Ingenios e Santa Clara ... sulle tracce del Comandante Ché Guevara.


Vacanza dovrebbe significare dolce fare nulla. Noi alle 12 abbiamo appuntamento con gli amici francesi con cui dividere il taxi fino alla prossima tappa comune. Due persone normali rimarrebbero a letto fino alle 20 tanto più che si è reduci dalla febbre. 


Ma noi no! Noi vogliamo 'nzeppare la giornata di appuntamenti cose da vedere esperienze da fare foto da scattare. Giammai rimanere a grattarsi a letto! Febbre o non febbre! 
Alle 8:00 perciò siamo operativi e pronti a documentare tutto quello che merita. 


Prima della Rivoluzione di Castro e Guevara, tutta la provincia era famosa per la sua valle piena di canna da zucchero e zuccherifici... la valle de los ingenios, appunto!




Con un autista, quindi,  raggiungiamo una delle tante fabbriche ormai in disuso e, mentre succhiamo una canna da zucchero che ci é stata appena tagliata con un machete, una guida ci mostra quel che é rimasto della fabbrica e ci fa il quadro della storia degli zuccherifici.



Fondata nel 1893, questa fabbrica ha dato lavoro tantissime persone, ma oggi è un luogo abbandonato e triste. Rimodernata nel 1913, ben 360 lavoratori si avvicendavano per quattro turni, tra campi, treni (per trasportare lo zucchero) e fabbrica vera e propria. 


Dal 2004 é chiusa, per via del calo mondiale del prezzo dello zucchero che ha danneggiato non poco la già precaria economia cubana. 
Nella valle c'erano ben 7 centrali, ne sono rimaste solo 2 attive.


Pensierosi raggiungiamo la famosissima Torre a Manag-Iznaga, da dove gli schiavi venivano controllati mentre lavoravano, sfruttati tra le piantagioni. Se qualcuno provava a scappare, dall'alto d
ella Torre si facevano suonare le campane.



Salire fino in cima é impegnativo, le scale sono molte e piccine e a tratti si sale piegati in due per via del tetto basso.


Dall'alto, però ,la vista é eccezionale e ripaga del sacrificio fatto. L'intera valle é sotto i nostri occhi, tutta.



Ai piedi della Torre Iznaga un ragazzo ci fa giocare con il suo piccolo falco, la strada é piena di tovaglie, camicette, coperte con decori fatti a mano in vendita.




Sfuggiamo alle mille voci che cercano di richiamare la nostra attenzione, infilandoci in un piccolo bar  a bere qualcosa di fresco... il caldo é davvero atroce.



Alle 12, stanchi ma felici di aver visto anche la torre e la vallata dall'alto, insieme a Reuben e Mael  partiamo con direzione Santa Clara.

La scelta di Santa Clara é indubbiamente dovuta e voluta per il suo valore storico; qui ci fu la svolta nella Rivoluzione del 1958. La 5° squadra con a capo il Comandante argentino Ernesto Guevara de la Serna con solo 18 uomini al seguito fa arrendere quasi 400 militari del governo di Fulgensio Batista. 


A Santa Clara deve passare un convoglio carico di armamenti, munizioni, gasolio, medicamentos e soldati. Questo approvvigionamento deve porre fine alla Rivolta capeggiata dall'antagonista avvocato Castro. Il convoglio é composto da vagoni blindati dove sono stipati i soldati con tutto l'occorrente.

Come fermare un treno blindato? 


Guevara studia la zona, il territorio, e decide di far saltare il ponte a la Loma del Capiro. Il convoglio, raggiunto il ponte distrutto, si mette in contatto con L'Havana: gli ordini sono di fare retromarcia per riparare in una vicina caserma. Intanto Ché Guevara ordina di staccare alcuni metri di binari, pare 5, all'altezza di un passaggio livello. 


Nell'indietreggiare, il vagone di coda é il primo a raggiungere il luogo della trappola e deraglia capovolgendosi sopra un garage. Lì vicino c'è una fabbrica di materassi e una pompa di benzina, il Ché chiede ai suoi muchachos di reperire bottiglie di coca cola et similia, in modo da costruire rudimentali bombe molotov con il materiale che serve per i materassi. La coda del treno ormai deragliato viene presa d'assalto dai 18 rivoluzionari nascosti nell'allora boschetto circostante. 



