Le Bocche del Cattaro


2° giorno

La sveglia è con calma, abbiamo bisogno di organizzarci con i bagagli nelle nostre borse Givi per essere più fast possibili. La colazione, compresa nel prezzo, è abbastanza pesante: uova, un salame montenegrino, un ottimo formaggio e tre palacinka, una di noci, una al cioccolato e una di marmellata, due succhi d'arancia e l'immancabile caffè.




Abbiamo ancora la cena di ieri che soggiorna nei nostri stomaci ma il primo pasto della giornata è d'obbligo.
Dopo un saluto doveroso all'eccezionale Marko, si parte... Inizia il giro nelle gole del Cattaro!
La scoperta delle Bocche di Cattaro è la sorpresa più grande di questo viaggio. In questo tratto di costa il Mar Adriatico ramificandosi in una insenature crea qualcosa di unico al mondo, un paesaggio da fiordo norvegese.
Lo spettacolo naturale è mozzafiato!
e non solo, perchè la bellissima strada che consente di percorrere tutto il perimetro della grande gola del fiordo, ci regala borghi di rara bellezza e suggestivi con piccole spiaggette di ciottoli che sbucano durante il percorso, fuori o dentro i oaesetti.
Il caldo è asfissiante ma in sella alla motocicletta l'aria è piacevole e aiuta a non soffrire.
La prima sosta è immediata: Herceg-Novi, Castelnuovo. Patria di San Leopoldo Mandic, secondo santo patavino, che nacque proprio nella vecchia cittadina fortificata e passó la sua vita tra la sua Dalmazia e Padova dedicando le sue giornate a interminabili confessioni. Oltre Sant'Antonio, questo è un santo a cui sono molto legato e che mi riporta ai miei anni Veneti e alla prima supplenza proprio di fronte Santa Croce, dove lui confessava.
Parcheggiamo la moto su un marciappiede sotto un albero che la riparerà dai forti raggi solari, la prima caduta del mio nuovo casco LS2 mi lascia un graffio alla visiera... uff!!! Sembra difficile per me avere un casco integro da quando ho 13 anni.
La cittadina è molto carina, piccina e caratteristica. Dopo aver salutato Padre Leopoldo Mandic nella sua piccolissima chiesina, ci dirigiamo nella piazza dove c'è la bella chiesa cristiana ortodossa dedicata all'Arcangelo Michele. Appena fuori buttiamo le teste sotto la fontana per dar sollievo alla nuca, due suore ortodosse, vestite completamente di nero, ci scrutano con circospezione, mentre armeggiano la loro mercanzia in esposizione seduta in modo che ognuna possa guardare le spalle dell'altra... guai a fotografarle!!!
Appena dietro questa piazza c'è la torre dell'orologio, modesta rispetto a quello che  immaginavo; dentro ci attende una giovane ragazze montenegrina, offerta libera per salire fin su, il panorama è carino ma nulla di eccezionale.






Mentre scendendo nella piazza principale dell'antica Castelnuovo (Herceg Novi) la vista è più attraente. Dalla piazza una scalinata porta ai piedi della torre dell'orologio... foto di rito e si scende al forte mare, un bastione a picco sull'inizio dell'insenatura che da vita alle Bocche del Cattaro.
Riprendiamo la nostra Triumph Tiger e siamo sulla strada che costeggia l'acqua salata delle gole.
La vista è bellissima, l'acqua di un verde cristallino che si dirama in azzurro puro, tutto intorno le montagne che cadono a picco. Le soste sono moltissime che per fare poco più di 20 km ci impieghiamo delle ore.
Spiaggette libere attaccate al ciglio della strada si alternano a piacevoli borghi o paesini fino a raggiungere Perasta; altro borghetto direttamente sull'insenatura marina, famosa per l'isoletta artificiale dove è conservata la Madonna dello Scalpello.










