il purè di melanzane, i samosa gli involtini famosi negli Stati bagnati dal Pacifico e tante altre pietanze ben preparate da Mama Hasina. 
L'attenzione la prende completamente la piccola nipotina dei nostri amici, in braccio alla zia ci scruta con i suoi grandi occhioni curiosi. 
C'è anche il piacevole incontro con Muntasar, giovane tifoso del Potenza Calcio in terra Omanita munito della sciarpetta con i nostri colori. 

La serata conclude splendidamente una giornata favolosa.











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