I proiettili e le molotov nulla possono contro i 4 vagoni blindati ed é lì che Guevara si rende conto che il pavimento dei vagoni é di legno, per cui ordina di tirare le bottiglie incendiarie sotto i vagoni. Il caldo e, probabilmente, l'inizio d'incendio del pavimento del convoglio, spingono i militari ad arrendersi dopo una lunga battaglia.



Di seguito si arrendono tutti i soldati dell'intero treno. La notizia funesta per il governo raggiunge Avana e Batista lascia il Paese: Cuba é libera!



Ci vuole intelligenza e una mente acuta per mettere alle strette un intero esercito.



Il mito di Ernesto "Ché" Guevara vive in tutto il mondo, ma é qui a Santa Clara che tutto parla di lui e, a quanto pare, dal 1997 i suoi resti mortali mutilati in Bolivia riposano qui, nel mausoleo a lui dedicato nella piazza della Rivoluzione.


La visita alle tombe e al piccolo museo con alcuni cimeli non ammette foto, i controlli sono serrati. Una volta dentro lo sbalzo termico é folle... Fuori percepiti 52°, dentro effettivi 5°... Ma voi siete fuori di zucca!!!



All'uscita ci sorprende un breve temporale e saliamo sull'unico carretto presente nella grande piazza della Rivoluzione.

Torniamo a casa, un intero appartamento molto comodo e proprio nella piazza centrale, dove c'è addirittura un bidet! Giubilo in ogni dove!

Riposiamo appena mezz'ora e riusciamo: i nostri amici francesi ci attendono a cena ed è davvero una bella serata, tra risate, confidenze e l'immancabile aragosta!


Il dopo cena lo passiamo nell'unico bar museo del Paese e forse del mondo per quanto riguarda il Socialismo e il Marxismo.



Si va da cimeli e foto che testimoniano l'amicizia con mamma Russia o con il Venezuela di Hugo Chavez; ed é proprio mentre Fabrizio rimane ad osservare una foto più grande che ritrae i fratelli Castro sorridenti con quello che era il Presidente del Venezuela, nonché nemico del "vicino", che si avvicina un uomo socio del bar-museo e afferma che tutto é andato ancora più in rovina con la morte di Chavez. Hugo Chavez era un amico e aiutava tanto il popolo cubano arginando il blocco USA e mandando tante cose sull'isola, in primis il petrolio. 
Eh già... Oggi non arriva e quello che il governo riesce a procurare serve per il turismo, unica e forte fonte di sostentamento per Cuba.



Notiamo veramente oggetti di altre epoche, a noi ormai lontane. Spille, vinili con marchio URSS, busti e mezzi busti risalenti alla guerra fredda e qualcosa ancora prima. Lenin fa la sua ovvia presenza. 


Su tutto siamo colpiti da un quadretto che incornicia un volantino che richiama a una nuova costituzione e inneggia al matrimonio ugualitario per tutti, senza distinzioni di sesso. Lo slogan ci attira molto "dare questo diritto a chi non lo ha, non significa toglierlo a chi lo ha". Ci guardiamo in viso e all'unisono esclamiamo "e questa sarebbe arretratezza? Forse decenni fa erano avanti a tutti". Forse siamo troppo amici al vicino noi europei. 




Continuiamo ad osservare... Lettere originali tra Fidel Castro e Ché Guevara, foto e ritratti dell'altro eroe e uomo di cuore Camillo Cienfuegos, bandiere rosse e nere del Movimento 26 luglio. Tutto sa di antico, di ammuffito... ma di mitico.
Ci sentiamo dentro la storia.



Tra i sigari Cohiba e Partagas e un bandierone della Repubblica salutiamo. Un ultimo sguardo sulla porta di uscita... Tre foto storiche ormai famosissime a livello planetario del Ché. 
Un sorriso e andiam via ricchi di curiosità e aneddoti lungo una strada isolata e buia, che farebbe tremare di paura chiunque... Invece qui non é Milano.
Non c'è la luce ma si respira aria di sicurezza.


Più avanti esce musica da ogni dove, tutti ballano. Incontriamo un anziano signore strano e strampalato. Ama Firenze. Ci mostra il passaporto. Dice di essere un grande artista... E alla fine ci chiede soldi.

Con una finta promessa riusciamo a dileguarci e ad andare a goderci finalmente una casa come si deve.









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