Il bisogno impellente di fare pipì ci spinge alla ricerca di un bar economico. Il bar economico lo troviamo e ci dissetiamo con due limonate, ma del bagno neanche l'ombra, tocca entrare in un ristorante gourmet dove al solo sguardo, forse stravolto, ci viene indicato... in fondo a sinistra!
Contrattiamo con un giovane barcaiolo corpulento con un incisivo più indietro dell'altro e un cappellino alzato sulla fronte, 5 € per portarci sull'isolotto dove ammiriamo la piccola chiesetta con la famosa icona della Madonna, la quale si dice venne trovata da due fratelli marinai sullo scoglio dove ora sorge l'isola. I due si portano a casa l'effige sacra ma, l'indomani mattina la madonnina sparì da casa loro e la ritrovarono nuovamente su quello scoglio. Imperterriti i due fratelli la riportarono in casa loro ma la storia si ripeté ancora, finchè i due marinai lo lessero come un messaggio della Vergine che voleva rimanere su quello scoglio, allorché i pescatori decisero di costruire un'isoletta artificiale fatta di pietre dei monti attorno al cattaro ed edificarono la chiesetta che visitiamo oggi.
Dopo Perasta continuiamo il giro del perimetro di questo meraviglioso fiordo Adriatico e con occhi pieni di meraviglia raggiungiamo un fast food alle porte di Kotor, Cattaro in italiano, la cittadina che dà il nome alle bocche.
Era ora che i nostri stomaci si facessero sentire e li riempiamo di frutta, more, albicocche, noci pesche, uva. La cifra è davvero ridicola per quanta frutta abbiamo preso.
Ci sediamo ai tavoli sul terrazzino del fast food Ogy a mangiare, tra odori di carne e cipolle, mentre sorseggio un caffè acquistato alla macchina automatica del kebabbaro montenegrino.
Rinfocillati entriamo a Cattaro... il primo colpo d'occhio è da bocca aperta. Parcheggiamo la Tiger all'ingresso della città vecchia e ci tuffiamo tra le mura di questa splendida cittadina fortificata. Ce ne innamoriamo immediatamente.
Girando nella vecchia Kotor, tra vicoli e chiese, ci troviamo nella salita che porta alla fortezza; 8€ per un trekking montano di circa 45 minuti da dove si puó godere di una vista magnifica sulle bocche e su Kotor stessa.
Incontriamo delle giovani ragazze romane in vacanza tra Dubrovnik e Cattaro, Beatrice una di loro, ci passa delle foto splendide. Il momento lo sfruttiamo per riposarci e fare una sacco di risate con le tre giovani.







La discesa ci vede protagonisti di piccoli acquisti, un ballo in una piazza mentre 4 violiniste suonano "O' sole mio" e un po' di storia tra San Luca e San Nicola.
Lasciamo Kotor in serata a malincuore per affrontare la salita al monte Lovcen che ci porterà a Cetinje, l'antica capitale montenegrina.
Le curve sembrano fatte per noi centauri, anche la zavorrina apprezza.
Ci divertiamo ad aggredire le sinuose strade del Cattaro. Intanto, tra una sosta e una foto, il buio ci avvolge. Scambiamo delle informazioni con una coppia di ucraini, che ci promettono avviseranno il nostro affittacamere di Cettigne del nostro ritardo.
Svalichiamo... la strada è fantastica, le sue curve si lasciano piegare, le Pirelli aderiscono al manto stradale come cioccolata in una scodella. Passiamo Njegusi, la località del prsut, prosciutto crudo leggermente affumicato, avremmo voluto alloggiare qui.





Appena entrati a Cetinje ci fermiamo a chiedere info a tre vecchiette in un market ancora aperto, non conosco altro che la loro lingua serbo-Montenegrina, ma ci capiamo lo stesso.
Una con i capelli più bianchi ci dà il suo telefonino per internet, un'altra con un fazzoletto in testa ci parla e comunica che siamo sulla buona strada. Il market è un magazzino di cose messe alla rinfusa.
Proseguiamo e attraversiamo la piccola ex capitale fino a raggiungere la nostra casetta in pietra poco fuori, con barbecue e giardino.
Ci aspettava un ragazzo sorridente e gentile che ci ha dato le chiavi e mostrato l'appartamento.
Doccia e cena con le nostre provviste; chiediamo un asciugacapelli alla madre del ragazzo di prima e anche con lei bisogna comunicare nella lingua internazionale dei gesti e un po' con l'aiuto del traduttore DI google. 


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