Alla ricerca delle megattere

Stamattina ci siamo svegliati in uno dei tanti posti isolati in mezzo al nulla, la fattoria Storu Laugar, a metà strada tra Myvatn, Húsavík e Akureyri. Una fattoria con camere accoglienti e calde. Appena fuori c'è una bellissima quanto invitante hot springs, una vasca di acqua sulfurea naturale bollente. Come da usanza dei locali, anche noi iniziamo la giornata immergendoci prima di colazione. 
È una goduria pazzesca stare in ammollo nell'acqua calda mentre sulle nostre teste cade del nevischio. Tutt'intorno è imbiancato dalla neve caduta nella notte. La pelle ne esce rigenerata, roba che neppure la spa più chic da noi potrebbe tanto. E l'acqua sulfurea, un po' puzzolente in verità, ha delle importanti proprietà anche se bevuta! 

A colazione prendiamo indicazioni sul whale watching, avvistamento balene, da ragazzi francesi, di Nantes e Marsiglia. 
Carichiamo i bagagli e riprendiamo la nostra strada, quest'oggi ricoperta di nevischio. 

La via la percorriamo con calma. Lasciamo forse il miglior cottage fin qui visto, anche se male servito, nessuna cucina né utensili e chi ci ha accolto ieri sera non sembrava gentile come il resto della popolazione. Capiamoci, molto gentile ed educato ma, quando in una settimana ti sei abituato a un'educazione e gentilezza fuori dai canoni europei, basta pochissimo per farti vedere qualcuno meno. 

La strada è una lastra di ghiaccio. La mia compagna di viaggio ha paura e non riesco a tranquillizzarla molto. 

La vita che rinasce tramite la vegetazione su i resti di antiche colate laviche con i suoi colori che passano dal giallo all'arancio, dal rosso al cuore bordeaux, viene coperta dal bianco della neve.
Evitiamo di prendere il tunnel a pagamento che accorcia la strada per Akureyri. Preferiamo la strada 84 che sul fiordo si ricongiungerà alla 83. Da qui vediamo tutta Akureyri dall'altra parte del fiordo. Brevissima pausa in uno dei tanti parcheggi creati nel Paese per soste fotografiche, dove facciamo la conoscenza di un fotografo veneziano, che ci racconta di quanto sia cambiata l'Islanda rispetto a 25 anni fa e quanto sia infastidito da orde di spagnoli in viaggio.

Ad Akureyri cerchiamo subito dove fare il whale watching, l'avvistamento balene. Fatto il biglietto abbiamo un'ora di tempo per girare un po' prima della partenza della barchetta. Raggiungiamo la chiesa luterana che svetta sulla cittadina, Akureyrarkirkja. Ahinoi, ci invitano a non entrare, perché si sta per celebrare un battesimo. La cittadina ci piace tanto e camminiamo contenti di perderci per la sua stradina principale, tra ostelli, bar e le insegne IKA potente cooperativa che qui gestisce tutto. Altro che Ikea!!! 

Andiamo a visitare la casa del poeta, la Davidshús. 
Il biglietto è cumulativo con altre attrazioni. La casa ci incanta, la sala con la libreria a tutta parete, un pianoforte di fine '800, e tra i tanti libri, alcuni scritti a mano di un' epoca che ormai non c'è più. La cucina con gli oggetti della quotidianità, i vestiti, finanche le ciabatte: tutto è rimasto a come lo ha lasciato Davids Stefànsson morendo. Uno spaccato interessante della vita della cittadina dell'epoca. 

Usciamo di corsa dalla casa per l' appuntamento con le megattere. Il tempo vola per davvero! 

Siamo in barca, solchiamo le onde dell' Eyjafjordur, il fiordo che sfocia sul mare glaciale verso il nord più nord, alla ricerca di questi enormi mammiferi.
L'esperienza non è proprio come noi la immaginavamo, perché il vento muove pesantemente l'imbarcazione (non diversa da quella impiegata nel film Lo squalo 1 per dare la caccia al malvagio pescecane). Anche chi non soffre di mal di mare, qui sperimenta tutte le tonalità di verde nel colorito pallido. Il puzzo di carburante fa il resto insieme al freddo. 

Tuttavia, quando finalmente avvistiamo queste regine dei mari è davvero una grande emozione. Una uscendo dalle acque sembra voglia salutarci mentre solleva la coda enorme. 
Ne becchiamo addirittura tre insieme, sembra ci avvisino con il grande spruzzo di acqua verso l'alto e poi si fanno vedere uscendo fuori con la pinna dorsale e il resto. Vederle saltare è cosa rara. 

Con lo stomaco sotto sopra, torniamo a terra e terminiamo di visitare Akureyri. È la prima cittadina che sa di vita, di gente, dopo km percorsi nel niente. È colorata, pulita, accogliente... C'è un ostello per veri backpackers con annesso pub, oggi danno il calcio inglese e noi ci scaldiamo al suo interno. Proviamo la birra Gull nel Paese del proibizionismo. 

Ci viene voglia di non andare via, ma abbiamo una tabella di marcia da rispettare. Così dopo aver visto una mini chiesa risalente all'800, ci tuffiamo nella casa di Jón Sveinsson detto Nonni, prete gesuita e scrittore famoso in tutto il mondo, ma, scopriamo, non in Italia. Autore di testi per bambini tradotti fino in Giappone, fu un uomo di cultura assai ben voluto nella città. La sua casa, una deliziosa bomboniera è intatta. I soffitti bassi per evitare la dispersione di calore sono da fiaba, cosi come i lettini che ricordano quelle dei sette nani. 
https://www.minjasafnid.is/

Ripatiamo con l'intento di avvicinarci il più possibile a Reykjavik, viste anche le previsioni non proprio rassicuranti. 
L'avventura islandese sta per finire. 
Il tempo però è pessimo. Troppo freddo persino per nevicare, soffia un vento gelido. Guidiamo km e km nel solito nulla, alla ricerca di un ristorante,  ma i pochi che si incontrano come rifugi o associati ad alberghi sono tutti pieni. Altri sono chiusi. 
Alla fine dopo un po' di strada, ne troviamo uno che pare mandato salla provvidenza : Cottage cabin 3, immerso nella neve e nella campagna aperta. La signora ci accoglie sulla porta finestra di casa sua senza ovviamente mettere il naso fuori... E capiamo bene, fuori infuria la tormenta.
Ci dice di raggiungere uno dei tre cottage adiacenti, solo uno è già occupato. La guardo un po' sorpresa, ma lei sorridente mi dice che sono aperti!

Il cottage tre è proprio la casa delle fiabe! Tutto in legno, riscaldato e profumato.
L'acqua calda tarda ad arrivare per via del freddo ma con un po' di pazienza, arriva.

Affamati ci buttiamo su pasta al pesto, cucinata nella fornitissima cucina: la valigia con le vettovaglie si va alleggerendo sempre più... Il che è un bene:
 vuol dire che c'è spazio per lo shopping locale!
Ci addormentiamo ben abbuciucuati, cullati dal vento che fuori fischia forte!

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